«Serve più didattica a distanza
Bergamo, i bus così non bastano»

I trasporti su una possibile riapertura delle scuole: «Pronti al confronto, ma non si può portare a scuola il 100% degli studenti con la capienza a metà».

Il problema di suo è abbastanza semplice. Scolastico, verrebbe da dire. «Se la capienza dei mezzi pubblici resta fissata all’attuale 50% non vedo come si pensi di poter portare a scuola il 100% degli studenti. Ci servirebbe il doppio di tutti, mezzi e autisti».

Emilio Grassi, direttore dell’agenzia del trasporto pubblico locale, non gira intorno al problema: «A settembre la capienza era dell’80%, la didattica a distanza decisa da ogni istituto e complessivamente raggiungeva il 15%: c’era chi arrivava al 50 e chi non la faceva proprio. Chiaro che in presenza di una capienza dimezzata dei mezzi servirà una certa uniformità e un confronto con le scuole per definire il modello d’esercizio: dobbiamo cioè capire quale sarà la quota di didattica a distanza e i vincoli di capacità dei mezzi». E prima ancora «quando si intenda ripartire, e sarebbe opportuno capirlo con un minimo di anticipo per organizzarsi adeguatamente».

Il costo del privato

Anche perché, per farla breve, sul versante dell’offerta non è che le cose siano cambiate. E nemmeno potevano cambiare in così breve tempo. Il numero dei mezzi su strada non è aumentato né si prevede il ricorso a «rinforzi» esterni, come quelli delle aziende private che più volte si erano rese disponibili: «Chi opera già nel Tpl ha complessivamente 140 mezzi a noleggio fermi e quindi a disposizione: qualcuno era stato usato per rafforzare le linee in difficoltà, nel caso potremmo ricorrere a quelli».

Anche perché «il costo di un mezzo esterno si aggira tra i 3-500 euro al giorno». Fermo restando che, come tipologia, sono adatti al trasporto extraurbano e non proprio il massimo per tratte con fermate frequenti.

«Mai oltre il 60-65%»

«Parto con il presupposto che difficilmente la capienza andrà oltre il 50%» è la prima considerazione di Gianni Scarfone, direttore generale Atb: «Ma voglio ricordare che il picco teorico dell’80%, consentito alla ripresa delle scuole, non è mai stato raggiunto: la media di riempimento dei nostri mezzi era sotto il 50% con qualche punta episodica del 60 massimo 65».

Ma cosa vuol dire avere la metà dei posti? In numeri 40-45 passeggeri su un autobus tipo da 12 metri e 120 sul tram. Improponibile trasportare il 100% degli studenti a scuola con un’offerta del genere. «Chiaramente i punti fermi restano l’entrata e l’uscita in orari differenziati come già fatto nei mesi di lezione in presenza, ma le scuole dovranno operare in maniera decisa sulla didattica a distanza».

Un bilancio molto in rosso

Nell’attesa di una nuova quadratura del cerchio «Atb è al lavoro per evitare che in determinate fasce più delicate e su alcune corse delle direttrici più frequentate (est-ovest, ndr) si superi il limite del 50%: stiamo immaginando di potenziare alcune linee, fasce orarie e direzioni, anche con servizi studiati appositamente per determinati comprensori scolastici».

Una rimodulazione mirata sulle possibili criticità, con un supporto in più: «I dispositivi elettronici contapersone sono già operativi sui mezzi, sia a supporto dell’autista che della centrale operativa».

Pollice verso anche da parte di Atb sul possibile utilizzo degli autobus granturismo: «Scarsamente utilizzabili in un servizio urbano: per come sono fatti e funziona la salita e la discesa vanno bene per un extraurbano e relazioni point-to-point». Ovvero da capolinea a capolinea senza troppe fermate intermedie. «Se fosse necessario, al netto degli aspetti economici, potrebbero venire utilizzati su tratte del genere, liberando così a supporto del servizio urbano e dell’hinterland quei mezzi più adatti. Una sorta di effetto-domino «ma non è una cosa semplicissima» ammette Scarfone.

Sullo sfondo un paio di questioni ancora in sospeso: «Siamo in attesa di indicazioni da parte della Regione su come procedere per gli abbonamenti non goduti in questi mesi: non è un lockdown come a primavera, ma è chiaro che un ristoro andrà riconosciuto». E soprattutto i conti: un rosso di 4-5 milioni per il trasporto pubblico più altri 2 di mancati introiti da sosta. Come dire che il peggio potrebbe ancora arrivare.

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