Luca e Marco, i gemelli dell’ambulanza
«Passione e voglia di fare qualcosa per gli altri»

I gemelli Sigismondi sono entrambi volontari alla Croce Bianca di Bergamo.

Quando sei in giro, va a finire che alla “Bianca” ci passi anche se non sei di turno, magari solo per prendere un caffè e salutare chi è in sede». Perché alla fine la «Bianca» diventa un po’ una «seconda casa», oppure la prima cosa di cui parli con genitori e amici. A raccontarlo sono due ragazzi di Seriate poco più che ventenni: identici in tutto, dall’altezza al taglio di capelli, a distinguerli rimane quasi solo il cartellino con il ruolo sulla divisa da volontari. Classe ’96, sono due gemelli, i Sigismondi, che negli ultimi anni hanno deciso di entrare nel mondo del volontariato diventando soccorritori della Croce Bianca di Bergamo, dove il più «piccolo», Marco, è caposquadra e aspirante autista, mentre il fratello Luca è soccorritore.

«Fin da bambino avevo questa passione per le ambulanze e per tutto il mondo che girava intorno a questo e così appena ho avuto il tempo e l’occasione giusta, mi sono informato e ho trovato la “Bianca” – racconta Marco –. Mi piaceva soprattutto l’idea di far qualcosa per qualcuno e così nel 2015, un po’ anche per caso, mi sono iscritto al corso, con l’obiettivo ben preciso di diventare soccorritore per le emergenze».

Tra di loro parlano di «missioni», «procedure» da ripassare, turni da gestire, come dei professionisti. E in effetti questo tipo di volontariato qualcosa di professionale ce l’ha. Diventare soccorritori non è semplice, richiede competenze precise e una lunga preparazione: all’inizio bisogna seguire un corso teorico per i servizi di trasporto extraospedaliero, poi un altro corso di preparazione con tanto di simulazioni per poter prestare servizio nel settore di emergenza del 118, infine gli esami con i medici e infermieri dell’Areu (l’Azienda regionale di emergenza e urgenza) a cui segue un periodo di tirocinio durante il quale si accompagna in ambulanza una squadra esperta.

«Quando ero ancora soccorritore tirocinante, mi trovavo in vacanza in Sardegna e mi è capitato di fare un intervento su un incidente stradale – racconta invece Luca che è diventato soccorritore da circa sei mesi –. Mi trovavo a un incrocio in macchina e sul rettilineo c’era appena stato un frontale, anche abbastanza grave. Ero in ciabatte, con la maglietta dell’Atalanta, non proprio la classica divisa da soccorritore. Non ho avuto paura o incertezza in quel momento anche se ero da solo. Alla fine dei corsi sei talmente preparato che ti viene automatico intervenire e sai esattamente cosa devi fare».

L’adrenalina entra in circolo e si trova subito il modo migliore in cui intervenire. Cambiano i tipi di intervento, dall’anziano che si sente male all’incidente stradale, e così il soccorritore si adatta a ogni situazione in modo camaleontico. «Riesco meglio a relazionarmi coi ragazzi della mia età, perché è più facile mettermi nei loro panni – spiega Marco –. Capita di intervenire magari su ragazzi ubriachi o che hanno preso qualcosa. In quel momento, in genere, cerco di parlare con gli amici di quello che sta male per farmi raccontare come è andata la serata, cosa è successo. Essendo giovane riesco a capirli meglio e alla fine poi si fidano di me».

Tra i circa 180 volontari della Croce Bianca di Bergamo, ci sono molti ragazzi, circa una quarantina, e proprio loro assumono un ruolo fondamentale quando dall’altra parte ci sono giovani. E in quei casi, alcune esperienze segnano più di altre.«Era la mia prima uscita da soccorritore su un trauma grave ed era coinvolto un ragazzo poco più piccolo di me. È stato d’impatto perché non riusciva a ricordare cosa fosse successo, glielo si rispiegava e dopo un minuto ancora si era dimenticato tutto. Per coincidenza, dopo qualche settimana, abbiamo scoperto di avere degli amici in comune e ci siamo sentiti. È stata una cosa bella, mi ha ringraziato e so che adesso sta bene. Perché alla fine è questa l’unica cosa importante». 

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