Cuore, mix di tre tecniche per impiantare una valvola mitralica

EMODINAMICA. Una combinazione di tecniche innovative portata avanti dal team di emodinamica di Humanitas Gavazzeni ha permesso offrire una soluzione efficace e meno invasiva a una paziente anziana affetta da scompenso per grave insufficienza mitralica, contribuendo a consolidare l’esperienza nel campo e mostrare il potenziale degli approcci avanzati in cardiologia interventistica.

Il caso, eseguito dal team di emodinamica guidato da Elvis Brscic, responsabile dell’emodinamica di Humanitas Gavazzeni, è quello di una donna di 78 anni, affetta da grave insufficienza mitralica, sottoposta a un trattamento innovativo che ha combinato tre diverse tecniche per l’impianto di una valvola attraverso una procedura percutanea.

La decisione di adottare un approccio non chirurgico è stata presa dall’Heart Team dell’ospedale Humanitas dopo una valutazione approfondita della situazione della paziente, considerando l’alta complessità e il possibile rischio per un reintervento chirurgico. L’obiettivo era trovare un modo meno invasivo per affrontare la sua condizione. Si è quindi proceduto a posizionare, per via venosa femorale, una protesi valvolare biologica nella valvola mitralica danneggiata (tecnica «valve in ring»).

«Ciò che rende questo intervento particolarmente unico è la combinazione di tre diverse tecniche: il “valve in ring”, la “lampoon’”e l’aggiunta di un approccio con puntura transapicale – spiega il dottor Elvis Brscic -. Questa combinazione ha richiesto una pianificazione attenta e una valutazione dettagliata delle immagini anatomiche attraverso ecografia transesofagea e TAC, al fine di prevedere e mitigare eventuali complicazioni».

E aggiunge: «Durante l’intervento, una delle principali sfide era evitare l’ostruzione del flusso sanguigno durante l’impianto della nuova valvola. Per questo è stata eseguita la lacerazione di un lembo valvolare (tecnica “lampoon”), per creare lo spazio necessario per l’inserimento della protesi. Un’altra sfida importante era garantire il corretto orientamento della nuova valvola all’interno del cuore. Utilizzando la TAC, abbiamo simulato la teorica posizione della protesi rispetto l’asse ottimale di impianto al fine di ridurre i rischi di malapposizione e malfunzione della protesi stessa. Abbiamo quindi adottato un ulteriore approccio, assolutamente innovativo: attraverso una puntura transtoracica dell’apice cardiaco abbiamo esternalizzato il filo-guida su cui abbiamo posizionato la valvola ottenendo un risultato ottimale di impianto». Il foro creato nell’apice del cuore è stato al termine perfettamente sigillato con una piccola protesi a tappo.

La procedura è stata efficace e, dopo l’intervento, la paziente ha avuto un rapido e completo recupero; è stata dimessa dall’ospedale dopo cinque giorni e i controlli clinici ed ecografici a distanza di un mese dall’intervento ne hanno confermato il buon esito con un netto miglioramento clinico.

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