Tra stelle del cinema e viaggi spaziali, l’arte di Dallara è «romantica»

MOSTRA. Inaugurata al Centro culturale San Bartolomeo l’esposizione delle opere del cantante dalla lunga carriera: sulle tele volti di dive e suggestioni cosmiche. «La pittura è l’altra passione della mia vita».

Pianeti, satelliti, buchi neri e… Marilyn Monroe. Giovedì 1 febbraio Bergamo ha ospitato Tony Dallara in veste di pittore con l’inaugurazione della mostra «Tony Dallara 60» che resterà in città fino al 25 febbraio esposta al Centro Culturale di San Bartolomeo (10-12.30; 16 -19). Le tele colorate e fantascientifiche raccontano di un altro Tony. Non il vincitore del Festival di Sanremo nel 1960 con «Romantica» o dei grandi successi «Ti dirò» o «Come prima», ma l’artista che sin dalla fine degli anni sessanta ha trovato nella pittura lo strumento per soddisfare una necessità interiore di espressività che la sola musica non poteva soddisfare. «È’ l’altra passione della mia vita che ho da sempre. Mi ricordo quando da bambino mi incantavo passando davanti a qualche galleria d’arte. E, anche se pochi lo sanno, la pittura è stata parallela alla mia carriera di cantante», racconta Tony nel suo libro “Tony Dallara 60” presentato in occasione dell’inaugurazione della mostra.

Il fascino del cosmo

Ad 87 anni Tony ha raccontato le sue opere al pubblico presente affascinato dalla sua arte poliedrica, in compagnia della moglie Patrizia. Un lungo matrimonio (51 anni d’amore) da cui sono nate due figlie: Lisa (presente all’inaugurazione) e Natasha. Tony ne ha fatta di strada, viaggiando per il mondo e conoscendo i grandi miti di Hollywood (come Jane Russel con cui fece anche una tournee, Dean Martin e Nat King Cole). Solo lo spazio gli manca da conquistare. Ma poco importa, perché lui i pianeti e le stelle li racconta nelle sue tele. «Sono sempre stato attratto dalla luna. Mi ricordo quando ci fu la prima spedizione sulla luna: come avrei voluto partire con gli astronauti. Ma quel mistero senza fine che è lo spazio ho cercato di portarlo nella mia arte. Partendo dai buchi neri che immaginavo, sognavo. Ora li hanno scoperti, ma nella mia mente sono reali da tanti anni», racconta Tony.

L’incontro con Marilyn

Nel suo viaggio lungo il viale dei ricordi non può non mancare il viso di Marilyn Monroe che, in un certo senso, è diventata anche la sua Marilyn. Perché al volto, gli occhi, i capelli e alle curve di Norma Jean (vero nome dell’attrice), Tony ha dedicato numerosi suoi dipinti. «Nel 1962 l’ho incontrata in un teatro di New York durante una serata con un sacco di addetti ai lavori. E’ arrivata avvolta in un foulard, piccolina di statura, ma bellissima, dotata di grande fascino. Mi si è avvicinata e mi ha dato la mano, come ha fatto anche con tutti gli altri. Ma io sono rimasto talmente colpito che per tre giorni non mi sono più lavato la mano destra», racconta Tony ridendo. «Purtroppo dopo qualche mese è morta, altrimenti l’avrei rivista e conosciuta meglio perché era in programma una tournee in Italia con lei, come l’anno prima con Jane Russel, un vero peccato. A lei ho anche dedicato la canzone Norma».

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