L’ennesima stagione d’oro: l’Atalanta grande del calcio italiano

IL COMMENTO. Sarà che all’ultimo giorno di scuola è sempre tutto un po’ più bello, tutti sono sempre un po’ più bravi e magari ci sta pure un po’ di manica larga con chi, durante l’anno, ha studiato un po’ meno e deve evitare la bocciatura.

Il Parma in odore di retrocessione, tanto per uscire dalla metafora. Però adesso possiamo dircelo. Adesso che le luci del Gewiss Stadium si sono spente - gettando emozioni, speranze, gioie e delusioni nel buio del passato, dal quale riaffioreranno nel tempo, illuminate dalla dolce luce sfuocata dei ricordi - possiamo dirci che è stata un’altra stagione d’oro. L’ennesima del ciclo che ha fatto ormai stabilmente dell’Atalanta una big del calcio italiano e una realtà conosciuta e rispettata in Europa. Lo dice la quinta qualificazione Champions negli ultimi sette anni, in un’era in cui la massima competizione continentale è diventata tal mente appetibile che le grandi fanno follie solo per parteciparvi, salvo avvitarsi in un circolo vizioso che le porta a spendere gli ipotetici guadagni prima ancora di averli messi in tasca. E poi magari ne restano fuori.

E poi è stato l’anno (calcistico) del completamenti del nuovo stadio, un gioiello studiato come modello a livello internazionale (e andando in giro per l’Europa di impianti se ne vedono) che rappresenta un valore aggiunto per la squadra, la società, i tifosi, la città.

L’Atalanta ci è arrivata da terza, con due settimane d’anticipo, nell’anno in cui ha anche accarezzato il sogno scudetto fino a marzo inoltrato, maturando un’esperienza che prima o poi tornerà utile («Vinceremo il Tricolor»,cantavano i tifosi uscendo dallo stadio ieri sera). E poi è stato l’anno (calcistico) del completamenti del nuovo stadio, un gioiello studiato come modello a livello internazionale (e andando in giro per l’Europa di impianti se ne vedono) che rappresenta un valore aggiunto per la squadra, la società, i tifosi, la città. Tutto questo al termine di una stagione difficilissima già in partenza, perché il trionfo in Europa League, esaurite le celebrazioni, poteva lasciare scorie pericolosissime nelle gambe e nella testa, così come ha avuto inevitabili ricadute nell’approccio degli avversari, avvertito fin dalle prime amichevoli di luglio.

E sembra quasi una beffa del destino che ieri sera, per chiudere la stagione, al Gewiss Stadium si siano presentati proprio quelli del Parma. Che per la loro storica maglia sono conosciuti nell’ambiente, appunto, come i Crociati.

E via via resa ancor più difficile, strada facendo, dai mal di pancia di mercato e dagli infortuni. Tre crociati in dieci mesi (senza contare il resto) sono probabilmente un record mondiale. E sembra quasi una beffa del destino che ieri sera, per chiudere la stagione, al Gewiss Stadium si siano presentati proprio quelli del Parma. Che per la loro storica maglia sono conosciuti nell’ambiente, appunto, come i Crociati.

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