Crisi planetaria e personale riflesse in un gioco di specchi

Recensione. Inestricabile intreccio tra dimensione individuale e globale; tra problemi, complicazioni, miserie, scelte, individuali e problemi planetari.

Sembra questo il centro di «Tasmania» (Einaudi, pagine 258, euro 19,50), l’ultimo libro di Paolo Giordano, autore dell’indimenticato «La solitudine dei numeri primi». Il protagonista si occupa, per sensibilità personale ma anche per lavoro, della questione ambientale, e decide di partecipare, come giornalista, alla conferenza delle Nazioni Unite sull’emergenza climatica del 2015 a Parigi. Ma ha il sospetto, dentro di sé, di aver colto l’occasione per sfuggire, nella catastrofe generale, ai suoi mali privati. Diluirli, almeno, confondere la mente, sovvertire una gerarchia di pensieri.

Lui e la moglie, Lorenza, da tre anni stanno cercando, senza successo, di avere un figlio. Procedure in vitro, terapie, viaggi della speranza: nulla ha funzionato. Di fronte alla frustrazione delle proprie pulsioni vitali, dei propri tentativi di autorealizzazione, l’Io narrante cerca di immergersi in «qualcosa di ancora più complicato», analista, insieme, che studia le proprie/altrui reazioni, e soggetto coinvolto, immerso dans la mêlée. L’estinzione che aleggia sulla specie è anche quella che minaccia il suo privatissimo destino di individuo privato di discendenza. Questo gioco di specchi, questo rapporto fra crisi generale e individuale sembra, appunto, il cuore della storia. Rapporto analizzato anche nelle sue contraddittorietà. Vedere un futuro segnato dalla catastrofe e voler avere dei figli.

Ma, d’altra parte, i figli sono la sola speranza di sopravvivenza. Per superare la tristezza annidatasi nel loro matrimonio, il protagonista e la moglie fanno un viaggio a Guadalupa, subito dopo la conferenza sul clima: «quattro tonnellate di Co2» nell’atmosfera per vedere, nella hall dell’albergo, vasche popolate di aragoste. Il romanzo è un tentativo di rappresentare la nostra era, in cui ciascuno vive il suo privato su uno sfondo, o un palco, minacciato da una catastrofe ambientale totale, da un uso scriteriato del nucleare, oltreché insanguinato dal terrorismo islamico (Parigi novembre 2015 è il teatro dell’odioso attentato al Bataclan, solo un’emergenza di una serie impressionante). E, insieme, racconta e analizza il misterioso, irrazionale, eppure attivissimo periclitare della nostra specie verso forme diverse di distruzione e autodistruzione.

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