Supera i suoi «lockdown» con la grafica
e il volontariato, due palestre di relazioni

Pietro, studente con sindrome di Asperger, collabora con l’associazione San Paolo in Bianco e «BergamoAiuta»: «Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto creare altri mondi con i miei disegni». «La capacità di ascoltare mi aiuta a migliorare nelle relazioni interpersonali».

«L’arte - scrive Keith Haring - dovrebbe essere qualcosa che libera l’anima, stimola l’immaginazione e incoraggia le persone ad andare avanti». Le linee decise e i colori brillanti delle opere di questo artista sono un’ispirazione per Pietro, 19 anni, di Bergamo, giovane con sindrome di Asperger, studente dell’Istituto Caniana, che ha trovato nel disegno e nella grafica la strada per esprimere e valorizzare i suoi talenti, fino a metterli a servizio dell’associazione San Paolo in Bianco e del progetto BergamoAiuta promosso dal Comune per affiancare i cittadini nell’emergenza coronavirus. Anche questo è un modo per mettere da parte stereotipi ed etichette, un impegno che si manifesta non solo in occasioni pubbliche di sensibilizzazione come la Giornata della consapevolezza dell’autismo, in programma per il 2 aprile, ma nell’impegno quotidiano fatto di relazioni, incontri, amicizie, conquiste personali, proprio come quelle di Pietro.

L’inclinazione per il disegno

«Siamo vicini di casa - spiega Silvia Galimberti, presidente dell’associazione San Paolo in Bianco e mamma di Jacopo, un ragazzo con autismo ad alto funzionamento -. Quando Jacopo e Pietro erano piccoli amavano entrambi il circo, così ci è venuta l’idea di creare intorno un gruppo che permettesse loro di provare e di imparare dagli insegnanti di Ambaradan. Allora ero una volontaria del progetto Senzacca del Comune e questa era una delle attività proposte. Gli incontri si svolgevano all’oratorio o in palestra». Così Pietro ha avuto un’opportunità in più per mettersi alla prova: «Mi piaceva camminare sui trampoli, provare numeri di giocoleria, fare l’equilibrista. Trascorrevo pomeriggi piacevoli e ogni sfida vinta era una grande soddisfazione».

Dopo la nascita dell’associazione San Paolo in Bianco, che propone anche numerose attività sportive, Pietro ha partecipato a una vacanza sulla neve, consolidando un lungo rapporto di amicizia: «Avevo già provato questo sport con la mia famiglia, anche perché mia sorella Anna frequentava uno Sci Club, ma non mi piaceva molto, cadevo spesso. In questa occasione, però, mi sono divertito molto». L’inclinazione per il disegno e la grafica accompagna Pietro fin da quando era bambino: «Da piccolo disegnavo solo per divertirmi - racconta - senza pensare che questo passatempo potesse diventare qualcosa di più serio. Poi ho iniziato ad appassionarmi ai videogiochi, usando il computer e diverse console. Mi sono appassionato ai giochi di strategia e simulazione come Sid Meier’s Civilization e molti altri, ho cercato di approfondirne la conoscenza, andando oltre le semplici sessioni di gioco. Ho iniziato a osservare con attenzione e curiosità le scenografie che li accompagnano e la costruzione dei personaggi, e in seguito ho sviluppato questo interesse attraverso il mio percorso scolastico».

C’è un’altra esperienza speciale che gli fa splendere lo sguardo ed è quella che porta avanti con il suo gruppo scout Agesci Bergamo 4, del quartiere di Santa Lucia: «Anche mia madre, mio padre e i miei fratelli sono scout. Mi piace molto camminare, stare all’aria aperta, cimentarmi in uscite impegnative. Durante il noviziato sono andato con il mio gruppo fino in Croazia, è stato faticoso ma molto bello. È stimolante visitare posti e ambienti nuovi. Purtroppo in questo periodo riusciamo solo ogni tanto a fare brevi passeggiate restando nel nostro comune».

Pietro, anche in zona rossa, continua ad allenarsi andando e tornando da scuola a piedi. Lo fa da sempre e, nel tempo, lungo il percorso ha fatto nuove scoperte: «Nei primi due anni ho frequentato l’Istituto Fantoni e camminando mi fermavo sempre davanti alle vetrine di una fumetteria. All’inizio guardavo solo le vetrine, poi ho iniziato un corso a tema e così ho iniziato a leggere con entusiasmo sia manga giapponesi sia albi italiani».

L’interesse per i videogiochi ha dato la spinta iniziale: «Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto creare altri mondi attraverso i miei disegni, riuscire ad animarli, a inventare sceneggiature. I giochi che ho trovato strada facendo hanno stuzzicato la mia fantasia spingendomi a seguire l’indirizzo di computer-grafica». Lo hanno aiutato molto le esperienze di alternanza scuola-lavoro: «Ho iniziato in seconda e terza superiore frequentando un ufficio al settimo piano della sede dell’Ats in via Gallicciolli dove seguivo progetti di grafica. C’era un bel panorama, potevo osservare il Secco Suardo e i tetti della città, anche questo aiutava il lavoro creativo. Di pomeriggio, quando uscivo, sentivo gli studenti esercitarsi con i loro strumenti musicali. Per me è stato un modo per mettermi alla prova e misurare le mie capacità».

L’alternanza scuola-lavoro

Nel tempo il suo curriculum si è arricchito di nuove esperienze nel campo che gli interessa di più: «In quarta, sempre grazie all’alternanza, sono stato in una piccola compagnia che si occupa di Virtual reality, realtà virtuale, progettando grafica per i visori. Ho creato alcuni dépliant pubblicitari e immagini per siti web, e mi è piaciuto molto. Mi piace inventare loghi e mockup (modelli grafici). Mi diverte giocare con i colori provando diverse combinazioni. A scuola ho imparato a padroneggiare queste tecniche, con il desiderio di migliorare sempre di più».

Alle esperienze di apprendistato ha affiancato anche l’approfondimento culturale, frequentando mostre e avvicinandosi alle opere di grandi artisti: «Indagando la struttura dei loro lavori - osserva - riesco a capirli meglio, a catturare i loro segreti. Mi piacciono molto Keith Haring e Banksy, ma su Twitter ho scoperto anche personaggi meno famosi che postano le loro opere. Mi sembra bellissimo poter esplorare orizzonti diversi e conoscere persone di Paesi lontani, che coltivano interessi simili ai miei. Credo sia il volto migliore dei social network, al di là delle polemiche e dei commenti politici che invece spingono molti ad abbandonarli. Per me rappresentano una finestra sul mondo, dove scopro e seguo nuove realtà».

Pietro ha iniziato così a mettere le sue capacità a servizio dell’associazione San Paolo in Bianco: «Ho rifatto il logo dell’associazione, collaborando con Silvia, puntando sulla semplicità, in modo che il messaggio arrivasse subito, in modo efficace». Il risultato è un’immagine molto diretta, pulita: «Ci ha convinto subito» osserva Silvia.

Anche sua sorella Anna, che sta seguendo un percorso di studi universitari come videomaker, specializzandosi nel montaggio di video, ha collaborato con San Paolo in Bianco: «È stato proprio questo suo lavoro - sottolinea Pietro - che mi ha incoraggiato a impegnarmi con l’associazione come grafico». In cambio spiega Silvia «viene offerto loro un piccolo contributo, come per un tirocinio».

Pietro ora è felice di essere entrato nella squadra di BergamoAiuta: «Mi affianca - spiega - un educatore della cooperativa La Serena. Abbiamo iniziato con il volantinaggio, macinando diversi chilometri a piedi, entrando nelle case e nei negozi, chiedendo ai commercianti di esporre la locandina delle iniziative legate al progetto. Non è sempre facile spiegare, ma l’educatore in caso di difficoltà può darmi una mano a superare dubbi e timori. In genere, però, veniamo accolti bene. Mi piace far parte di questo progetto, sicuramente devo un po’ superare la timidezza per riuscire ad avvicinare le persone. Ora continuerò anche con la grafica, ho già preparato un volantino, sto lavorando a un biglietto d’auguri per Pasqua».

Per lui questa diventa una «palestra delle relazioni»: «Ho sempre faticato a stringere amicizie, sia a scuola sia all’esterno. Incontravo i miei coetanei per gli impegni scolastici e per attività organizzate, mai spontaneamente. Mi piace chiacchierare, ma spesso non riesco ad avviare una conversazione, non so come iniziare». È un ostacolo comune tra le persone con sindrome di Asperger: «Il nodo sta proprio nel cominciare - spiega Silvia Galimberti - e vale per qualunque attività, anche per i compiti a casa». Una volta superato questo ostacolo, però, la strada è in discesa: «È vero che tendo a distrarmi - aggiunge Pietro - ma quando parto non perdo mai di vista l’obiettivo».

La pandemia ha acuito le difficoltà di relazione: «Non è facile - commenta Pietro - restare sempre in casa, questa costrizione mi ha fatto un po’ soffrire. Credo sia più difficile per tutti quelli che hanno disturbi legati all’autismo: sentiamo il bisogno di muoverci, di trovare una valvola di sfogo all’agitazione e all’inquietudine. Fortunatamente il sostegno della mia famiglia mi ha aiutato a conservare la serenità».

Capacità di mettersi in gioco

L’attività di volontario ha aiutato Pietro a mettersi in gioco e a cercare strade per superare i suoi limiti: «La capacità di ascoltare e osservare attentamente gli altri quando interagiscono mi aiuta a migliorare nella gestione delle relazioni interpersonali».

Anche il senso critico può diventare una qualità da sfruttare: «Sono il mio giudice più severo, mi capita spesso di pensare che non sono abbastanza bravo, che ci sono molte altre persone più capaci di me. Ma non è così, di sicuro ho delle qualità, comprese quelle che le attività dell’associazione e quelle di volontariato mi stanno aiutando a far emergere. È utile ricordarlo quando mi sento triste, quando ho l’impressione di essere l’unico a dover affrontare delle difficoltà. Cerco di mettere anche il mio senso critico a servizio degli altri, per offrire consigli a chi ne ha bisogno, a partire dalla mia esperienza. Mi rende felice essere ascoltato e preso sul serio». Così ogni piccolo passo può diventare un tassello per realizzare i suoi sogni, seguendo i passi di un grande disegnatore, Walt Disney: «Per avere successo devi essere unico, così diverso, che se le persone vogliono ciò che hai devono venire da te per ottenerlo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA