San Pellegrino, quando si sciava sulla plastica. Dalle pellicole ritrovate nel fango nasce un docufilm

La guida alpina Miky Oprandi le ha recuperate tra i ruderi della «Pista del sole», attiva dal ’63 al ’68. Qui i ritiri della Nazionale italiana, sciarono Thöni e Killy. Ora l’ideatore Francesco Cima vorrebbe farla rinascere.

«Ritrovare e poi far rivivere quelle pellicole è stata un’emozione incredibile. Perché per me - come per tanti altri di San Pellegrino - quella pista è rimasta magica, un luogo che purtroppo, noi ancora piccoli, non abbiamo potuto vivere pienamente». La «Pista del sole» di San Pellegrino fa ancora sognare, a oltre 50 anni di distanza. Micky Oprandi, guida alpina di 56 anni, sanpellegrinese appassionato di musica e video, è salito sulle alture della cittadina termale, tra la Vetta e Frasnito, recuperando tra rifiuti e ruderi della storica pista da sci in plastica, le pellicole dell’epoca. Testimonianze che rischiavano di andare perdute per sempre. Qui, tra il 1963 e il 1968 Francesco Nicola Cima di San Giovanni Bianco, appartenente alla famiglia di industriali della carta, realizzò una pista da sci in plastica. Prese il nome di «Pista del sole» dalla montagna che la sovrastava. Una struttura avveniristica per l’epoca, che seppe attirare i più grandi campioni dell’epoca, l’interesse della Federazione mondiale di sci e di tutta la stampa sportiva.

«Nacque e fu una pista didattica e per i campioni sportivi - ricorda ancora oggi Francesco Cima - non fu mai turistica. Qui i bambini imparavano a sciare, si disputarono gare internazionali e si allenarono i più grandi campioni dell’epoca. E si formarono anche maestri di sci». Attorno alla pista nacque un vero e proprio centro turistico-sportivo, con uno chalet-ristorante, due piscine, un campo da tennis coperto, ma anche un pattinaggio sintetico e ancora una pista per bob, slittini e una pista da fondo. Si tennero due ritiri della Nazionale di sci alpino, tre ritiri di quella di fondo e quattro di quella di combinata e salto. Inizialmente la salita degli sciatori avveniva grazie a un camioncino con panchine, poi arrivò una vera e propria seggiovia a portare gli sciatori all’inizio della pista.

Arrivarono così le prime gare, anche il primo campionato del mondo di sci su plastica. Qui gareggiarono i più grandi campioni di quegli anni, dal francesce Jean-Claude Killy a Gustav Thöni e Fausto Radici. D’inverno la pista veniva innevata con 12 cannoni, anch’essi all’avanguardia per quel periodo.

Il successo arrivò rapidamente come, purtroppo, anche il declino. La pista chiuse nel 1968; negli anni successivi vennero realizzati alcuni eventi sportivi e incontri di carattere culturale e sociale. Poi l’abbandono totale e i vandalismi nelle strutture.

È l’autunno del 2020 e il sogno della guida alpina Oprandi di riscoprire quel luogo magico diventa realtà. Sulla pista trova solo distruzione e abbandono, ma dall’erba riaffiorano ancora pezzi della pista blu in plastica e tra fango e ruderi quelle pellicole che ora sono diventate un docufilm di 40 minuti, ancora inedito. Nel frattempo il sogno di Francesco Cima, oggi 81enne, non si è spento del tutto. Progetta un crowfounding, raccolta fondi online per riaprire con nuove modalità e attrazioni quel luogo magico, rimasto - come chiude il film di Oprandi - uno straordinario «ricordo per chi l’ha vissuto e un sogno per chi lo ha solo immaginato».

IL FILM ANCORA INEDITO, SI PREPARA LA PRIMA VISIONE

Nascoste sotto il fango, tra le macerie. Eppure ancora così chiare. Testimoni di un’epoca straordinaria, di sei anni che - come dice nel film Francesco Cima - «portarono una ventata di giovinezza a San Pellegrino, breve, ma di grande giovinezza». Miky Oprandi, sanpellegrinese, guida alpina ma anche appassionato di musica e filmati, è riuscito a ritrovare quelle pellicole e a salvarle dall’oblio dopo mezzo secolo.

Pellicole in formato 8 e 16 millimetri. Per riuscire a visionare le prime ha recuperato un vecchio «Super 8», per quelle a 16 millimetri ha fatto rispolverare la vecchia macchina cinematografica di Zorzone a Oltre il Colle. Ne è nato così un documento d’epoca (per ora in rete è disponibile il trailer), con l’intervista a Cima, le foto e soprattutto i filmati originali a colori che - accompagnati dalle canzoni di quei tempi - testimoniano la genialità - come la definisce Oprandi - di Cima, ideatore della «Pista del sole», capace in pochissimo tempo di aprire una struttura avveniristica che attirò l’interesse di tutto il mondo sportivo. Prima bianca, poi blu «come se fosse un fiume», ricorda Cima. I paletti già snodabili, prima il camioncino a portare gli atleti a inizio pista, poi la seggiovia vera e propria a monoposto sopra Frasnito e tutte le altre strutture sportive a corollario.

Con il ristorante-albergo che ospitò clienti «fuggiti» dal Grand Hotel ormai vetusto. Il docufilm - Oprandi è alla ricerca di un’occasione per presentarlo pubblicamente - termina con l’oggi, con i vandalismi nelle strutture e il degrado. La «Pista del sole» oggi rimane solo nei ricordi di quei pochi che poterono goderla. Chissà, forse, la prevista rinascita della Vetta, poco distante, potrebbe riaccendere l’interesse di qualche altro imprenditore illuminato di oggi.

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