Variante Omicron, 4 dei 5 casi rilevati nella Bergamasca sono in Val Brembana

Individuati dalla Microbiologia del «Papa Giovanni XXIII»: un paziente in terapia, una donna di San Giovanni Bianco e tre legati fra loro, pare in ambito scolastico.

La variante Omicron continua la sua avanzata: in Italia i casi sequenziati sinora sono 55, è stata intercettata anche in Lombardia (a Milano 9 casi e a Brescia 1) e ora è ufficiale: ci sono anche 5 casi a Bergamo. Lo ha confermato ieri l’Ats, Agenzia per la tutela della salute, di Bergamo, parlando della presenza della mutazione riscontrata in cinque tamponi positivi, tutti appartenenti a persone vaccinate da tempo con doppia dose, sequenziati dai laboratori dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. «L’Ats comunica che sono stati rilevati cinque casi di variante Omicron sul territorio provinciale – recita la nota –. Tre persone sono collegate tra loro, mentre le altre due non hanno collegamenti né tra loro né con le prime tre. Tutti e cinque i casi avevano da tempo completato il ciclo vaccinale ma non ancora ricevuto la dose booster».

Tre uomini e due donne

Da fonti attendibili risulta che si tratti di due donne e tre uomini: nel dettaglio, un caso riguarderebbe un paziente già in cure periodiche per altre patologie al «Papa Giovanni» che, sottoposto a tamponi di controllo, sarebbe risultato positivo; un secondo una donna della Valle Brembana, pare di San Giovanni Bianco, inviata a fare il tampone su indicazioni dell’Ats; gli altri tre casi, collegati fra loro, sarebbero emersi dai test della cosiddetta «linea scuola»: si tratta di due maschi e una donna, con un’età tra i 40 e i 18 anni, con ogni probabilità almeno un soggetto apparterrebbe al personale scolastico. I tamponi sarebbero stati effettuati mercoledì, il risultato del sequenziamento e dell’individuazione della variante Omicron è stato ufficializzato ieri. Nessuno dei cinque positivi bergamaschi ha sviluppato sintomi gravi. «Tutti i cinque casi sono stati messi in quarantena già dal momento in cui hanno effettuato il tampone antigenico – spiega Ats –. Sono tutti paucisintomatici, in buone condizioni, e stanno effettuando la quarantena al loro domicilio. I loro contatti stretti sono in isolamento e sottoposti agli accertamenti del caso».

La «macchina» del tracciamento e della ricostruzione della catena dei contagi è quindi scattata immediatamente, anche se al momento non è stato reso noto né se questi soggetti abbiano avuto contatti con persone arrivate dalle zone più a rischio dell’Africa, o da altri Paesi europei dove l’Omicron ha una diffusione ben più alta che in Italia, né se loro stesse abbiano effettuato viaggi recenti in località a rischio. Di certo, c’è che tutti e cinque i positivi alla variante Omicron avevano concluso il ciclo vaccinale con la doppia dose, ma non ancora ricevuto il «booster», la terza dose che, stando ai dati più recenti diffusi nel mondo scientifico, risulta essere ben più protettiva contro la Omicron del ciclo vaccinale con due sole dosi. Il lavoro febbrile per la ricostruzione dei contagi che è scattato in queste ore dopo l’individuazione dei cinque casi Omicron porterà, con ogni probabilità, a svelare anche altre positività nel giro di poco tempo: la nuova variante del virus Sars-Cov2 sembra infatti avere un’alta velocità nel diffondersi, ed essere più contagiosa della Delta.

La task force speciale

L’Ats, proprio per questo, si è già attivata per costituire, in tempi rapidissimi, una task force che si dedicherà esclusivamente al tracciamento di positivi all’Omicron; al momento, comunque, da una rilevazione effettuata dall’Ats di Bergamo emerge che, nella Bergamasca, è dominante ancora la Delta: al 6 dicembre la Delta risultava riscontrata sul 99,6% dei tamponi soggetti a sequenziamento.

Stasi: «Massimo impegno»

«L’impegno dei nostri operatori sta aumentando ulteriormente nel tentativo di tenere sotto controllo la pandemia da Covid – ha dichiarato ieri Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo –. La minaccia della nuova variante Omicron che sta facendo registrare i primi casi a Bergamo sta contribuendo a far incrementare la richiesta di tamponi e di conseguenza siamo fortemente impegnati con i nostri infermieri nell’attività di effettuazione dei tamponi anti Covid e nell’individuazione e allestimento di spazi aggiuntivi per rispondere alla richiesta già corposa per la linea scuola e oggi in aumento per l’attività di tracciamento». Non a caso, per esempio, proprio per la presenza già individuata di focolai di positività al virus in diversi paesi della Valle Brembana e davanti al fatto che quattro dei cinque casi di Omicron riguarderebbero persone sempre della Valle Brembana, si ipotizza che si potrà arrivare nei prossimi giorni a un boom di tamponi, oltre alla necessità del tracciamento dei contatti dei cinque casi colpiti dalla nuova variante: proprio per questo, visto che all’ospedale di San Giovanni Bianco da oggi partiranno le vaccinazioni pediatriche, l’attività dei tamponi verrà effettuata nella vicina chiesetta di San Rocco.

Laboratorio in allerta

Sotto pressione anche i laboratori dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo: «Il nostro laboratorio di Microbiologia è in allerta e in continua attività per assicurare la massima attenzione alla valutazione delle varianti, grazie al potenziamento delle linee di attività, avviato sin dall’inizio della pandemia – ha aggiunto Maria Beatrice Stasi –. I nostri esperti, insieme alle esperienze che arrivano da altri Paesi, ci hanno messo in immediata allerta. Anche se l’incidenza dei contagi è controllata, siamo in costante rimodulazione dell’organizzazione per continuare a combattere contro la pandemia». L’Unità di Microbiologia del «Papa Giovanni», guidata da Claudio Farina, è l’unico presidio, insieme all’Istituto di ricerca Mario Negri (che collabora anche con l’Asst Bergamo Est) a effettuare il lungo e complesso lavoro di sequenziamento nella provincia di Bergamo.

«Stavamo sequenziando tamponi selezionati secondo gli algoritmi stabili dalla Regione con il Ministero, e abbiamo individuato cinque casi di Omicron rilevati in altrettante persone, tutte vaccinate da mesi, residenti in diversi punti dalla nostra provincia – spiega Claudio Farina –. È accaduto esattamente quello che ci aspettavamo, ossia che la variante Omicron comincia ad essere individuata anche nelle nostre zone. Resta da capire ora se si tratta di forme autoctone, o importate da viaggi o frequentazioni con persone che si spostano». Sia il «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo che il Mario Negri partecipano alle indagini sulle varianti in Italia, coordinate dall’Istituto superiore di Sanità: l’ultima survey, del 6 dicembre scorso, dava la variante Omicron al 0,19% sul territorio nazionale. La prossima indagine è attesa per lunedì.

«È proprio dei virus mutare: è scritto nella loro storia. Certo, bisognerà capire bene cosa comporterà la comparsa di questa variante così diversa dalle altre – osserva Claudio Farina – .In generale, le varianti hanno imposto l’introduzione di nuove indagini e a maggior ragione con la Omicron. Siamo già attrezzati a ricercarla, con metodi diversi, e poi a sequenziarla: ma è un’ attività delicata, complessa e lunga per i tempi di lavoro. Sta di fatto che i volumi di attività sono estremamente aumentati. Anche i tempi di risposta possono essere un po’ più lunghi perché gli esami - oltre a essere aumentati di numero - devono essere fatti in sequenza.Un’attività delicata e lunga, che richiede tempo e competenza».

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