Post-Covid: monitoraggio per un anno
Anche per chi lo ha fatto a casa

Riabilitazione per 600 malati con il progetto «Rocco»: si cercano ancora 420 volontari. Col prelievo indagine sui marcatori.

Un anno di assistenza gratuita, per monitorare dolore e paura. Per (re) imparare a respirare - anche con la consulenza di un apneista di fama come Umberto Pellizzari - e a muoversi. Ma anche un anno per raccogliere nuovi dati, utili sotto l’aspetto scientifico, sulle complicanze derivanti dall’infezione.

Un’occasione per 600 persone (180 sono già selezionate, altre 420 possono candidarsi, chiamando lo 02.84988498 oppure scrivendo a [email protected]) che nei mesi scorsi hanno contratto il Covid, e sono state curate in ospedale o a casa, rimanendo fuori dai circuiti del sistema sanitario. È offerta dal progetto «Rocco», acronimo di «Registry of coronavirus complications» e dedicato a Rocco Bettinelli, ingegnere bergamasco e rotariano, morto il marzo scorso proprio per il virus. Il progetto, presentato come modello di integrazione sociosanitaria, unendo prossimità e ricerca, è l’evoluzione del call center attivato durante l’emergenza dal Rotary distretto 2042, grazie al «caterpillar» Maurizio Maggioni, e che ora si riorganizza attorno alla nuova mission raccogliendo una serie di partner importanti, da Ats all’Asst Papa Giovanni XXIII fino agli Istituti ospedalieri bergamaschi-gruppo San Donato.

«I 45 medici del call center – entra nel dettaglio Monica Vitali, presidente del progetto, ideato insieme al fratello Luca – avranno una “lista” di circa 15 pazienti ciascuno, che da novembre saranno contattati». Il primo step sarà fissare un prelievo del sangue «per valutare, primo studio mondiale, nuovi marcatori (le glicoproteine) che possano predire la gravità della malattia e le eventuali complicanze a lungo termine», precisa Massimo Allegri, responsabile del servizio di Terapia del dolore del Policlinico di Monza e responsabile scientifico del progetto. Attraverso i colloqui, poi, si valuterà la necessità di una riabilitazione respiratoria e neuromuscolare, con una visita fisiatrica e dieci sedute (che verranno fatte alla Smart Clinic di Orio, oppure a domicilio). Il monitoraggio telefonico avverrà per tutti ogni due mesi, per un anno. «Ma saremo sempre reperibili in caso di dubbi, perché proprio dall’esperienza del call center è emerso il bisogno primario di non sentirsi mai abbandonati», assicura Vitali.

I 600 pazienti sono divisi in cinque gruppi da 120 ciascuno, a seconda della gravità (non ci sono criteri di età o di genere): 240 tra chi ha fatto la malattia a casa (senza complicanze o con difficoltà respiratorie ma senza ricovero ospedaliero), i restanti tra chi è stato in ospedale (senza ventilazione, con casco o intubati). Per il momento ne sono stati individuati 180, lo screening sarà concluso entro metà mese, attraverso autocandidature ma anche i database di Ats e Papa Giovanni XXIII (che ha già attivato un follow up sui suoi pazienti dimessi, ricorda l’anestesista rianimatore Dario Bugada).

Mentre ci si prepara a una (possibile) seconda ondata, quindi, l’obiettivo è non dimenticarsi di chi è stato malato nei mesi scorsi. Perché, come è stato citato dal direttore generale di Ats Massimo Giupponi, «il paziente dimesso non è guarito, e va preso in carico da un territorio che ha imparato a fare rete». Ancora di più va seguito il paziente che non è arrivato in ospedale e nei mesi scorsi è rimasto «sommerso».

Il virus ha fatto (tante) vittime, ma continua anche a pesare sui vivi, che hanno bisogno di assistenza.«Con un’ integrazione sociosanitaria», ha ricordato l’assessore alle Politiche sociali Marcella Messina. Il Comune infatti ha patrocinato l’iniziativa, così come l’Ordine dei medici. «”Rocco” è un esempio del fare rete, concetto base per far funzionare il sistema, così come ci ha insegnato la pandemia, che ha messo in crisi un sistema che spesso si comporta “a silos”», è intervenuto il presidente Guido Marinoni, facendo presente come ci si trovi «nella situazione epidemiologica di fine gennaio-inizio febbraio, ma ora abbiamo gli strumenti per affrontarla». Di «occasione di ricerca» ha parlato Oliviero Valoti, che da responsabile dell’ospedale in Fiera ha ricordato come proprio lì «si siano visti i risvolti della malattia». Francesco Galli, amministratore delegato degli Istituti ospedalieri bergamaschi, ha ribadito come il gruppo faccia a pieno titolo la sua parte nella «sfida di territorio che stiamo affrontando», mentre Paolo Franco, presidente di Uniacque (partner del progetto) ha insistito sull’importanza della riabilitazione dei malati Covid, ricordando l’esperienza degli hotel per la loro degenza post ospedaliera.

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