Omaggio a Maria, canzoni per riflettere sulla vita

A Longuelo.Lorenzo Monguzzi e Valerio Baggio in concerto l’8 dicembre nella chiesa parrocchiale. «Testi come preghiere, partendo da De André».

Ogni anno, quando è possibile, don Massimo Maffioletti organizza un concerto l’8 dicembre nella sua chiesa Beata Vergine Immacolata di Longuelo, a Bergamo. «Omaggio a Maria» è dunque una consuetudine. L’anno scorso era stato invitato Eugenio Finardi, stavolta arrivano Lorenzo Monguzzi & Valerio Baggio per un concerto ovviamente a tema (inizio ore 21; ingresso libero, prenotazione obbligatoria via mail: [email protected]). Valerio è il musicista a tutto campo che conosciamo, Monguzzi è un apprezzato cantautore, da solo e alla testa dei Mercanti di Liquore.

Ha lavorato tanto a teatro con Paolini sonorizzando le sue performance, ed è il regista stabile della Compagnia Teatrale Mucche Grosse tutta al femminile. I Mercanti hanno iniziato la loro avventura tanti anni fa rileggendo il repertorio di De André, poi Monguzzi ha ballato da solo in qualche disco compreso «Zyngher». Tanti autori riveduti e corretti, riportati nell’alveo della poetica del cantautore monzese.

Per il concerto dell’Immacolata il tema di Maria è d’obbligo anche per un laico attraversato dal dubbio come Monguzzi: «Non mi capita spesso di parlare di Maria, ma negli anni, nonostante io faccia fatica ad avere una continuità di rapporto con la fede, ho imparato ad averne profondo rispetto. Nel tempo certi incontri mi hanno cambiato la prospettiva e questa avventura dell’“Omaggio a Maria” la vivo come un’occasione per approfondire certe tematiche e per avere un atteggiamento costruttivo nei confronti della vita e anche della società. È troppo facile fare il mangiapreti come piace a certi colleghi. Preferisco esercitare rispetto e cercare risposte».

Cosa ha scelto per questo itinerario ispirato seppur laico?

«Beh, la prima cosa che mi è venuta in mente è “La buona novella” di De André che è già quella cosa lì: un omaggio. Puoi essere scettico e poco incline alla fede, ma alla fine finisci per confrontarti con la meravigliosa storia dei Vangeli. Fabrizio è il primo che l’ha fatto e in modo esemplare. Per me è il suo disco più bello. Anch’io ho scritto una preghiera in un disco uscito durante il lockdown: “Zyngher”, tutto in dialetto brianzolo. Con Valerio faremo anche altro, compreso una versione molto intima di “Mira il tuo popolo”».

Di cosa parla «La Preghiera del ladèr»?

«Di un tema che mi è caro e in fondo si richiama a Fabrizio. Lui è stato il primo a schierarsi dalla parte degli ultimi, cercando di leggere il mondo da quella prospettiva. La canzone è il tentativo di trovare una mia preghiera, per capire come avrei pregato. Il protagonista della canzone non ha seguito le regole giuste della fede, ma ciò nonostante rivendica una clemenza, un affetto».

Quanto le canzoni di De André e le sue l’hanno aiutata a entrare in una dimensione di ricerca spirituale? Sempre che sia accaduto.

«Per me scrivere canzoni e ascoltare musica è qualcosa che ha a che fare con la componente spirituale della vita. Se è vero che ho fatto sempre fatica a riconoscermi nelle “regole” della fede, così come mi sono state proposte sin da piccolo, è altrettanto vero che ho cercato la mia parte spirituale in altri mondi, in altri posti. E cercandoli in altri posti prima o poi torni alla base. Il cammino è comunque in corso. Sono speranzoso che ci sia qualcosa di più del biologico nascere, respirare, mangiare, crepare. Ben venga dunque l’interrogarsi, confrontarsi, raccontarsi».

I Mercanti di Liquore prima, Marco Paolini poi, esperienze teatrali, dischi a suo nome, tante canzoni: com’è il bilancio?

«Questo è un periodo particolare: tra guerre, instabilità, crisi economiche, miserie annunciate. E proprio in questo clima non drammatico mi sento tutto sommato fortunato e anche un po’ coraggioso. Ho avuto la possibilità di dedicarmi alla mia passione e ha funzionato, anche senza gli agganci iniziali che servono sempre. Sono andato in giro a suonare, ho scritto le mie canzoni, vivo così da trent’anni. Sono contento di essere riuscito a fare quel che mi piaceva, mantenendo una certa coerenza artistica».

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