Nuovi medici di base nella Bergamasca, 48 domande per 53 posti

IL BANDO. La carica dei corsisti: sono 40 i neolaureati pronti a prendere in carico mille pazienti ciascuno. A settembre i colloqui, poi l’avvio sul territorio. Marinoni: «Fatto positivo, ma la coperta resta corta».

Quarantotto domande per 53 posti a disposizione. Vista così, e considerata la gran fatica di reperire medici di base, il risultato dell’ultimo bando regionale che si è chiuso martedì 18 luglio, sembrerebbe più che soddisfacente. Bisognerà però aspettare almeno metà settembre per sapere quanti candidati confermeranno la loro disponibilità ad occupare i posti vacanti. Come dire, è ancora presto per credere di aver risolto l’ormai annoso problema della carenza dei medici di famiglia, soprattutto in alcune zone della Bassa e delle Valli.

Quaranta neolaureati

C’è senz’altro un dato che spicca su tutti: l’apertura, per la prima volta, alle candidature dei giovani medici iscritti al corso di formazione in Medicina generale ha fatto schizzare in alto il numero degli aspiranti medici di base: su 48 domande giunte ad Ats, 40 sono di giovani neolaureati iscritti al primo (19), al secondo (7) o al terzo (14) anno di corso. Sono invece soltanto 8 i medici già in possesso del titolo di formazione specifica in Medicina generale, un numero che si discosta poco rispetto alle candidature arrivate nei mesi scorsi. Viceversa, si è rivelata pressoché irrilevante l’apertura alle candidature di medici residenti fuori dalla provincia di Bergamo. Sono arrivate due sole domande da parte di altrettanti corsisti iscritti al primo anno di formazione; uno di loro è residente in Lombardia, l’altro arriva invece da fuori Regione.

Esprime comunque soddisfazione il direttore generale di Ats Massimo Giupponi: «Ringrazio i medici che si sono iscritti, confermando tutta la disponibilità a supportare l’avviamento della loro attività – ha detto –. La territorializzazione, oltre ad essere prevista dal legislatore, è una necessità per i nostri cittadini: al centro di questa organizzazione ci sono i medici di famiglia, anello di congiunzione tra la domanda di salute degli assistiti e le molteplici risposte che il sistema sociosanitario lombardo è in grado di offrire per un’appropriata presa in carico».

Iter lungo

L’iter per l’inserimento sul territorio è ancora piuttosto lungo; di fatto non entreranno in servizio prima della fine dell’anno. I candidati saranno convocati da Ats tra il 14 e il 15 settembre, quando verrà chiesto loro di confermare la scelta dell’Ambito indicato in fase di adesione al bando. Quel giorno Ats indicherà anche gli Ambiti e i Comuni che hanno maggiore necessità di copertura, oltre ad esporre ai medici le eventuali agevolazioni messe a disposizione dalle amministrazioni locali o dagli enti sul territorio. Il passaggio successivo prevede l’accettazione dell’incarico e la comunicazione, da parte del professionista, in quale Comune e da quale data l’ambulatorio medico sarà attivo. L’accordo di categoria prevede l’inizio del servizio entro 90 giorni, prorogabili per altri 60 in caso di comprovate necessità. In alcuni casi, dunque, si potrebbe andare a febbraio 2024. Già entro la fine dell’estate, però, si avrà un’idea di quanti di questi medici potrebbero davvero entrare in servizio.

«La decisione di bandire 53 posti, individuando solo i luoghi dove c’è più carenza, è senz’altro ragionevole, perché così facendo si sono orientate le scelte dei corsisti – è il commento di Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo –. È un’operazione che consente di inserire da subito i corsisti (che pure potranno avere solo mille pazienti, ndr), e questo è buono, perché c’è un grande bisogno dei medici». Ma la carenza dei medici di base, ricorda il presidente dell’Ordine, è più ampia: «All’inizio del 2020 quelli in servizio erano 714 – spiega – oggi sono circa 552. La scelta di aprire ai corsisti è una soluzione tampone per le situazioni più difficili, che comunque non risolve il problema della carenza dei medici di famiglia. D’altro canto, però, toglie ulteriori risorse alla guardia medica, essendo per loro impossibile assumere entrambi gli incarichi».

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