Giorgio Pasotti: «Do voce a chi salvò Calcio dalla fame»

L’INTERVISTA. L’attore sarà in scena venerdì 1° dicembre nella chiesa parrocchiale: «Nel mio monologo interpreto Baruffi, uno dei 12 uomini che nel 1903 fondarono la Cassa Rurale strappando da miseria e usurai i compaesani più poveri».

Una storia di coraggio e di valori autentici, dove dodici semplici cittadini misero a rischio i loro beni, credendo fermamente nel valore superiore del bene comune, declinandolo in spirito di autentica e vera mutualità.

È questo quanto verrà messo in scena venerdì alle 21 (ingresso libero e gratuito), nella chiesa parrocchiale di Calcio, per l’evento celebrativo che la Banca di Credito Cooperativo dell’Oglio e del Serio ha pensato per festeggiare i 120 anni della Fondazione della Cassa Rurale di Prestiti di Calcio. Uno spettacolo, «Aspettando domani», che racconta il fatto scatenante dell’evento che ha permesso la fondazione della Cassa Rurale di Prestiti di Calcio.

Gli spettatori assisteranno così al monologo di Alessandro Baruffi, uno dei dodici coraggiosi uomini che il 16 luglio 1903 investirono due Lire di quota sociale e misero a garanzia il proprio patrimonio per fondare la Cassa Rurale di Prestiti di Calcio. Attraverso le sue parole, pronunciate alla vigilia della costituzione, scopriamo le ragioni e gli ideali che spinsero un umile falegname a imbarcarsi in un’impresa tanto ardita e gli innumerevoli dubbi con cui, anche a causa del legittimo timore per il futuro di moglie e figli e del tentativo di parenti e amici di dissuaderlo a correre un simile rischio, si trovò a fare i conti nel momento della scelta.

Nonostante tutto, però, decise di fidarsi degli altri fondatori e del proprio istinto. L’indomani, animato dal desiderio di cambiare le sorti dei suoi compaesani più poveri e strapparli da miseria e strozzini, prese coraggio e lasciò la sua firma sull’Atto Costitutivo della Cassa Rurale di Calcio. La storia, come ben sappiamo, alla fine gli ha dato ragione.

Affidato alla direzione artistica di deSidera e creato dalla giovane scrittrice Carlotta Balestrieri, «Aspettando domani» verrà interpretato, accompagnato dalla violoncellista Daniela Savoldi, da Giorgio Pasotti con cui abbiamo parlato proprio del reading.

Pasotti, perché ha deciso di accettare questo ruolo?

«Mi ha colpito la vicenda umana di questa storia. Questi uomini semplici, che hanno cambiato le sorti del mondo coi loro gesti, hanno valore alto e noi dobbiamo lodarli ed essergli vicini e onorare queste scelte e le persone che coi loro gesti hanno fatto cose importanti. Dobbiamo essere ispirati da loro. Quindi era giusto che accettassi il ruolo e il minimo che possa fare è leggere una storia di una di queste persone che hanno contribuito nella costruzione di un mondo migliore».

Come è stato lavorare a questo spettacolo?

«È stato tutto molto semplice. Quando si hanno di fronte persone preparate e professionisti affermati è tutto molto semplice. L’armonia si è raggiunta facilmente».

Quale è la storia che racconta questo spettacolo, quella che si può scorgere dietro alla trama e ai fatti?

«Stiamo parlando di un uomo che aveva otto figli, di un falegname, di una persona umile e semplice. In realtà questi falegnami non erano poi semplici bottegai ma di più, erano artisti, persone che avevano una passione e ne facevano un lavoro. Oggi è molto difficile rendere la propria passione il proprio lavoro, si pensa al risultato. E poi la famiglia: se pensiamo ad oggi una famiglia di otto figli sembra impossibile; oggi vi è l’egoismo di una società che ci ha portato a non fare figli o al massimo ad averne 1 o 2. Mentre all’epoca, pur non avendo possibilità economiche elevate, le famiglie contribuivano a far figli e creare così la società, e senza far mancare nulla a loro. Ci sono quindi tante sotto-storie molto importanti in questa vicenda che ci ispirano e insegnano come le lamentele di oggi non sono nulla e come all’epoca, con molto meno, funzionava paradossalmente tutto meglio».

Chi è Alessandro Baruffi? E cosa porta in scena di sé stesso, cosa renderà Alessandro Baruffi un po’ Giorgio Pasotti?

«In realtà io non vorrei ci fosse nulla di Giorgio Pasotti. Vorrei solo prestare la mia voce a un testo e attraverso la mia competenza fare arrivare la vita di questa persona nella vita di oggi. Non vi sarà nulla di mio se non la capacità di far comprendere le parole di Baruffi, di emozionare e meglio ancora valorizzare questa storia. Io ci sarò solo per restituire la sua vita semplice che è in realtà gigantesca per quello che ha fatto costituendo questa banca».

Esistono oggi persone coraggiose come Baruffi? La società attuale non dovrebbe ritrovare quello spirito che ha permesso ai 12 fondatori di mettere a rischio i loro beni, credendo fermamente nel valore superiore del bene comune, declinandolo in spirito di autentica e vera mutualità?

«Purtroppo oggi di esempi così virtuosi ne abbiamo pochissimi. Oggi abbiamo paura ad esprimere persino la nostra idea perché si è giudicati e distrutti, sui social ad esempio. Non c’è più il rispetto per le persone, per la parola data, la società è malata e incancrenita e di virtuoso ha ben poco. Dobbiamo quindi tornare a quegli esempi, come questo di Baruffi, per farci guidare, perché gli esempi sono più importanti dalle parole. Oggi la società è lontana da essere una società sana e sono preoccupato per tante ragioni, per tutto ciò che si sente nella cronaca, come la violenza sulle donne, ma anche in generale. Siamo una società che sta prendendo una deriva pericolosa. È bene quindi stringerci attorno a questi esempi, valorizzarli, raccontarli, ai più giovani soprattutto, che vanno spinti ed educati a valori più alti».

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