Meno posti e tempi lunghi
Come saranno i voli dopo il Covid-19

Controlli con termoscanner e distanziamento negli scali. Probabile aumento dei prezzi e meno frequenze. Il nodo sanificazione.

Parola d’ordine, «maybe». Forse. Che restando nel genere è comunque meglio del «mayday» che indica una situazione da allarme rosso. In verità la situazione dei cieli di tutto il mondo tende al nero tempesta, ma si prova a guardare con un minimo di ottimismo al futuro. «La ripartenza? Temo che anche giugno sia andato. Puntiamo su luglio» commenta Emilio Bellingardi, direttore generale di Sacbo.

«Noi siamo pronti a ripartire» conferma: «Chiaramente aspettando le indicazioni di Enac, ministero e degli organismi internazionali». Con un punto fisso: «Ci auguriamo che non vengano inseriti elementi di discriminazione tra gli aeroporti».

Emirates e i test sierologici

Ecco, gli aeroporti: quelli della fase 2 (e soprattutto a seguire) saranno molto diversi da come siamo abituati. Il divieto di assembramento cambierà completamente abitudini e comportamenti. Ma prima ancora c’è la questione sanitaria: la temperatura corporea verrà rilevata con dei termoscanner, probabilmente a portale, sia al momento della partenza che dell’arrivo.

Compagnie come Emirates hanno già introdotto a Dubai il test sierologico fast (10 minuti per l’esito) per i passeggeri all’imbarco. In molti scommettono che potrebbe essere imitata da molte compagnie, soprattutto per chi non è in possesso di un’attestazione che certifichi l’immunità al coronavirus. In prospettiva indispensabile quanto la carta d’imbarco e il documento d’identità.

Distanziamento radicale anche nelle file per i controlli di sicurezza prima e l’imbarco poi. Il che comporterà un ridisegno degli spazi degli scali e anche una riduzione dei posti a sedere in attesa, considerata la necessità di mantenere il droplet, ovvero il metro (almeno) di distanza. Non è escluso il ricorso a percorsi obbligati e separati con pannelli modulabili in plexiglass.

Seduti separati e a file alterne

C’è chi sostiene la necessità di un accesso ai voli solo attraverso i finger, ovvero i collegamenti diretti con l’aeromobile, ma alla fine potrebbe rivelarsi meno pericoloso il trasbordo in autobus, chiaramente con capienze ridotte. Tutte prospettive che portano ad una sola certezza: un aumento esponenziale dei tempi di imbarco, ai vari livelli. I tempi di presentazione in aeroporto verranno sicuramente anticipati.

Ma la vera domanda è che succederà a bordo? In ogni senso. Per garantire la distanza forse potrebbe non bastare nemmeno eliminare il posto centrale, fermo restando che per mantenere il tutto occorrerebbe procedere a file alterne, una con i due passeggeri agli estremi e l’altra con uno solo al centro e così a seguire. Una prospettiva che potrebbe portare alla perdita del 40% dei posti di un volo, low cost e non: il problema è dove recuperare la differenza e l’ipotesi più probabile è un aumento dei prezzi del biglietto che diventerà così meno low, come l’intero comparto, del resto. Di certo spariranno riviste di bordo e forse anche gadget vari in vendita.

I tempi delle operazioni

C’è poi il problema della sanificazione: a marzo l’Easa (l’agenzia comunitaria per la sicurezza aerea) aveva stabilito che ogni aereo doveva essere sottoposto a tale procedura ogni volta che atterrava in uno scalo a rischio. E Orio è nella zona calda, per non dire bollente. Procedure del genere vanno però ad incidere pesantemente su una delle caratteristiche dei voli low cost, il cosiddetto «turn around», ovvero il tempo tra atterraggio e decollo, nettamente inferiore (quasi un terzo) rispetto alle compagnie tradizionali.

Un quadro che, anche in questo caso, contempla un inevitabile dilatazione dei tempi con ovvii riflessi sulla normale operatività delle compagnie. Ma quante saranno in grado di garantire l’attuale network di destinazioni? Sia dal punto di vista dei costi che della reale domanda, tanto più in una situazione di incertezza, psicologica e non. Tra gli addetti ai lavori non si fa mistero di una probabile riduzione di rotte, o almeno di frequenze e per un tempo non breve. E di un mercato destinato a cambiare per sopravvivere.

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