
(Foto di Afb)
L’ANALISI. Altro che caso dell’estate. La vicenda Lookman, tormentone di casa Atalanta da due mesi a questa parte, è invece un segnale di speranza per tutti voi, forzati della sveglia, vittime predestinate immolate all’altare del lunedì mattina.
Provateci. Fate a meno di recarvi per un paio di settimane in ufficio, in studio, in fabbrica, a scuola. Poi vi ripresentate e (se vi aprono ancora la porta) al momento di ricominciare a lavorare dite «no, fermi un attimo, non siamo mentalmente pronti». Potrà finire in diversi modi a seconda di quanto sia comprensivo il datore di lavoro, difficilmente finirà come nel calcio, dove l’eccesso di democrazia, come ammonivano già Socrate e Platone nell’antica Grecia, degenera nell’anarchia. Paradossi di un pallone che rotola sempre più lontano dalla vita reale.
Alla quale, per fortuna, c’è chi resta saldamente ancorato e il suo dovere continua a farlo attaccato a una maglia, a una città e ai valori che rappresentano. A partire da Ivan Juric, che sabato ha ritirato la sua patente di atalantinità con una veemente filippica (con tanto di accorato, italianissimo improperio) sull’identità e l’appartenenza, e su chi deve pregare o convincere chi per entrare (o tornare) a farne parte. Come Giorgio Scalvini, nel finale di gara gratificato domenica 14 settembre (con merito) anche della fascia di capitano a soli 21 anni. Uno che si è sempre fatto trovare mentalmente (anche se non sempre fisicamente) pronto, nonostante in estate il Newcastle abbia fatto avere a lui l’offerta per un ingaggio doppio rispetto a quello percepito in nerazzurro, e alla società una proposta (da 50 milioni) che poteva anche essere considerata congrua.
E che invece è stata respinta perché quest’anno i big cedibili erano altri, e fra di loro non c’era Scalvini come non c’erano Ederson e Carnesecchi, altri per i quali c’era la fila a Zingonia, ma che i Percassi e Pagliuca non hanno mai minimamente pensato di cedere, perché attorno a loro doveva nascere il progetto della nuova Atalanta. E loro quel progetto l’hanno sposato. Senza fare i capricci. Certo, se un bel giorno Lookman decidesse di tornare della partita non potrebbe che essere accolto con gioia da tutte le componenti del mondo Atalanta. Perché resta un top player. Se solo si sentisse mentalmente pronto…
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