
Cultura e Spettacoli / Hinterland
Giovedì 29 Maggio 2025
La «transumanza» sonora delle Capre a Sonagli inizia il tour
CONCERTO. Il 30 maggio la prima data della band bergamasca al Druso di Ranica. Verranno presentati nuovi singoli con un sound rinnovato che dall’estetica punk si sposta nei territori del groove elettronico.
Rimanere sintonizzati su «Carosello 2084 MHz» vuol dire mettersi in sintonia con la musica sempre in trasformazione de Le Capre a Sonagli. Il gruppo bergamasco ha nuovi brani per trasmissioni radio clandestine. Manda segnali più o meno arcani, stilizza visioni digitali che guardano oltre il già visto e sentito di quel che è stato avvertito sino ad oggi. La posta ora è alta: Le Capre si sono immerse in un groove oscuro che non dimentica le origini punk, ma viaggia su melodie oblique, rumori, lamine d’elettronica, ritornelli che sembrano sortire da un sogno distorto. Un groove che Le Capre a Sonagli mettono in scena il 30 maggio al «Druso» di Ranica (inizio 21.30; ingresso 10 euro) prima tappa del loro tour.
Aprono il live gli Spread
Fanno da gruppo spalla gli Spread, altra band bergamasca attiva da anni, forte di una discografia che, entro la fine del 2025, si arricchirà di un quarto lavoro. Nell’occasione presentano il singolo «Stato Nato».
Suoni ipnotici e da videogame
Le Capre a Sonagli hanno pubblicato da poco un paio di singoli: il primo «Cream The Green Butter», ipnotico, in linea con i suoni del «Funeral Rave Party» del 2023, l’altro è «Cadillac And Unicorn». Si tratta di un «brano videogioco» che accompagna l’ascoltatore nell’universo anti-utopico del suono contemporaneo. Musica difficile da spiegare, facile da sentire. I due pezzi arrivano dopo la svolta del «rave» e alimentano la trasmissione radiosonica del già citato «Carosello»: fantasioso contenitore che inzeppano di suoni.
Sperimentazione elettronica
Oggi il sonoro delle Capre è radicale, elettronico, sporco, avvinto come l’edera all’estetica del punk. E allora ci si chiede dove vada a parare questo piccolo gregge di sperimentatori. La risposta arriva da Stefano Gipponi, voce e chitarra della band: «Abbiamo scelto i punti di forza della nostra musica per condurli alle estreme conseguenze. Il groove, il battito l’alta ballabilità, quello che mentre ascolti ti costringe a muovere il corpo, la testa, il piede. Ci siamo inoltrati in questa direzione abbandonando le altre caratteristiche».
Una percezione fisica
Le Capre hanno superato la fase della «narrazione» per orientarsi in una dimensione sostanzialmente live, dove il suono e il ritmo accadono, lasciano aperte le porte di una percezione fisica ancor prima che intellettuale. Affrontano una sorta di «deriva techno», anche se la parola non rende giustizia a una musica che chiede l’immersione nell’ambiente evocato dai suoni. Le canzoni hanno una lingua volutamente poco decifrabile, fatta di fonemi, contrasti ritmici, reiterazioni elettroniche. Anche gli effetti della voce sono portati alle estreme conseguenze, con il risultato di far diventare suono ogni emissione vocale. Una volta il gruppo partiva dalle parole e le processava col ritmo, ora è stilizzato prima il percorso sonoro, poi sono aggiunte parole in inglese che, possibilmente, si leghino al «soundscape», il paesaggio acustico. Inutile dire che nulla è improvvisato nell’ultimo gioco favorito de Le Capre, anzi si seguono linee guida molto precise. L’idea è quella di «transumare» verso una dimensione live i suoni che nascono nella bottega elettronica del gruppo, e creano ipnosi
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