«In Giulia la sorgente viva della fede», si chiude il processo di beatificazione della giovane

Domenica 12 settembre nella chiesa di San Tomaso. Il vicepostulatore don Tomasoni: «In 5 mila pagine le sue virtù eroiche e la santità, custode dell’alleanza con Dio».

Cinquemila pagine chiuse con il nastro rosso, la ceralacca e il sigillo vescovile. Raccolgono i documenti e le testimonianze della fase diocesana del processo di beatificazione della giovane serva di Dio Giulia Gabrieli, che si conclude domenica 12 settembre . «Una ragazzina la cui freschezza, vicinanza e normalità provoca ancora di più, nell’indicare, soprattutto ai giovani, che la fede è la strada che porta al tesoro della vita», la descrive il vicepostulatore don Mattia Tomasoni . L’invito è a partecipare al momento che sosterrà le virtù eroiche e la fama di santità della quattordicenne morta per un sarcoma il 19 agosto 2011 , dopo due anni di malattia, affrontati con la forza del sorriso e nel segno dell’amicizia col Signore.

Come sarà organizzato l’evento di domenica?

«Alle 20,30 nella chiesa di San Tomaso, la parrocchia di Giulia, ci sarà una veglia di preghiera guidata dal vescovo Francesco Beschi. Seguirà un momento più giuridico, in cui si entrerà nel merito della chiusura della fase diocesana del processo, con la presentazione di tutti i documenti raccolti, il giuramento dei membri del Tribunale diocesano, la chiusura col sigillo vescovile dei faldoni che ora verranno mandati a Roma».

Ci si aspetta una grande partecipazione, visto il bene che circonda Giulia.

«Oltre ai posti in chiesa, ancora limitati per il Covid, ci sarà un maxischermo esterno e la possibilità di seguire in streaming l’evento ( il link sul sito dell’associazione conGiulia onlus )».

La fase diocesana si è aperta e si chiude nei «luoghi del cuore» di Giulia.

«La causa di beatificazione si è aperta il 7 aprile 2019, al Santuario della Madonna dei Campi di Stezzano, uno dei luoghi prediletti da Giulia. E domenica ci ritroveremo nella sua parrocchia natale, a cui era molto legata. Il processo è stato un po’ rallentato dal Covid, ma in due anni la fase diocesana si è chiusa».

Quali sono state le finalità dell’inchiesta diocesana?

«L’inchiesta ha raccolto tutta la documentazione per sostenere che Giulia ha vissuto le virtù eroiche e dimostrare la sua fama di santità nel popolo di Dio, cioè che nella sua esperienza e testimonianza c’era una santità, percepita anche oltre la sua parrocchia e diocesi».

Come è avvenuto questo percorso?

«Due teologi hanno analizzato gli scritti di Giulia, a partire dal suo libro (“Un gancio in mezzo al cielo”, ndr) per tracciarne un profilo spirituale . Il Tribunale diocesano ha interrogato 40 test (familiari, amici, medici e insegnanti) che hanno conosciuto Giulia e testimoniato le sue virtù nei diversi aspetti. Infine è stata istituita una commissione di periti storici che hanno raccolto lettere, articoli, incontri e iniziative nate dalla sua esperienza, ad esempio quelle promosse dall’associazione conGiulia».

Un materiale corposo.

«Un materiale che dice come la fama di santità di Giulia sia molto concreta. Basti pensare che abbiamo raccolto 4 mila mail, selezionandone 400. I media le hanno dedicato 245 articoli di giornale e 20 programmi tv, 75 incontri di preghiera e 55 iniziative civili sono stati ispirati alla sua storia, i suoi genitori hanno tenuto 500 testimonianze in tutta Italia e 5 luoghi in Bergamasca le sono già stati dedicati: l’oratorio della parrocchia di San Tomaso dove è cresciuta, l’Aula Magna della media Savoia e il giardino della Palazzolo a Bergamo, le scuole che ha frequentato; oltre alla sala polifunzionale dell’oratorio di Premolo e la biblioteca comunale di Orio».

Che cosa l’ha colpita in particolare?

«Le mail e le lettere di persone che, pur non avendo conosciuto direttamente Giulia, entrando in contatto con la sua storia ne sono state toccate in modo significativo. Testimonianze - arrivate anche dalle Filippine e dal Sudamerica - dal taglio esistenziale molto forte. Storie di persone che hanno ripreso in mano la riflessione sulla propria vita, di ritorno alla fede e di conversione spirituale».

C’è qualche storia che si può raccontare?

«In una lettera una persona racconta che pur essendo molto credente era arrivata alla disperazione e al pensiero di farla finita. Poi, leggendo il libro di Giulia, scrive: “In lei ho trovato una forza nuova, la forza di lottare. Ora ho un Angelo in cielo che mi aiuterà”».

Qual è il nocciolo spirituale che Giulia ci lascia?

«Il valore della sua testimonianza deriva dal modo con cui ha vissuto in modo credente, con fede. Ha vissuto la sua malattia come vocazione, senza indulgere nel fatalismo e nel dolorismo. Giulia si è ritrovata malata di cancro, non l’ha scelto, eppure ha custodito l’alleanza con Dio nella realtà in cui si è trovata, senza rinnegarla. È stata capace di custodire l’amicizia con Dio nell’esperienza dolorosa del sarcoma e, come San Paolo, ha spuntato il pungiglione della morte, ha tolto il potere mortifero con cui la morte spezza tutti i legami, rimanendo speranzosa, fedele, credente. Ha vinto il potere della morte restando credente».

Giulia aveva solo 14 anni eppure nella sua esperienza si trovano tracce importanti della tradizione teologica cristiana.

«In Giulia si trova una nuova versione della piccola via di Teresa di Lisieux. La Santa dell’800 scriveva che le “braccia di Gesù sono l’ascensore che ci porta a Dio”. In uno dei racconti di Giulia si trova questo tratto spirituale: si vede come una bambina che cammina con il papà sulla strada. Quando incontra un gradino - la sofferenza, la malattia - si appoggia al papà che è sempre disposto a tendere la mano. Ecco Giulia ci dice: allunga con fiducia e con gratitudine la mano al Padre e ti aiuterà a superare il gradino”».

Giulia parla soprattutto ai suoi coetanei.

«In Giulia c’è il sentirsi missionaria, l’urgenza di annunciare, soprattutto ai coetanei, la sorgente vivificante del rapporto col Signore. Nel libro e nel video che ha realizzato non ci sono autocommiserazione o esibizione, lo sguardo è fisso sulla telecamera a voler dire che sta lasciando qualcosa per gli altri, il messaggio che “senza il Signore non siamo niente”».

Giulia ci dice anche che la santità è tra noi, non qualcosa di astratto.

«Giulia è la ragazzina che tutti hanno incontrato e conosciuto, con le gioie e le fatiche di tutti i giorni. Però ha saputo vivere con fede, dimostrando che la preadolescenza e l’adolescenza non necessariamente sono il “tempo della sospensione della fede”. Vivere l’adolescenza con fede è possibile ed è la strada che porta al tesoro della vita».

Dopo la chiusura della fase diocesana, quali saranno i prossimi passaggi?

«Ora si apre la fase romana. La Congregazione delle cause dei Santi analizzerà tutta la documentazione sigillata. Il relatore e il vicepostulatore dovranno compilare una “positio”, una sintesi di 400 pagine delle 5 mila raccolte, che poi sarà esaminata dai diversi livelli della Congregazione (storici, teologi, vescovi e cardinali). Al termine Giulia verrà dichiarata venerabile».

In quali tempi terminerà anche questa fase?

«Non è possibile prevederlo, ma ci auguriamo che avvenga il più presto possibile perché la freschezza della testimonianza di Giulia venga preservata e fatta conoscere. Nel frattempo si aspetta il miracolo: se ci sarà una guarigione inspiegata legata all’intercessione di Giulia, si apriranno una nuova fase diocesana e romana. Se il miracolo sarà riconosciuto, Giulia verrà dichiarata Beata».

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