Rancore: «Viaggio in un altro universo»

Nxt Station Il rapper romano presenta il suo ultimo album «Xenoverso» dal vivo venerdì 5 agosto in piazzale Alpini a Bergamo (inizio ore 21.30, ingresso libero sino alle 20). Parole e musica conducono in una sorta di romanzo distopico, un’opera metaletteraria dove la musica diventa avventura introspettiva nel cuore della natura umana.

La distanza tra Tarek Iurcich, in arte Rancore, e il resto del rap italiano è tutta lì da misurare: nelle rime, nei dischi, nell’ultimo album «Xenoverso». Il rapper romano lo presenta dal vivo venerdì 5 agosto al Nxt Station di piazzale Alpini a Bergamo (inizio ore 21.30, ingresso libero sino alle 20; biglietti ancora disponibili). A Quattro anni da «Musica per bambini», dal contenuto affatto semplice, il nuovo concept album indica un universo «altro». Parole e musica conducono in una sorta di romanzo distopico, un’opera metaletteraria dove il viaggio diventa avventura introspettiva nel cuore della natura umana.

Un viaggio straniante. Perché?

«Intanto volevo rompere il concetto di disco. Siamo abituati a sentire lavori in cui ogni persona tratta un tema, magari con un fil rouge tra una canzone e l’altra. Io volevo rompere tutti gli schemi a cui siamo abituati e creare un concept che avesse una narrazione e soprattutto un immaginario tutto suo; inventato di sana pianta. Ho cercato di essere il più possibile originale, evitando il minestrone di citazioni, e così mi sono inventato qualcosa. “Xenoverso” nella fase di scrittura ha richiesto tanto tempo, anche perché ho dovuto capire quali fossero gli assiomi su cui costruire un nuovo mondo tutto da raccontare. Dovevo capire la distanza tra l’universo, il mondo in cui ho scritto questo lavoro, e “Xenoverso”. Quando scrivo le canzoni cerco di creare mondi, in questo caso ho portato il disegno all’estremo. Ogni canzone è una lettera specifica che io porto da un mittente a un destinatario, tra un verso e l’altro».

L’album è anche un inno di ribellione contro la superficialità imperante.

«Nel momento in cui esplori o crei un ambito nuovo rompi gli schemi della realtà e provi a ricostruirli diversamente. Destrutturi per dare nuova struttura. Raccontando la fantasia, guardo la realtà con senso critico. In fondo questo è la base del rap: la critica sociale, politica. Ma nel 2022 puoi raccontare la realtà quotidiana anche con un telefonino, fotografandola. Io avevo voglia di saltare a pie’ pari nel mondo delle meraviglie per raccontare ancor meglio, da altra angolazione, il mondo che ci circonda».

In uno «skit» alla «Blade Runner» un verso dice: «Creare una comunicazione tra i versi è un sogno».

«Nella stesura del lavoro ho creato un immaginario che prevede protagonisti e figure che popolano il mondo “alternativo”. Ogni canzone è un lettera che passa da universo a xenoverso, come se ci fosse una divisione duale tra questi mondi. Le persone che portano queste lettere le ho chiamate “cronosurfisti” perché surfano tra un verso e l’altro creando una comunicazione che potrebbe portare alla pace dei versi stessi. C’è in atto una guerra tra i versi ed è la metafora della guerra che noi ingaggiamo con le cose che non conosciamo e ci mettono paura».

Lei ha detto: «Xenoverso» è la mia Divina Commedia, o la mia umana tragedia. In che senso?

«Perché all’interno c’è questo percorso “dantesco” che conduce l’ascoltatore in un viaggio. Si parte da “Ombra” e “Freccia” e già siamo in una sorta di selva oscura. Poi si arriva in una terra di mezzo, in un mondo a due dimensioni, una specie di Purgatorio. E sul finale si arriva in una zona dove è più facile il dialogo con se stessi. Il percorso tra l’altro prevede una crescita del protagonista: conosce altri e altri lati di sé che non conosceva. C’è il viaggio e il procedere nell’inconoscibile, anche se qui c’è poco di divino, semmai siamo più prossimi all’umana tragedia».

Questo concept potrebbe diventare la base di un romanzo? Ci ha pensato?

«In verità sì. Ma c’è sempre il momento giusto per fare le cose. Credo che un giorno si possa trasformare in un romanzo o in qualche cosa d’altro ancora. Il progetto dà la possibilità di creare anche qualcosa di crossmediale».

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