Cure per la pelle fra specialità e profili multidisciplinari

Asst Papa Giovanni XXIII. Al reparto di Dermatologia fa riferimento tutta la Bergamasca, ma non solo.

L’ospedale di Bergamo è dotato di un’Unità di Dermatologia specializzata nella cura di malattie neoplastiche e in percorsi terapeutici complessi con gli innovativi farmaci biologici. Una specializzazione che attira una domanda di cura, spesso caratterizzata da urgenza, da un bacino esteso di pazienti che non si limita alla sola provincia. Ne abbiamo parlato con Paolo Sena, direttore della Dermatologia dell’Asst Papa Giovanni XXIII.

Dottor Sena, che tipologia di pazienti segue il vostro centro?

«Come altre unità operative di questo Ospedale, la Dermatologia è un centro di riferimento provinciale per diverse prestazioni. Siamo uno dei pochi centri in Regione a seguire pazienti affetti da linfomi cutanei, patologie non molto comuni ma a volte estremamente gravi. Il nostro ambulatorio per le malattie bollose autoimmuni (pemfigo e pemfigoide) lo scorso anno ha registrato 50 nuove diagnosi, anche qui con pazienti provenienti da tutta la Regione. Proprio questa elevata complessità, i nostri pazienti necessitano di una presa in carico specialistica e multidisciplinare».

Questo che vantaggi comporta per il paziente?

«I nostri dermatologi collaborano costantemente con gli altri specialisti per la diagnosi e cura di patologie spesso di natura oncologica. Siamo l’unico centro in Regione ad avere un ambulatorio condiviso e completamente integrato con l’Ematologia. La nostra capacità di integrazione completa dei dati clinici con quelli istologici, in tandem con l’Anatomia Patologica, diretta da Andrea Gianatti, è frutto di un modello cui guardano quasi tutti i centri in Italia. Il merito va alla lungimiranza di chi, alcuni decenni fa, ha impostato il metodo collaborativo. Mi riferisco all’allora direttore della Dermatologia Tullio Cainelli, e poi a Lorenzo Marchesi, primario emerito dell’Ospedale. Oggi collaboriamo con le Chirurgie (Generale, Plastica, Maxillo-facciale) o con la Radioterapia per il completamento della terapia. Con la Microbiologia e il Laboratorio per gli approfondimenti necessari. E così via».

Quali sono i vostri punti di forza a livello terapeutico?

«Per curare la psoriasi o la dermatite atopica facciamo ricorso alla tradizionale fototerapia, una metodica che si avvale di raggi ultravioletti a volte associati a farmaci. Seguiamo oltre 200 pazienti per un totale di oltre 3.700 prestazioni all’anno. Ma per contrastare l’impatto di psoriasi, dermatite atopica e orticaria negli ultimi anni sono state introdotte nuove terapie, come i “farmaci biologici” che siamo abilitati a prescrivere. Abbiamo in cura oltre mille pazienti con queste molecole innovative, molto costose e a volte complicate in fase di gestione e di controllo».

Ma un dermatologo ospedaliero fa solo visite in ambulatorio?

«Circa un terzo delle 45.000 prestazioni che eroghiamo ogni anno complessivamente, comprende interventi chirurgici e visite ambulatoriali. Un altro filone di attività comprende le consulenze specialistiche per tutte le unità operative dell’azienda, incluso il Pronto soccorso. Eseguiamo poi visite su potenziali donatori di organi, preliminari al prelievo. A queste attività va aggiunto il Day Hospital, dove seguiamo due ricoveri al giorno in media dal lunedì al venerdì».

È inevitabile affrontare un ultimo punto. C’è chi lamenta tempi di attesa eccessivi per una visita dermatologica in provincia.

«Per quanto riguarda il nostro centro, posso dire che molto spesso si rivolgono a noi pazienti da tutta la provincia, non solo dal nostro territorio. È un effetto inevitabile del forte potere attrattivo che esercita la nostra Dermatologia e, più in generale, l’Ospedale di Bergamo. Lo scorso anno abbiamo erogato circa 2.700 prestazioni di categoria U (urgente), per le quali garantiamo l’attesa massima di 3 giorni, e circa 1.250 prestazioni di categoria B o D, che effettuiamo entro 10 o 30 giorni. Ecco perché le visite programmabili, che non hanno carattere di urgenza, si ritrovano a dare la precedenza ai casi che vanno valutati entro poche ore o pochi giorni».

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