Prova di forza che spazza via anche l’ultimo dei «però»

IL COMMENTO. Però, questa Atalanta! «Però», a pensarci bene, è una delle parole più strane della lingua italiana. Pur nascendo come congiunzione dal significato profondamente avversativo, può diventare esclamazione che esprime ammirata sorpresa, con un’evoluzione che rispecchia curiosamente quella vissuta dall’Atalanta nel corso di questa stagione.

Perché da agosto a oggi, sulla strada della banda Gasperini c’è stato sempre un però: però fa fatica, però gioca a sprazzi, però perde gli scontri diretti... Finché, dopo le ultime convincenti esibizioni casalinghe, con tanto di successi pesanti su Milan e Lazio, ne era rimasto solo uno: però soffre in trasferta. Dove non vinceva da due mesi e mezzo (3-0 a Empoli il 30 ottobre) e finora aveva fatto bottino pieno solamente contro squadre in piena lotta per non retrocedere: Sassuolo, Verona, lo stesso Empoli... Né a fugare completamente i dubbi era servita l’impresa di San Siro con il Milan in Coppa Italia. Ieri, con il successo a Marassi contro il Genoa, convincente anche se rotondo al di là dei propri meriti, l’Atalanta ha spazzato via anche quest’ultimo «però». Perché ha vinto in un ambiente difficile contro una squadra di qualità, che finora sul proprio campo era stata capace di fermare sul pareggio Inter e Juventus, cadendo solo con la Fiorentina alla prima giornata e con il Milan in una contestatissima sfida finita senza portieri. Il successo consente di rafforzare il quarto posto mantenendo inalterato il vantaggio su Bologna (+3), Fiorentina e Lazio (+5), allungando sulla Roma (+4 con una partita in meno) e spedendo a distanza siderale Napoli (ora a -7) e Torino (addirittura a -9) fino a poche giornate fa vicine con fare minaccioso. Ed è qui che i tanti «però» avversativi del recente passato si fondono in unico «però» di compiaciuto stupore. Che va estendersi al sinistro con cui De Ketelaere ha aperto la sfida dei mancini fatati, poi raccolta dall’ex Malinovskyi e da Koopmeiners in uno spettacolo balistico di rara finezza. O alla prestazione monstre di Pasalic, che a questo punto sarebbe curioso vedere all’opera in porta. O al primo gol italiano di Touré, che all’esordio in nerazzurro va subito a segno, dopo un calvario lungo 10 mesi, porgendo idealmente alla Bergamo atalantina un fazzoletto con cui asciugarsi l’inevitabile lacrimuccia provocata dai saluti a Muriel.
Però, questa Atalanta...

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