Cuore, un meccanismo mirabile: lo riparano gli ingegneri

LE NUOVE FRONTIERE. Le tecniche cardiologiche e quelle ingegneristiche di alcuni settori dell’industria sono molto simili tra di loro. L’impegno del «Papa Giovanni».

L’emodinamica è la branca della medicina che studia la dinamica della circolazione sanguigna nell’uomo. Il funzionamento di una formidabile pompa dotata di valvole, il cuore, che spinge il sangue verso i polmoni e poi in tutto il corpo, alimentata dal sangue delle coronarie, è l’elemento cardine del lavoro di studio del cardiologo emodinamista. Proprio l’analisi di questo sistema del corpo umano rende simili, per molti versi, le tecniche cardiologiche a quelle ingegneristiche di alcuni settori dell’industria moderna.

La coronarografia tradizionale, unico strumento di diagnosi fino a circa venti anni fa, permetteva la sola analisi quantitativa del restringimento dei vasi. L’avanzamento tecnologico e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale hanno prodotto una rivoluzione sia nelle tecniche di imaging che nella valutazione funzionale dei restringimenti coronarici. Oggi sono disponibili strumenti miniaturizzati in grado di «fotografare» le coronarie dall’interno con gli ultrasuoni o la luce. La OCT (Optical Coeherence Tomography) ne identifica in modo estremamente preciso la struttura delle pareti, la composizione delle placche aterosclerotiche e le calcificazioni. Si ottengono dettagli anatomici fino a 20 micron, di fondamentale importanza per guidare le decisioni dell’emodinamista e del cardiochirurgo. Le moderne tecniche aiutano a calcolare con estrema precisione la dinamica del flusso coronarico e l’entità fisio-patologica della sua riduzione, consentendo di intervenire sulle stenosi realmente critiche.

Rispetto a settant’anni fa l’emodinamica si è evoluta, come abbiamo visto, nella diagnosi e nella terapia coronarica. Oggi è una disciplina che esegue anche interventi strutturali, cioè riparativi e sostitutivi delle valvole e di alcune malformazioni cardiache. Il cardiologo interventista ripara difetti valvolari in pazienti anziani che in passato non potevano essere curati, per un rischio troppo elevato di intervento chirurgico.

La stenosi aortica degenerativa, che colpisce spesso pazienti over 70, oggi può essere risolta con tecniche mininvasive di sostituzione valvolare (TAVI) in sala di emodinamica. Nel caso dell’insufficienza mitralica, cardiochirurghi e cardiologi interventisti possono ricorrere ad un approccio percutaneo per impiantare speciali «mollettine» che si agganciano ai lembi della valvola, correggendone il difetto.

I progressi farmacologici ed interventistici hanno ridotto drasticamente la mortalità per malattie cardiache acute come l’infarto, contribuendo al prolungamento della durata della vita. Di contro, il paziente cardiopatico sempre più convive con un cuore «zoppo» e scompensato, non più in grado di garantire il flusso sanguigno adeguato agli organi.

Un centro di terzo livello ha le migliori competenze e strumenti per il trattamento delle cardiopatie complesse. I professionisti del Dipartimento Cardiovascolare dell’Asst Papa Giovanni XXIII, diretto da Michele Senni, concorrono ad una presa in carico sempre più personalizzata del paziente. Cardiologo, cardiochirurgo, anestesista ed emodinamista, insieme alle professionalità infermieristiche e tecniche, lavorano uniti nella squadra del cuore, l’Heart Team. La Cardiologia 3 Diagnostica Interventistica, diretta da Luigi Fiocca, contribuisce alla cura del paziente cardiopatico con le più aggiornate tecnologie e con le competenze professionali dei dottori Angelina Vassileva, Irene Pescetelli, Paolo Canova e Francesco Moretti, del personale infermieristico specializzato coordinato da Mario Muscatelli, dei tecnici di radiologia, e di tutto il personale sanitario ausiliario.

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