Nel laboratorio dove rinasce il suono, anche il fortepiano usato da Donizetti

CHIRURGHI DELLA TASTIERA. Dalle cure dei maestri restauratori Roggeri e Bonomi ad Alzano Sopra le sonorità originali di antichi e prestigiosi pianoforti: «Una vera emozione lavorare sullo strumento del compositore bergamasco»

Un laboratorio dove il suono rinasce. Due musicisti con la loro maestria paragonabile a quella dei certosini, dei chirurghi o dei cesellatori curano corde, martelletti, tasti per riportare le sette note della tastiera del pianoforte alle sonorità originarie. Pianoforti e non solo. La cura vale anche per spinette, fortepiani e clavicembali.

Il «Laboratorio restauro del suono» si trova ad Alzano Sopra e, varcata la soglia, si viene avvolti da sensazioni emozionali che proiettano nel mondo della musica, quella colta. In bella mostra pianoforti in uno spazio a volte che ben si addice allo strumento inventato a Firenze nei primi anni del XVIII secolo da Bartolomeo Cristofori con l’intento di superare i limiti dinamici del clavicembalo, allora predominante.

I restauratori sono anche musicisti

I due maestri restauratori, insegnanti di musica, hanno in comune la emme del nome proprio: Mauro Bonomi, diplomato in pianoforte, e Marco Roggeri, chitarrista e contrabbassista dell’ensemble «Estudiantina». E anche la emme di Musica: da quarant’anni mettono le loro abili mani nel «ventre» dei pianoforti per curare la complicata meccanica a partire dai martelletti rivestiti in feltro collegati ai tasti per arrivare a produrre i suoni delle sette note con l’orecchio assoluto.

La storia di Marco e Mauro

«Ci siamo conosciuti a scuola dove insegnavamo educazione musicale – racconta Mauro Bonomi – in comune la passione per la costruzione degli strumenti. Così nel 1990, dopo aver frequentato corsi di restauro, abbiamo deciso di aprire un piccolo laboratorio di riparazione degli strumenti sia a corde pizzicate che percosse a Scanzorosciate. Un lavoro che ci ha subito dato grandi soddisfazioni e nel 2010 ci siamo trasferiti ad Alzano».

Dalle loro cure sono rinati pianoforti di fior di musicisti, di importanti sale da concerto, di dimore storiche, di eredità, di collezionisti, di prestigiosi festival musicali e persino il fortepiano suonato dal nostro massimo compositore Gaetano Donizetti.

«Per restaurare quel fortepiano del 1830 ci abbiamo messo non solo passione ma la nostra anima musicale – continua Mauro Bonomi –, è stata una vera emozione metterci le mani. Come nel pianoforte costruito e suonato da Muzio Clementi. Pianoforte del 1818 acquistato da un collezionista che poi si è rivolto a noi per restaurarlo. Il 90% del nostro operato è per il restauro dei pianoforti anche a coda. Due anni fa abbiamo restaurato un viennese del 1850 di un privato che poi l’ha donato al Teatro Donizetti e che ora si trova nella sala Riccardi. Abbiamo avuto anche un incontro molto significativo per il nostro lavoro, soprattutto a livello umano con il maestro Giandrea Gavazzeni nella sua casa di Città Alta. Il maestro, musicista straordinario, ci ha spronato a continuare nel nostro lavoro perché lo riteneva molto importante per ottenere una qualità del suono con affinità timbriche di intensità tali da favorire le esecuzioni dei pianisti».

Siamo entrati nel laboratorio

Nel laboratorio il tavolone da lavoro è zeppo di tasti, martelletti, feltri, viti, caviglie, calibri e micrometri e strumenti «mignon» che catturano lo sguardo. A fianco l’incanto di un pianoforte verticale a nudo. Un intreccio di corde che fanno vibrare le corde emozionali di chi osserva rapito quel concentrato di «cavi» issati alla pedaliera e alla tastiera. «Questa meccanica è una dannazione, ci stiamo lavorando da mesi per riuscire a riportarlo ai suoni originari – spiega Bonomi – È un pianoforte tedesco del 1800 con diversi errori di costruzione che insieme a Marco stiamo cercando di risolvere con una pazienza infinita. Per il proprietario ha un valore affettivo e per noi è diventata una sfida tra tasti e corde perché si rimetta a suonare tutte le ottave della tastiera». Un lavoro che intreccia passione e la magia del suono. I due esperti restauratori si tengono sempre aggiornati su materiale e nuove tecniche con corsi di restauro a livello nazionale e internazionale. Nel bel mezzo del laboratorio un fortepiano appena restaurato che a coperchio chiuso fungeva da tavolo da pranzo come si usava un tempo nelle famiglie dove la musica era vera passione.

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