Notte bianca... rossa e verde: jazz e classica celebrano il Made in Italy

Lallio. Venerdì 2 settembre, dalle ore 19, nella chiesa arcipresbiterale una ventina di rinomati jazzisti e organisti si confronta con autori, invenzioni e fantasie sonore del Belpaese. Un’idea di Alessandro Bottelli.

Definire i contorni di cosa sia effettivamente lo stile italiano in musica non è impresa da poco. Sta di fatto che quando Johann Sebastian Bach scrive il suo trascinante «Concerto in stile italiano» ha in mente una manciata di autori di provenienza geografica ben delimitata: Vivaldi, Albinoni, Marcello. E dunque Venezia. Per il Kantor lo stile italiano si identifica con quello dei musicisti veneziani della sua epoca, i maestri che in gioventù aveva così assiduamente studiato, trascritto e ammirato e, da par suo, fecondamente assimilato.

Non solo Vivaldi

La l’italianità delle sette note si esprime soprattutto – e oseremmo dire forse principalmente – in quella straordinaria invenzione, in quel pirotecnico salto di immaginazione che è il melodramma, di cui i compositori del Belpaese hanno detenuto l’assoluto monopolio per generazioni, sfornando capolavori sia seri sia comici dal taglio ineguagliato. Monteverdi, Cavalli, Scarlatti, Pergolesi, Jommelli, Piccinni, Porpora, Cimarosa, Paisiello, Cherubini, Spontini, Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, Ponchielli, Puccini, Mascagni, sono solo alcuni nomi di una ininterrotta linea creativa incentrata sulla bellezza della melodia. Ma c’è anche uno stile italiano di funambolico virtuosismo, incarnato dal violinista genovese Niccolò Paganini, capace di ammaliare le folle e di ispirare, con le sue strabilianti conquiste tecniche, frotte di pianisti-compositori: da Schumann a Liszt, da Brahms a Rachmaninov.

Tra Napoli, Rota e Morricone

Tuttavia, lo stile italiano si esemplifica anche in altri ambiti, meno accademici ma più popolari, quali ad esempio la canzone napoletana, che mantiene un primato non trascurabile nell’immaginario melodico globale. Per non dire poi delle musiche per film create da due fuoriclasse come Ennio Morricone e Nino Rota, autori dal «sound» personale e riconoscibile, frutto di istinto e coltivata sapienza costruttiva.

A dare voce a tutto questo – e tanto altro ancora – e a indagare da punti di vista differenti che cosa sia veramente e attraverso quali generi, forme, autori si esprima lo stile italiano in musica, ci penserà la terza «Notte bianca jazz-organistica» di Lallio, una iniziativa ideata e diretta da Alessandro Bottelli (scrittore di testi per musica e infaticabile agitatore culturale) in collaborazione con la parrocchia, che venerdì 2 settembre a partire dalle ore 19 riunirà, nella Chiesa Arcipresbiterale dei Ss. Bartolomeo e Stefano, una ventina di rinomati organisti e jazzisti già applauditi in precedenti edizioni della rassegna concertistica «Box Organi. Suoni e parole d’autore», da otto anni appuntamento culturale fisso della cittadina situata nelle immediate vicinanze di Bergamo.

Organo e organisti

Nata per valorizzare l’organo Bossi Urbani 1889 della Parrocchiale in senso antitradizionale – non come oggetto d’antiquariato quindi, ma come strumento vitale capace di reggere lo stimolante confronto con le sfide della modernità –, aumentandone le potenzialità espressive anche in dialogo con situazioni musicali non convenzionali, la kermesse si avvarrà, tra l’altro, della qualificante presenza degli organisti Giancarlo Parodi (interprete e didatta di fama internazionale, titolare dal 1963 dell’organo della basilica di Gallarate), Fausto Caporali (noto per le sue qualità di improvvisatore, insegna al Conservatorio «G. Verdi» di Milano ed è organista della cattedrale di Cremona), Wladimir Matesic (docente al Conservatorio «G. Frescobaldi» di Ferrara, ha tenuto concerti sugli organi di tutta Europa), Stefano Rattini (allievo di Parodi, è titolare dell’organo della cattedrale di Trento), Manuel Tomadin (vincitore di prestigiosi concorsi internazionali, è noto soprattutto per le sue interpretazioni di pagine tardorinascimentali e barocche), Ivan Ronda (autentico virtuoso, spazia dal barocco alla contemporaneità) e Massimiliano Di Fino (bergamasco, organista e cantante lirico, fine interprete e profondo conoscitore del repertorio italiano ottocentesco) che si alterneranno alla tastiera del prezioso strumento con un ricco ventaglio di brani anche di rarissimo ascolto (dalle «Sonate» giovanili di Giacomo Puccini al «Concerto per organo solo» di Johann Gottlieb Graun).

Duetti e assoli a ritmo di jazz

Tra un’esibizione e l’altra di questi accreditati maestri, potremo apprezzare l’arte dell’improvvisazione messa a punto da jazzisti di valore appartenenti a generazioni diverse quali Gianluigi Trovesi (clarinetti), Federico Calcagno (clarinetto basso), Alberto Bonacina e Mauro Salera (flauti dolci), Tino Tracanna e Massimiliano Milesi (sassofoni), Giovanni Falzone (tromba), Roberto Olzer (organo), Andrea Candeloro (organo Hammond), Nadio Marenco (fisarmonica), Alberto Varaldo (harmonica cromatica), Sandro Di Pisa (chitarra jazz elettrica), Enrico Euron (arpa celtica), con una serie di colorate elaborazioni, in assolo o in duo, di pagine tratte da celebri opere donizettiane e verdiane o da madrigali di Claudio Monteverdi e Gesualdo da Venosa, o frutto di personali rielaborazioni di sigle vivaldiane, di stilemi corelliani, di canzoni napoletane («Reginella», «Tu si’ ‘na cosa grande»), di successi anni ’60-’70 di Mina o di Battisti / Mogol. Spazio anche alle prime esecuzioni assolute, con due nuovi brani scritti per l’occasione da Grimoaldo Macchia (compositore, organista, pianista e direttore d’orchestra romano con all’attivo un ricchissimo catalogo di musiche per organo) e da Stefano Rattini («Per Venezia – Movimento di concerto»).

In sinergia con il Jazz Club

Insomma, una lunga notte che si prefigura di innegabile interesse, divenuta realtà anche grazie alla perseverante disponibilità del parroco di Lallio, don Fabio Trapletti, e alla perdurante collaborazione con il Jazz Club di Bergamo, un’associazione ormai storica che per il secondo anno consecutivo ha voluto sostenere questo evento riconoscendone qualità e originalità.

Costituito nell’anno 2004 dal compianto Vittorio Scotti e da alcuni amici per diffondere e sostenere la cultura musicale del jazz, il sodalizio ha radici che risalgono al 1956, anno in cui alcuni jazzofili bergamaschi fondarono il primo jazz club cittadino con l’obiettivo di portare a Bergamo importanti musicisti, ancor prima che enti pubblici cittadini avviassero nel 1969 la Rassegna Internazionale Jazz trasformatasi poi in Bergamo Jazz Festival. L’associazione ha svolto per anni un’intensa attività di valorizzazione del territorio attraverso una serie di iniziative concertistiche contrassegnate dalla presenza di grandi nomi del jazz italiano e straniero, e da quella di giovani talenti e veterani di indiscusso valore.

Un particolare ringraziamento, infine, a chi ha reso possibile la realizzazione di questa terza e impegnativa edizione della manifestazione, che si avvale del contributo della Fondazione Credito Bergamasco, delle ditte Zanetti, Montello, Agnelli Metalli, Ferretticasa, Co.Me.C., Fra.mar, Ambrosini e dell’Associazione Libera Musica, oltre che del patrocinio e del sostegno della Provincia di Bergamo e del Comune di Lallio, di Eliorobica come sponsor tecnico e della media partner del quotidiano Avvenire, del settimanale Famiglia Cristiana, di santalessandro.org, settimanale online della Diocesi di Bergamo, e della rivista specializzata Jazzit. Ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti. Per informazioni e prenotazioni è possibile telefonare al 388/5863106.

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