«Servono indicazioni certe
sulle modalità dei tamponi»

I medici«Troppa confusione, per tornare al lavoro i test non bastano». Confindustria: «Per ora non abbiamo direttive, ma ci stiamo preparando»

Mettiamola così: la situazione può solo migliorare. Perché su esami sierologici e tamponi, parafrasando Mao, «Grande è la confusione sotto il cielo». Solo che qui la situazione non è eccellente, proprio no. «Si parte solo dalla Valle Seriana, e si è scoperto da poche ore: peccato che nelle restanti parti della provincia i medici siano subissati di telefonate di pazienti che chiedono dove si possa andare a fare i test» commenta Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici. «Bisogna capire con che tempi gli esami verranno estesi alle altre zone».

Ecco, gli esami, rigorosamente al plurale: «Sui tamponi dovrebbe arrivare oggi un nuovo form con indicazioni per i medici». Ieri in mattinata quelli della Valle Seriana se ne sono visti arrivare uno per gli esami sierologici da compilare entro le ore 12: «Non proprio un modello d’efficienza». Una lista di 10 pazienti a settimana«da sottoporre all’esame: parliamo di persone che hanno avuto sintomi però non diagnosticati col tampone, ma anche lavoratori di attività ritenute essenziali. I medici? Se vogliono si possono inserire anche loro nella lista».

Ma come Ordine «siamo preoccupati per i tamponi, se i numeri sono quelli di sempre è un problema. Da uno stretto punto di vista medico, se uno ha sintomi e non riesce a fare il tampone io lo tengo a casa, ma è chiaro che se si pensa ad una graduale ripresa dal 4 di maggio, questa situazione è un collo di bottiglia».

«Rischiamo falsi negativi»

D’accordo Mirko Tassinari, segretario della Fimmg Bergamo, la federazione dei medici di medicina generale: «Tamponi ed esami sierologici sono due cose diverse, e questo mi pare chiaro. Il problema è che sono saltate fuori insieme. Come medici siamo ancora in attesa di indicazioni operative certe su come richiedere i tamponi, e mi auguro sia davvero una questione di ore. Anche se, una volta mandata la richiesta, noi non possiamo sapere quali saranno i tempi. E il problema mi pare sia quello dei reagenti e non dei punti prelievo: ce ne sono un centinaio in provincia e preesistenti al Covid-19, ma da qui a dire che possano esaminare i tamponi, ce ne passa».

E non è una questione di poco conto: «Le caratteristiche dei pazienti da sottoporre all’esame sierologico indicate nella mail che i medici della Valle Seriana hanno ricevuto sono simili a quelle indicate nella circolare della Regione della scorsa settimana per il rientro lavorativo, previo tampone. La cosa che può generare confusione è che il target è lo stesso, ma quella circolare dice che per poter tornare a lavorare occorre fare il tampone e non il test sierologico».

Che sono due cose ben diverse: «La finalità dei test non era indicata nella mail di Ats, ma arguisco sia un’indagine di tipo epidemiologico. Di certo non ci dice se uno possa o meno tornare al lavoro, perché per questo serve un esame che riveli la contagiosità o meno di una persona, e il sierologico non lo fa. Quindi si rischia di avere dei falsi negativi».

Per questo i medici continuano ad «attendere che ci vengano indicate le modalità per i tamponi: in loro assenza noi non siamo in grado di indirizzare i pazienti». Né tantomeno farli tornare a lavorare in condizioni di sicurezza.

Il mondo industriale

Ecco, il lavoro. Confindustria «per il momento non ha avuto direttive su come muoversi» spiega il direttore generale, Paolo Piantoni: «I destinatari di questa prima fase dei test sono soprattutto tra il personale sanitario. Abbiamo contatti con Ats quotidiani, ma in questo momento non sono previste finestre specifiche per le attività produttive».

Ma chiaramente «nei prossimi giorni la situazione subirà un certo sviluppo: stiamo lavorano anche ad un’ipotesi di tamponi oltre che test, così da avere una fotografia più puntuale della situazione», conclude Piantoni.

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