La poesia di Padre Turoldo all’alba nella canzone di Gazich

Molte fedi sotto lo stesso cielo. Il 2 ottobre alle 6 il concerto spirituale del musicista bresciano con il brano «Il vecchio e la notte» dedicato al sacerdote.

Dopo tante letture diluite nel tempo, Michele Gazich ha scritto la canzone «Il vecchio e la notte» in omaggio a Padre David Maria Turoldo. La presenta per la prima volta il 2 ottobre all’ora dell’alba (alle 6) nell’Abbazia di Sant’Egidio a Fontanella di Sotto il Monte dove per tanti anni il sacerdote poeta ha operato. Il concerto spirituale è organizzato in seno alla rassegna «Molte Fedi sotto lo stesso cielo» in occasione del trentesimo anniversario della morte del sacerdote. Daniele Rocchetti, ideatore della rassegna, spiega così la scelta: «Dopo l’attualissima lettura di “Salmodia della Speranza” interpretata da Moni Ovadia, ci sembrava bello ricordare Padre David in musica con un concerto e un musicista che da tempo si lascia

Il concerto nell’Abbazia di Sant’Egidio a Fontanella di Sotto il Monte dove per tanti anni il sacerdote poeta ha operato

interpellare dai testi e dalla biografia del prete e poeta milanese. Lo faremo in una cornice suggestiva quale è l’abbazia di Fontanella all’alba della domenica. Sarà la prima esecuzione nazionale de “Il vecchio e la notte”, il brano che Michele ha partorito insieme a Marco Lamberti in circa 4 anni, dal 2017 al 2021. Con questo evento si compie il ricordo di Padre Turoldo, sperando che non sia una conclusione ma un continuo ritorno ai suoi testi profetici e poco rassicuranti».

Brani «verticali»

Il musicista bresciano, da qualche tempo di stanza a Venezia, accanto a quel pezzo inedito, proporrà dal vivo un’ampia selezione di brani «verticali» suonati in compagnia di Marco Lamberti (chitarra, bouzouki e voce) e Giovanna Famulari (violoncello e voce). L’ora, il tema, la peculiarità della musica, della scrittura del cantautore, rendono l’evento unico. Gazich nell’intervista rilasciata a «Eppen» confessa la sua ammirazione per Turoldo: lo definisce un «credente sul crinale del buio, che ha urlato la sua dolorosa fede fino all’ultimo giorno». La canzone che gli ha dedicato è cantata a due voci, mescola parole scritte appositamente ad alcuni versi del poeta. Ha avuto una gestazione lunga e tortuosa, come tutte le opere sentite. È nata a margine della costante rilettura della poesia di Turoldo. Michele quella poesia l’ha fatta risuonare dentro sé per diversi anni, ha scritto e riscritto la musica sino a semplificarla, a renderla perfettamente essenziale al messaggio. Ha spogliato le parole da ogni tentazione retorica per dare un’anima sensibile alla canzone. Padre Turoldo vive nell’equilibrio del testo che canta Michele e nei versi interpretati da Marco Lamberti. La scrittura ancora una volta parte dal silenzio, come reazione al vuoto di rumore.

Violinista, raffinato, outsider della canzone d’autore, Gazich ne «Il vecchio e la notte» rende omaggio a un credente affatto pacificato, saldissimo nel suo radicamento alla fede. Di solito Michele racconta le contraddizioni dell’oggi attraverso la potenza dell’allegoria. Lo fa con forza, con una dedizione esemplare. Suona sempre con intensità, avvolge le melodie con i suoni degli archi, chiamando in causa altri musicisti amici che condividono la sua ispirazione sono al dettaglio. Ogni disco di questo cantautore non allineato traccia un solco profondo. Prendete un album come «Argon»: prende le distanze dal resto della canzone d’autore come quel gas nobile che fatica a combinarsi con gli altri. Dà la misura di una differenza al tempo

istintiva e calcolata. Gazich nell’arco di una decina di dischi ha messo un’ammirevole distanza artistica tra sé e il cantautorato. Nelle sue canzoni non mancano mai i riferimenti colti. In «Argon», ad esempio, la galleria delle evocazioni è larga: da Primo Levi a Montale, D’Annunzio e Claudio Lolli, altro cantautore non in linea. Cantato teatrale, voce incisiva, questo violinista cantautore nutre una scrittura nitida, colta. Al rigore compositivo e di contenuto, coniuga a tratti un’attitudine folk rock che serve ad accendere qualche graffio di luce. Resta unico, un cantautore altro, difficile da trovare ai piani alti delle classifiche dove i «gas» si vanificano spesso e volentieri.

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