Beatrice Arrigoni, nuovo album tra improvvisazione e poesia

Il disco. La vocalist bergamasca per «Questo tempo» ha scelto i testi di poetesse italiane. In concerto il 27 a Mantova.

È certo una protagonista delle nuove leve del jazz orobico e si distingue per una vocazione artistica rigorosa e solida. Lei è Beatrice Arrigoni e a dir il vero l’identità jazzistica le va stretta. Ha seguito tutto l’itinerario formativo oggi a disposizione di chi vuole apprendere il mestiere della musica. Pianoforte classico da bambina, canto moderno al Cdpm di Bergamo, seminari in giro per l’Italia, diploma presso i Civici Corsi di Jazz di Milano nel 2013, biennio in Canto jazz al Conservatorio Verdi di Milano. Cruciale l’effetto dei laboratori sperimentali tenuti dal pianista Stefano Battaglia che l’ha avvicinata all’improvvisazione non idiomatica.

Nel frattempo molte le esperienze professionali in combo jazz, in cori gospel e a cappella, con il Contemporary ensemble di Giovanni Falzone. Si è laureata nel 2014 in Lettere moderne con la lode, e per la tesi in Canto Jazz ha composto appositamente musiche per settetto su testi di Emily Dickinson, Sylvia Plath e Wallace Stevens. Sei album all’attivo, di cui quattro da leader e uno, «Questo tempo» (Da Vinci), pubblicato nel corso del 2022. Nel 2020 si è esibita nella sezione «Scintille di jazz» di Bergamo jazz. Accanto a formazioni votate alla sperimentazione e alla ricerca («Entanglement» e il quartetto del contrabbassista Niccolò Faraci) ha coltivato anche i repertori del jazz tradizionale («Lucy’s pie tiny orchestra»).

Dell’incontro con Stefano Battaglia sottolinea: «I suoi laboratori mi hanno fatto avvicinare all’improvvisazione estemporanea e al connubio tra musica e poesia, tra parola e improvvisazione, che sono diventati il fulcro dei miei interessi».

La ricerca artistica l’ha portata ad allontanarsi da quegli elementi di stile tipici del jazz. «I lavori più recenti sono significativi perché rappresentano il mio distacco dal jazz. Non mi sono mai sentita una “cantante di jazz” perché è un vestito che mi sta un po’ stretto. È una parte del mio mondo ed è una vicenda culturalmente molto connotata, riferita anche a certe rivendicazioni sociali di un certo tipo. Ora sento che c’è ancora tanto da studiare e da scoprire. Ho studiato con una cantante barocca, compongo e vorrei iscrivermi a composizione classica».

«È un album realizzato a quattro mani. Mi piace sottolineare che ho scelto i testi, tutti di poetesse italiane. Non è stato facile selezionare, come non è stato facile gestire il testo improvvisando. Siamo partiti dai testi, dalla forma letteraria, da parole chiave per stabilire le atmosfere. Abbiamo individuato parametri musicali specifici per le diverse sezioni del testo, sviluppando momenti improvvisati e momenti più definiti per armonia, ritmo, intervalli, melodia, timbro, ma senza mai fare diventare questi momenti una “composizione scritta”»

L’approccio improvvisativo alla musica resta importante per questa ottima cantante, ma secondo coordinate che disegnano nuove mappe creative: «L’improvvisazione mi consente di sviluppare diverse influenze musicali. Mio nonno era un pianista classico e mia sorella si è formata alla musica classica. Amo il jazz ma la mia pratica dell’improvvisazione attinge a qualcosa che ha a che fare anche con la musica classica, con la musica contemporanea, con la musica barocca e antica, con il folk». Una scelta di campo lucida e poco ortodossa che fa i conti con un mondo della produzione musicale ben diversamente orientato: «Non ci sono abbastanza spazi per la musica d’improvvisazione. Non credo che non ci sia un pubblico disposto ad ascoltare cose nuove ma mancano occasioni dove certe cose possano accadere. Recentemente sono stata a Berlino e sono rimasta colpita dall’attenzione del pubblico, dal numero di locali e di rassegne dedicate a questo mondo. Qui le cose sono molto più difficili». Pure segnali di novità ci sono: «C’è un bel gruppo di improvvisatori della mia età che si stanno dedicando a questa musica e si sta creando una complicità importante».

L’album «Questo tempo» è una realizzazione collettiva che vede la vocalist al fianco, oltre che di Battaglia, di Luca Di Battista alla batteria e di Nazareno Caputo al vibrafono, alla marimba e alle percussioni. Un ottimo lavoro che è stato anche proposto da Rai Radio tre. «È un album realizzato a quattro mani. Mi piace sottolineare che ho scelto i testi, tutti di poetesse italiane. Non è stato facile selezionare, come non è stato facile gestire il testo improvvisando. Siamo partiti dai testi, dalla forma letteraria, da parole chiave per stabilire le atmosfere. Abbiamo individuato parametri musicali specifici per le diverse sezioni del testo, sviluppando momenti improvvisati e momenti più definiti per armonia, ritmo, intervalli, melodia, timbro, ma senza mai fare diventare questi momenti una “composizione scritta”». In cantiere il quartetto rinnovato con Danilo Tarso al pianoforte, Andrea Grossi al contrabbasso, Mattia Galeotti alla batteria e un disco in uscita, «Terrestre», con testi in italiano. Il 27 ottobre Beatrice sarà in concerto a Mantova nella sezione Young del festival jazz.

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