
(Foto di Jacopo Maiarelli su Unsplash)
LA PREVENZIONE. Sono in crescits, ma con una dieta sana e alcune accortezze è possibile evitarli.
Le malattie diverticolari del colon rappresentano una delle condizioni più comuni dell’apparato digerente. Sono particolarmente diffuse nei Paesi occidentali e la loro incidenza è in continuo aumento, soprattutto per effetto dell’invecchiamento della popolazione. La prevalenza cresce progressivamente con l’età: meno del 10% degli adulti sotto i 40 anni presenta diverticoli, mentre oltre il 60% degli ultrasettantenni ne è affetto. Questi dati ci fanno comprendere bene l’impatto che questa patologia ha negli ambulatori di gastroenterologia.Diversi i fattori di rischio individuati come determinanti nello sviluppo della malattia: l’età avanzata, una dieta povera di fibre che aumenta la pressione intraluminale, l’obesità, la vita sedentaria, il fumo, il consumo di alcolici, l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei e la presenza di uno stato infiammatorio cronico di basso grado. Ne parliamo con il dott. Elia Armellini, direttore della struttura complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’Asst Bergamo Est.
«I diverticoli sono piccole estroflessioni della parete del colon, simili a sacchetti, che si formano più frequentemente nel sigma e nel colon discendente. Non si tratta comunque di veri diverticoli anatomici».
«La diverticolosi indica semplicemente la presenza di diverticoli nel colon in assenza di infiammazione clinicamente rilevante. Nella maggior parte dei casi il paziente rimane asintomatico per tutta la vita e la diagnosi avviene in modo del tutto casuale, per esempio durante una colonscopia di screening o un esame radiologico eseguito per altri motivi. Un sottogruppo di pazienti, tuttavia, sviluppa quella che viene definita malattia diverticolare sintomatica non complicata, caratterizzata da dolore addominale cronico, gonfiore e alterazioni dell’alvo. Questi sintomi possono compromettere la qualità della vita e talvolta essere confusi con il colon irritabile, con intolleranze alimentari o con altre malattie infiammatorie croniche intestinali. La diverticolite, invece, è l’evoluzione infiammatoria della diverticolosi. Può colpire circa il 10 - 25% dei pazienti con diverticoli e in alcuni casi comporta complicanze severe. Si manifesta clinicamente con dolore addominale, febbre, leucocitosi e segni di infiammazione. L’infiammazione può restare confinata alla parete intestinale e al tessuto circostante, in questo caso si parla di forma non complicata, oppure evolvere in complicanze più gravi come ascessi, fistole, stenosi o perforazioni con conseguente peritonite».
«La diverticolosi indica semplicemente la presenza di diverticoli nel colon in assenza di infiammazione clinicamente rilevante. Nella maggior parte dei casi il paziente rimane asintomatico per tutta la vita e la diagnosi avviene in modo del tutto casuale, per esempio durante una colonscopia di screening o un esame radiologico eseguito per altri motivi»
«Gli esami più utili per la diagnosi sono l’ecografia e la colonscopia. L’ecografia è una metodica rapida, non invasiva, ripetibile ed economica, che consente di identificare i diverticoli, l’ispessimento della parete intestinale, l’aumento della vascolarizzazione e l’eventuale presenza di raccolte pericoliche. Tuttavia, la sua efficacia dipende molto dall’esperienza dell’operatore. La TC addominale è considerata il gold standard nella diagnosi di diverticolite acuta, soprattutto quando il paziente accede al pronto soccorso. La colonscopia, invece, riveste un ruolo fondamentale nella diagnosi differenziale con le neoplasie coliche. È importante ricordare che durante un episodio di diverticolite acuta la colonscopia è controindicata, poiché la distensione del colon e il passaggio dello strumento possono aumentare il rischio di perforazione. L’esame va programmato dopo la risoluzione della fase acuta, generalmente a distanza di 4–8 settimane, con lo scopo principale di escludere tumori del colon, che possono presentarsi con un quadro clinico simile. Non esiste invece indicazione a eseguire colonscopie di controllo nei pazienti con semplice diverticolosi asintomatica».
Quando la diverticolosi è asintomatica non è necessario alcun trattamento farmacologico. In questi casi il compito principale del gastroenterologo è quello di rassicurare il paziente e di promuovere misure di prevenzione primaria. La strategia più importante consiste nell’adottare una dieta ricca di fibre, frutta e verdura, accompagnata da una buona idratazione e da regolare attività fisica
«I sintomi della diverticolite possono sovrapporsi a quelli di molte altre patologie addominali. La sindrome dell’intestino irritabile, ad esempio, può dare dolori e alterazioni dell’alvo simili, ma non si accompagna a febbre o segni di infiammazione. Anche l’intolleranza al lattosio può essere confusa con una malattia diverticolare. Le malattie infiammatorie croniche intestinali, come la colite ulcerosa o il morbo di Crohn, possono presentarsi con sintomi simili, ma l’età d’esordio, la diarrea cronica, il sanguinamento e i reperti endoscopici ed ecografici permettono in genere di distinguerle. Infine, un carcinoma colico può manifestarsi con segni che ricordano una diverticolite complicata, motivo per cui è sempre raccomandata la colonscopia di controllo a distanza di qualche settimana da un episodio acuto».
Quando la diverticolosi è asintomatica non è necessario alcun trattamento farmacologico. In questi casi il compito principale del gastroenterologo è quello di rassicurare il paziente e di promuovere misure di prevenzione primaria. La strategia più importante consiste nell’adottare una dieta ricca di fibre, frutta e verdura, accompagnata da una buona idratazione e da regolare attività fisica. È fondamentale anche chiarire alcuni falsi miti: in passato si consigliava di evitare semi, noci e popcorn per timore che potessero incastrarsi nei diverticoli, ma oggi sappiamo che non vi è alcun aumento del rischio e che tali alimenti possono tranquillamente far parte di una dieta equilibrata. Quando invece il paziente è sintomatico, il trattamento può includere antibiotici non assorbibili, fibre idrosolubili, antispastici e, in alcuni casi, probiotici. Nei pazienti fragili o con sintomi gravi, come dolore intenso, febbre alta o leucocitosi, è indicato il ricovero ospedaliero. Nelle forme lievi di diverticolite, dopo attenta valutazione da parte dello specialista e supporto degli esami di imaging, può essere possibile una gestione domiciliare».
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