Il consumo di suolo avanza nell’hinterland
In testa c’è Lallio – Tutti i i dati dei Comuni

Capannoni, strade, condomini, villette, parcheggi. Anno dopo anno, metro dopo metro, il suolo «verde» scompare sotto gli occhi dei cittadini. E non torna più. Ne sanno qualcosa gli abitanti di Lallio, il Comune con la percentuale di consumo più alta in tutta la provincia di Bergamo: 63,3% di tutta la superficie comunale occupata da costruzioni.

Gli ultimi dati pubblicati dall’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) parlano chiaro. La trasformazione territoriale è veloce e inesorabile soprattutto nell’hinterland cittadino. Sette amministrazioni, oltre a Bergamo, figurano nei primi venti posti della classifica provinciale del consumo di suolo: Lallio, appunto, poi Orio al Serio, Almé, Azzano San Paolo, Gorle, Curno e Seriate. Non è una novità, ma la conferma di un problema reale. A questi dati si aggiungono le stime, sempre certificate dall’Ispra, dell’impatto del consumo di suolo sull’economia nazionale. Ogni ettaro cementificato costa alla collettività dai 36 mila ai 55 mila euro all’anno a causa di produzione agricola che viene meno, investimenti per la protezione della biodiversità, depurazione delle acque, regolazione del microclima e assorbimento della Co2.

TUTTI I DATI DEI COMUNI

Se l’hinterland non gode di ottima salute, la montagna bergamasca come sta? Quasi tutti i Comuni delle Orobie hanno percentuali di consumo di suolo molto basse. Gli ultimi della classifica sono Valbondione (0,7% di suolo consumato), Cassiglio (0,8%), Carona (1%), Valgoglio (1,1%), Isola di Fondra e Ornica (1,2%), Branzi (1,4%) e Valtorta (1,5%). I numeri bassi però non devono trarre in inganno. In molti casi si tratta delle uniche porzioni di territorio in cui si può costruire perché non occupate da boschi, monti e valli. In valori assoluti quindi il consumo è limitato, ma i Comuni non possono sottovalutare il delicato contesto territoriale. Anche perché la velocità di trasformazione in tutta Italia, nonostante la crisi, è molto elevata: «Tra il 2013 e il 2015 – si legge nel rapporto Ispra - le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 250 chilometri quadrati di territorio, ovvero, in media, circa 35 ettari al giorno. Una velocità di trasformazione di circa 4 metri quadrati di suolo che, nell’ultimo periodo, sono stati irreversibilmente persi ogni secondo. Dopo aver toccato anche gli 8 metri quadrati al secondo degli anni 2000, il rallentamento iniziato nel periodo 2008-2013 si è consolidato, quindi, negli ultimi due anni».

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