Un farmaco aiuta i diabetici contro il Covid
Test anche al Papa Giovanni: mortalità dimezzata

Studio di 7 centri italiani, tra questi il Papa Giovanni: esaminati 338 pazienti, 104 i bergamaschi. Trevisan: «Tra quelli trattati con il Sitagliptin mortalità dimezzata. E si riduce il ricorso alla Terapia intensiva»

Il diabete è uno dei fattori di rischio nel caso di infezione da Sars-Cov2. La buona notizia,  che è quanto mai opportuno diffondere in occasione della Giornata mondiale contro il diabete, che si celebra oggi 14 novembre,  è che uno studio italiano, multicentrico, a cui ha dato un importante contributo l’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo,  ha dimostrato l’efficacia un farmaco, di comune uso tra i  diabetici,  nell’aumentare la sopravvivenza tra questi malati in caso di infezione da Sars-Cov2; non solo:  riduce anche la necessità di ventilazione meccanica e di Terapia intensiva.

Lo studio è stato pubblicato sull’autorevole  rivista  Diabetes Care, organo ufficiale dell’American Diabetes Association, ha visto  la partecipazione   di 7 ospedali italiani (il Sacco di Milano, l’Istituto clinico Humanitas, l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – figurano tra gli autori il direttore della UOC Malattie Endocrine 1 - Diabetologia e professore associato di Endocrinologia all’Università di Milano Bicocca Roberto Trevisan, e i suoi collaboratori Cristiana Scaranna, Rosalia Bellante, Silvia Galliani, Alessandro Roberto Dodesini, Giuseppe Lepore - l’ospedale dell’Angelo di Mestre, il Maria Vittoria di Torino e l’Irccs San Matteo di Pavia),  insieme al Boston Children’s hospital. La ricerca, che ha avuto il sostegno, tra gli altri, della sezione Lombardia della Società italiana di Diabetologia, e che ha visto in campo anche un altro nome bergamasco quale quello di Paolo Fiorina, direttore di  Endocrinologia e  Diabetologia dell’Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano, si è sviluppata  nei mesi più drammatici della pandemia, tra l’1  marzo e il 30 aprile, e ha arruolato 338 pazienti con diabete e infezione da Sars-Cov2, tutti presentavano polmonite e necessitavano di ossigenoterapia, 104 di questi ricoverati all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo.

«Sin dall’inizio della pandemia avevamo constatato che un’alta percentuale dei ricoverati per Covid e in condizioni gravi aveva il diabete. Siamo partiti da un interrogativo: i farmaci utilizzati da questi pazienti possono avere un ruolo nel peggioramento o nel miglioramento delle condizioni di questi malati di Covid, in particolare se abbinati alle terapie che vengono utilizzate per contrastare il Covid? – illustra  Roberto Trevisan – . Per cercare di controllare l’iperglicemia senza ricorrere subito all’insulina, si è puntato sul Sitagliptin.   Questo farmaco, che non presenta effetti collaterali, infatti, è un inibitore dell’enzima DPP-4, il quale non solo controlla il rilascio di insulina, ma aiuta anche l’ingresso del Sars-Cov2 e quindi favorisce il processo infettivo. Sitagliptin, inibendo il DPP4, quindi aiuta probabilmente a chiudere la porta d’entrata del virus. Pertanto, lo studio ha permesso di dimostrare che la mortalità è praticamente dimezzata tra i pazienti a cui era stato somministrato questo farmaco rispetto a quelli non trattati. Quindi questo farmaco non va sospeso nel trattamento anti-Covid, anzi. Lo studio ha provato anche che Sitagliptin  porta non solo a una riduzione significativa dei livelli glicemici, ma anche a una riduzione del 27% del ricorso alla ventilazione meccanica e del 51% il ricorso  alla terapia intensiva». Ora si prospetta una sperimentazione su pazienti Covid senza diabete, in corso di autorizzazione da parte dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. 

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