Un altro terremoto, ma la frana è «ferma». «Si capirà meglio nei prossimi giorni»

Lunedì un lieve sisma di magnitudo 2,6 con epicentro a Zone, a pochi passi dal lago sulla sponda bresciana. In un mese è il terzo. Il geologo Sant’Ambrogio: «Finora nessuna nuova accelerazione sul fronte del Saresano».

Dopo la potente scossa di metà dicembre che dall’epicentro Bonate Sotto è stata avvertita in tutta la Lombardia, dopo quella di qualche giorno fa con epicentro Cortefranca a due passi dal Sebino, ieri un altro piccolo terremoto nell’area del lago: alle 13,44 la terra ha tremato a Zone - 2,6 di magnitudo -, paese bresciano a monte del paese rivierasco di Marone. Nessun danno, ma il pensiero di tutti - soprattutto sui social - è corso alla frana del monte Saresano, sotto costante monitoraggio da Arpa Lombardia.Intanto i sindaci hanno chiesto e ottenuto di poter avere un report ogni due mesi, per leggere i dati del monitoraggio. Il Comune di Monte Isola invece sta distribuendo alla popolazione eventualmente interessata dal rischio tsunami, il vademecum con tutte le istruzioni su come comportarsi.

Se il terremoto di Zone abbia potuto provocare degli effetti sulla frana è presto per dirlo, secondo gli esperti. Lo si vedrà nei prossimi giorni . «La risposta non è mai immediata, c’è sempre un certo ritardo quando viene segnalato un movimento – spiega il geologo Sergio Santambrogio della GeoTer, che da tempo segue la frana del Saresano –. Di solito i valori bassi di intensità come quelli di ieri sono avvertiti, ma non determinano movimenti ulteriori. Se ci fossero stati dei movimenti anomali rispetto al trend in atto (al sotto di un millimetro giorno, ndr), sarebbe stato lo stesso cementificio a darne immediata comunicazione, visto che da tempo dispone di una serie di strumenti di monitoraggio in continuo in grado di rilevare il più piccolo scostamento».

Che gli eventi sismici siano concause del movimento, da considerare e monitorare, lo conferma lo stesso studio dei professori Antonio Casagli, Giovanni Crosta e Claudio Di Prisco, che l’hanno illustrato di recente ai sindaci e alle istituzioni. Il grado di influenza dipende dai valori di magnitudo e dalla distanza del terremoto rispetto alla frana. «Quello di Bonate Sotto – afferma Santambrogio – non ha influenzato la frana. Quello del febbraio scorso con epicentro Viadanica, invece, potrebbe essere stato l’elemento scatenante dell’accelerazione registrata allora, anche se ovviamente non abbiamo la certezza».

La cosa certa che viene dai dati del monitoraggio è che la frana si muove sotto un millimetro al giorno. «Diversa sarebbe la soglia di attenzione - dice lo studio - se la velocità media rilevata sui sette giorni precedenti superasse un millimetro». Altrettanto certa la necessità di «procedere con le operazioni di monitoraggio e di progettazione di mitigazione». Altra certezza, l’adozione di un «approccio prudenziale per le attività di volate, sospendendole almeno fino all’esecuzione dei lavori di stabilizzazione», come suggeriscono ancora i ricercatori . «Prima vengono l’incolumità dei cittadini e l’integrità dell’ambiente. Fermate una volta per tutte le attività del cementificio prima che sia troppo tardi, garantendo la ricollocazione lavorativa per tutti i lavoratori» chiedono a gran voce il deputato bergamasco di Leu, Devis Dori, e l’ex consigliere regionale ed ex deputato di Rifondazione comunista, Ezio Locatelli.

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