Ora la vera Atalanta contro i fantasmi vecchi e nuovi

IL COMMENTO. Così fa male. C’è poco da girarci attorno. Perché i fedelissimi bergamaschi che anche domenica 3 marzo contro il Bologna hanno riempito il Gewiss Stadium ormai si erano fatti la bocca buona, dopo sette vittorie consecutive in 99 giorni nel fortino di viale Giulio Cesare.

Perché la Champions da ieri sera è un po’ più lontana, e anche se non centrarla non sarebbe un fallimento né sportivo né economico, quella musichetta ha sempre un fascino unico. Perché la sconfitta di ieri ha evocato i fantasmi degli scontri diretti del girone di andata, che sembravano ormai scacciati: i vecchi fantasmi di quelle partite che sì, le giochi anche bene, ma poi cadi sulle ingenuità dei più insospettabili (ieri è toccato a Koopmeiners, al momento il gioiello più prezioso e costoso di quella che Adriano Galliani definì a suo tempo l’oreficeria atalantina) e sugli episodi. Fa male, ancora, perché nella breccia aperta dal rigore di Zirkzee e dal gran gol di Ferguson, in quei maledetti 4 minuti scarsi che hanno ribaltato la partita, si è infilata pure l’arrembante Roma targata De Rossi, che ha spinto i nerazzurri al sesto posto.

Ma soprattutto questa sconfitta fa male perché è arrivata contro il Bologna. Un nuovo fantasma, perché è l’avversario che più di ogni altro, fra i tanti che hanno inutilmente cercato di copiarlo negli ultimi otto anni, è riuscito ad avvicinarsi al modello Atalanta. Grazie anche al lavoro di uno degli architetti che quel modello l’hanno progettato e realizzato: Giovanni Sartori. Questo Bologna di Thiago Motta è una realtà e merita la massima considerazione. Quanto poi sia davvero destinato a diventare la nuova Atalanta lo diranno le prossime 11 partite, che sono ancora un’eternità per chi adesso avrà la pressione di doversi muovere allo scoperto, anche se con il vantaggio di non avere distrazioni dall’obiettivo del campionato. Distrazioni che invece avrà l’Atalanta, ma che potrebbero diventare più una cura che un male. Perché tornare subito a respirare l’aria dell’Europa League, in questo momento, può essere solo un bene.

Undici partite di campionato, l’Europa League, la Coppa Italia. Se l’Atalanta torna a fare l’Atalanta, senza farsi condizionare da fantasmi vecchi e nuovi , il romanzo di questa stagione senza fine è ancora tutto da scrivere.

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