Covid, l’Sos dei presidi: «Regole da semplificare»

I dirigenti: nell’emergenza travolti dalla burocrazia. Il pressing delle famiglie: mail a ogni ora del giorno per avere risposte.

«La prima mail di oggi? È arrivata alle quattro di notte. Di fatto siamo operativi 24 ore su 24, festivi compresi. I genitori ci scrivono alle ore più impensate per avere informazioni, sanno che rispondiamo» si sfoga Patrizia Giavieri, preside del Vittorio Emanuele II, 1.400 iscritti, nessuna classe in Dad ma più di 150 studenti costretti a seguire le lezioni da remoto.

«Troppa burocrazia»

I presidi degli istituti superiori hanno il loro bel da fare nelle scuole assediate dal Covid. A una settimana dalla ripresa delle lezioni la situazione dei contagi in città sembra essere tutto sommato sotto controllo, sono piuttosto le complicazioni burocratiche legate alle quarantene e ai rientri dei contagiati a rendere difficile la vita al personale scolastico e alle famiglie. «La modalità di tracciamento è complessa – conferma la dirigente del Vittorio Emanuele –; qui nessuno si risparmia, siamo tutti in prima linea ma i passaggi burocratici che dobbiamo quotidianamente affrontare sono lunghi e farraginosi. E non mancano gli intoppi, ad esempio nell’app VerificaC19, che serve a verificare la validità delle certificazioni verdi, non è prevista una funzione dedicata alla scuola, e questo allunga i tempi dei controlli che vanno fatti manualmente».

Difficile star dietro ai conteggi, in ogni istituto a fine giornata la situazione è diversa rispetto alla mattina. «Al momento abbiamo 17 classi in autosorveglianza, 6 in modalità mista e 2 a casa, mentre sul fronte del personale scolastico tra rientri e assenze legate al Covid siamo a quota 25 – aggiorna il professor Giancarlo Suria, responsabile dell’Ufficio Covid dell’Itis Paleocapa, che ormai rappresenta la sua principale occupazione –. La verità? Siamo diventati un presidio sanitario, i familiari ci pongono quesiti ai quali talvolta solo un medico può rispondere. Ma noi siamo insegnanti, dovremmo stare in classe a fare lezione, e invece eccoci qui a tenere la contabilità dei positivi e a cercare di dare risposte per le quali servirebbe un’unità operativa h24».

Al Secco Suardo la situazione rispetto a una settimana fa è migliorata. Delle 52 classi (1.250 gli studenti nel complesso) solo una è interamente in Dad (per tre casi di positività) e un’altra lavora in modalità mista (due i positivi), le altre cinquanta sono tutte in presenza, con alcuni studenti che seguono le lezioni da remoto. «La prima settimana di rientro è stata decisamente più faticosa dal punto di vista organizzativo – spiega Sergio Giovanni Provinzano, collaboratore del preside – ora con il rientro di alcuni docenti abbiamo meno difficoltà».

Le promesse del ministro

Il ministro Patrizio Bianchi assicura che le questioni più imminenti verranno affrontate a breve, come il problema della certificazione (che spetterebbe ai medici di base) del rientro a scuola degli alunni che sono stati contagiati e hanno superato la malattia. «Semplificheremo», promette il ministro; nell’attesa le scuole affrontano come meglio possono le emergenze quotidiane. Il preside del Paleocapa Imerio Chiappa ammette: «Stiamo cercando di gestire una situazione complicata. La Dad funziona bene, dopo due anni è rodata, ma noi abbiamo parecchia didattica che si tiene in laboratorio e con il Covid dobbiamo fare i salti mortali».

Questi, poi, sono giorni di scrutini, tutto lavoro in più che va conciliato con la didattica a distanza e quella in presenza, le sostituzioni dei colleghi in malattia, la distribuzione dei dispositivi di protezione. «Ce la stiamo cavando, come sempre», la prende con filosofia la dirigente del liceo Lussana, Stefania Maestrini. Con 1.630 studenti da gestire (200 tra positivi e contatti stretti), il panico non è contemplato. «Cerchiamo di tranquillizzare le famiglie e di garantire la Dad a tutti. La scuola funziona, diamo comunicazioni ai genitori anche nel fine settimana, abbiamo convertito l’ufficio viaggi in ufficio Covid, acquistato 1.500 mascherine e stiamo comprando i sanificatori dell’aria». Nella distribuzione delle mascherine ogni istituto fa quel che può. Dalle chirurgiche per tutti alle Ffp2 garantite al personale scolastico e agli studenti che hanno un caso di positività in classe. E c’è chi – come il Vittorio Emanuele – ha deciso di considerare «un investimento per il futuro» l’acquisto di impianti di purificazione e sanificazione per il controllo della qualità dell’aria nelle aule, e sta procedendo per lotti.

L’appello ad Ats

Dalle scuole superiori si leva la richiesta di una maggiore collaborazione da parte di Ats per uscire da una situazione che con il passare del tempo rischia di complicarsi. «Abbiamo chiesto ad Ats di ampliare il numero delle ore di Sportello scuola. Nel fine settimana due ore non bastano» fa sapere Gloria Farisè, preside del liceo Falcone e presidente della sezione provinciale dell’Associazione nazionale presidi. La dirigente scolastica rincara la dose. «Va bene venirsi incontro nell’emergenza, noi non ci sottraiamo, ma le famiglie non devono rivolgersi a noi per avere informazioni sanitarie, ci sono dirigenti che sono nelle condizioni di portare avanti un lavoro che spetterebbe all’Azienda di tutela della salute. Noi siamo pronti a collaborare, non a sostituirci». Mentre i presidi bergamaschi chiedono per voce della loro rappresentante «regole semplificate e un maggior aiuto da parte di Ats», il neo provveditore Vincenzo Cubelli – che farà il punto dei contagi nelle scuole nei prossimi giorni, dopo la riunione del tavolo regionale per l’emergenza – loda la resilienza dei dirigenti. «Stanno facendo un superlavoro – riconosce Cubelli – affrontando diverse difficoltà organizzative e situazioni non sempre di loro stretta competenza. Alla dirigenza scolastica, che sta lavorando sette giorni su sette, ai docenti e al personale Ata va riconosciuto un impegno lodevole».

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