Venezia, aperte dopo 500 anni le Procuratie Vecchie. La storia: fra i costruttori tre architetti bergamaschi

In piazza San Marco L’edificio restaurato diventa la casa della Fondazione «The Human Safety Net»: uno spazio all’insegna dell’inclusione, dell’innovazione e della sostenibilità. Alla costruzione, tra il ’400 e il ’500, lavorarono gli architetti Mauro Codussi, Bartolomeo Bono e Guglielmo d’Alzano.

Le Procuratie Vecchie di Venezia riprendono vita. L’iconico complesso in Piazza San Marco, che corre dalla Torre dell’Orologio al Museo Correr, è stato riaperto venerdì 8 aprile alla città e al pubblico al termine di un restauro che ha coinvolto i 12.400 metri quadrati dei tre piani dell’edificio, sostenuto dalle Assicurazioni Generali, proprietarie dell’immobile, e durato cinque anni sotto la guida di David Chipperfield.

Con i vertici del Leone – il ceo Donnet, e il presidente Gabriele Galateri – alla riapertura di ieri anche una parata di ministri (Dario Franceschini, Renato Brunetta, Massimo Garavaglia), il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e il presidente del Veneto, Luca Zaia: dentro al palazzo, tutti stregati dalla vista meravigliosa della Piazza dall’alto, attraverso finestre ovoidali quasi a raso con il pavimento, e dalla spettacolare terrazza che guarda sulle vicine cupole di San Marco e il Campanile.

Le Procuratie vecchie diventeranno la casa della Fondazione «The Human Safety Net», uno spazio all’insegna dell’inclusione, dell’innovazione e della sostenibilità. «È un recupero straordinario – ha dichiarato il ministro della Cultura, Dario Franceschini –, in un luogo così simbolico che mostra come può essere piena la collaborazione tra pubblico e privato. Questa piazza è la metafora di competenze e del lavorare insieme. Qui ci sono musei, la sede di Generali, archivi. C’è un incrocio di competenze. Questa è la dimostrazione che si può tutelare e valorizzare, innestando architettura contemporanea di qualità».

Il palazzo all’epoca dei Procuratori di San Marco rappresentava il potere politico del Doge. La piazza di oggi è quella rifatta alla fine del XII secolo dal Doge Sebastiano Ziani che, dopo aver interrato un rio, diede all’area le grandi dimensioni attuali. All’inizio del XVI secolo iniziarono i lavori di ripristino, che si estesero, dopo un grande incendio, nel 1512. All’«opera sublime», per il Molmenti, contribuirono, oltre a Scamozzi, in modo determinante, tra ’400 e ’500, ben tre architetti bergamaschi: per alcuni storici l’edificio - uno dei più famosi al mondo - fu progettato da Mauro Codussi (da Lenna) e continuato (secondo parere unanime) da Bartolomeo Bono (figlio di Taddeo e nipote di Zuane Buono da Gandino), che ne diresse i lavori dal 1514 al 1517, e poi in qualità di Proto della Repubblica sovraintese l’appalto che il 1° settembre di quell’anno venne affidato, quanto alla sua realizzazione, a Guglielmo d’Alzano (il cui nome già dà una precisa indicazione della sua provenienza geografica). Per l’epoca si trattava di un complesso davvero enorme: 152 metri di lunghezza, 50 arcate e 100 finestre. Dopo la caduta dei Dogi, il luogo trovò una nuova funzione nel 1832, con le Assicurazioni Generali che si insediarono nelle Procuratie vecchie affittando le prime due stanze, e nel tempo ne acquisirono la quasi totalità.

Una giornata di festa, quindi, quella di ieri, per Generali e per Venezia tutta, che riporta alla vita un luogo storico e maestoso di una delle città e delle piazze più conosciute in assoluto. «È un’opera faraonica e iconica – ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia –, questa giornata verrà ricordata nella storia. Dopo 500 anni vengono aperte le Procuratie vecchie, ma soprattutto siamo di fronte ad una nuova Agorà, una nuova piazza nella piazza. Spero che si approfitti di questo bel restauro, fatto nel rispetto del lavoro di chi lo ha realizzato 500 anni fa, anche per farne un modello replicabile, in cui c’è il rispetto per il passato ma si guarda anche al futuro». «Questa è iniziativa significativa per il patrimonio culturale e storico europeo – ha concluso il commissario europeo per gli affari economici, Paolo Gentiloni. Della storia è giusto essere orgogliosi».

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