
( foto brescia/amisano © teatro alla Scala)
LIRICA. Sei rappresentazioni con Juan Diego Flórez e Julie Fuchs. Nel cast anche Barbara Frittoli, che domenica 19 ottobre sarà a Villa di Serio.
Torna in scena al Teatro alla Scala per sei rappresentazioni dal 17 ottobre al 7 novembre «La Fille du régiment» di Gaetano Donizetti, nel celebre allestimento firmato da Laurent Pelly, andato in scena per la prima volta nel 2007 al Covent Garden di Londra. Protagonista Juan Diego Flórez, che fece notizia nello stesso 2007 alla Scala (nell’edizione diretta da Abel per la regia di Crivelli) bissando la cabaletta «Pour mon âme», famosa per i suoi nove do di petto. Accanto a lui Marie è interpretata dal soprano Julie Fuchs; Pietro Spagnoli è Sulpice, Géraldine Chauvet la Marchesa di Berkenfeld, Pierre Doyen interpreta Hortensius.
Barbara Frittoli, una delle artiste più amate dal pubblico scaligero, torna al Piermarini con il ruolo cameo della Duchessa di Crakentorp (il soprano domenica alle 17 si esibirà nel salone nobile di Villa Carrara, al «Festival in villa» di Villa di Serio in un concerto di canto e pianoforte, accompagnata al pianoforte da Stefano Giannini).
A Milano sarà Evelino Pidò a dirigere Orchestra e Coro del Teatro alla Scala; il maestro torinese aveva diretto nel 2024 «Don Pasquale», altro capolavoro donizettiano concepito durante il soggiorno a Parigi.
« La Fille du régiment» - su libretto di Jean-François-Alfred Bayard e Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges - non è una classica opera italiana come «Don Pasquale», ma un’opéra-comique, con cui Donizetti si sforzava di adattarsi alle regole di un genere profondamente francese, basato su un vivace equilibrio tra parti cantate e recitate.
« La Fille du régiment» - su libretto di Jean-François-Alfred Bayard e Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges - non è una classica opera italiana come «Don Pasquale», ma un’opéra-comique, con cui Donizetti si sforzava di adattarsi alle regole di un genere profondamente francese, basato su un vivace equilibrio tra parti cantate e recitate
Il soggetto della vivandiera del reggimento aveva già dato spunto a numerose commedie popolari rappresentate nei teatri di Parigi e aveva avuto risonanza anche in letteratura. Donizetti ammicca al nuovo ceto medio parigino: la vicenda della trovatella di nobili origini che sfugge a un infelice matrimonio combinato tocca un tasto al quale la borghesia orléanista, che in Francia rimase al potere almeno fino alla Terza Repubblica, è particolarmente sensibile. Il reggimento che accoglie l’orfana doveva corrispondere a un ideale di integrazione e concordia sociale, tipico di una classe che accoglie i ceti subalterni e favorisce la promozione dell’individuo. Donizetti fu del resto artista che mai rinunciò a sondare le emozioni del cuore femminile, mettendo al servizio del teatro un infallibile istinto sulle questioni del cuore, mai rinunciando a tentare di scardinare le ipocrisie nelle quali il femminile è stato suo malgrado costretto dal pregiudizio maschile.
Laurent Pelly colloca l’opera nel pieno della Prima Guerra Mondiale, trasponendo nel Novecento la vicenda originariamente ambientata in Tirolo nel 1805.
«La Fille du régiment» manca dunque dal Piermarini da 18 anni. La cronologia scaligera ricorda queste esecuzioni al Teatro alla Scala: ottobre 1840; marzo 1928; febbraio/marzo 1968; febbraio 1969; giugno/luglio 1996; febbraio/marzo 2007.
© RIPRODUZIONE RISERVATA