Terza ondata, raddoppiate le quarantene
Nella Bergamasca isolamento per 7.500

Picco di cittadini contemporaneamente in isolamento fiduciario perché contatti di persone contagiate. Nella seconda ondata si era arrivati a 3.700. Dilatati i tempi di isolamento per far fronte alla variante inglese

I numeri la dicono lunga, di questo terzo tempo dell’epidemia. «Se durante la seconda ondata avevamo raggiunto un picco di 3.700 persone contemporaneamente in isolamento fiduciario perchè contatti di cittadini positivi al virus, ora siamo a quota 7.500: e non sappiamo nemmeno se siamo arrivati al picco». Lucia Antonioli, alla guida del dipartimento di Igiene e Prevenzione sanitaria di Ats Bergamo, sceglie di usare i dati per raccontare i ritmi accelerati del lavoro di tracciamento di queste ultime settimane: un lavoro reso decisamente frenetico, quasi insostenibile, dalla diffusione della variante inglese, altamente contagiosa e infettiva. Per far fronte alla mutazione d’Oltremanica, le norme del contact-tracing si sono fatte più rigide, con i tempi di isolamento dilatati e la ricostruzione dei contatti decisamente più fitta.

Ats ha messo al lavoro, oltre agli assistenti sanitari (una trentina) dedicati alle inchieste epidemiologiche, anche una cinquantina di dipendenti a cui affidare le pratiche puramente amministrative, fra cui l’invio dei provvedimenti, l’inserimento dei dati, la prenotazione dei tamponi. «Abbiamo reclutato tutto il personale possibile – assicura Antonioli –, ma non nego che siamo comunque ancora in difficoltà. Faccio un solo esempio, dall’ambito della scuola, per far capire la mole di lavoro di cui stiamo parlando. Se è un docente è positivo, da quando si sono diffuse le varianti dobbiamo mettere in quarantena tutte le classi in cui l’insegnante è stato, anche se solo per brevissimo tempo. Prima potevamo valutare la distanza mantenuta con gli studenti, il tempo di permanenza in classe, i dispositivi di protezione individuale usati. Ora questa valutazione non può più essere fatta. Appena prima che le scuole chiudessero c’era capitato il caso di un insegnante positivo, a seguito del quale abbiamo dovuto disporre la quarantena per dieci classi, ovvero 200 alunni». Disposizioni che implicano inchieste epidemiologiche, telefonate, sms, con l’obiettivo primario di stringere nella morsa dell’isolamento tutti coloro che possono essere stati a contatto con il positivo. E se prima della diffusione delle varianti si intercettavano i contatti che il positivo aveva avuto soltanto nelle 48 ore precedenti al tampone, ora si ricostruiscono le relazioni dei 14 giorni precedenti: con evidenti ricadute sul lavoro di tracciamento.

Isolamento, le norme

E non è l’unica novità introdotta per prevenire i focolai dovuti alla mutazione inglese. Ecco quali sono le principali norme attualmente in vigore, ricostruite da Ats Bergamo anche in risposta a qualche cittadino disorientato dalle ultime novità introdotte. Si parte dal principio: se una persona ha sintomi sospetti, deve contattare il medico di base per la prenotazione del tampone (nel caso si tratti di uno studente, non c’è bisogno di prenotazione grazie a linee dedicate). L’esito positivo dà il via ad un periodo di isolamento obbligatorio della durata di 10 giorni. Al decimo giorno viene eseguito un secondo tampone di guarigione: se il referto è negativo, l’isolamento viene considerato concluso; se è positivo, scattano invece altri sette giorni di «reclusione». Al termine della settimana aggiuntiva si viene sottoposti ad un terzo tampone: se il tampone dovesse essere ancora positivo, allora Ats dispone altri quattro giorni di isolamento, trascorsi i quali si può ritenersi guariti e concludere la quarantena senza effettuare altri test. Capitolo contatti: al cittadino che ha contratto il Covid Ats chiede, telefonicamente o tramite un sms contenente un link ad un portale, di segnalare i contatti avuti nelle ultime due settimane in modo da consentire il lavoro di contact-tracing. Per tutti i contatti viene disposto un isolamento di 14 giorni, al termine dei quali è necessario effettuare un tampone: «Ed è proprio sui contatti che le norme si sono fatte più strette con la diffusione delle varianti – osserva Lucia Antonioli –. Prima i contatti potevano stare in quarantena 10 giorni e poi effettuare il tampone, oppure 14 senza poi fare alcun controllo. Oggi invece non c’è possibilità di scegliere: chi ha avuto rapporti con un positivo è tenuto a due settimane di isolamento e tampone. Si è infatti visto che qualcuno si positivizzava anche dieci giorni dopo la relazione con il contagiato. Tutte norme introdotte in seguito alla diffusione delle varianti: non potendo noi genotipizzare tutti i tamponi, e consapevoli dell’enorme diffusione delle mutazioni, trattiamo tutti i positivi e i loro contatti come se fossero casi di varianti».

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