
La salute / Bergamo Città
Sabato 27 Settembre 2025
Ectropion, l’unica soluzione resta quella chirurgica
OCULISTICA. L’ectropion è una patologia oculare molto diffusa dopo una certa età, interessa le palpebre e ne altera la fisiologica posizione.
Pur sembrando un problema quasi più estetico, in realtà rende l’occhio più vulnerabile favorendo infiammazioni e infezioni che possono portare a importanti danni con la compromissione della salute oculare. Cosa fare allora? L’unica terapia risolutiva è l’intervento chirurgico, come ci spiega il Dottor Loris Belotti, responsabile dell’Unità Operativa di Oculistica del Policlinico San Pietro.
Dottor Belotti, che cosa è l’ectropion?
«Si parla di ectropion quando una porzione o l’intera palpebra sono estroflessi, ovvero ruotano verso l’esterno. Il risultato è che la superficie dell’occhio rimane esposta all’aria e alle aggressioni esterne. Con il passare del tempo i puntini lacrimali, ovvero le aperture da cui partono i dotti lacrimali, anch’essi esposti verso l’esterno, si restringono e si atrofizzano causando l’epifora, cioè lo stravaso delle lacrime sulla guancia. Una palpebra rivolta verso l’esterno inoltre porta all’insorgenza di infiammazioni secondarie croniche con un ispessimento della parte interna della palpebra che a sua volta favorisce un ulteriore peggioramento dell’ectropion e una sofferenza corneale (cheratopatia) che può sfociare in ulcerazione e perforazione della cornea stessa».
Quali fastidi può comportare?
«I sintomi più frequenti dell’ectropion sono secchezza oculare e sensazione di corpo estraneo; rossore; dolore; epifora, ovvero il travaso delle lacrime sulla guancia; produzione di secrezioni».
Per quale motivo può insorgere l’ectropion? Quali sono le case più comuni?
«L’ectropion può avere cause diverse. Tra queste c’è l’età, a causa del rilassamento dei tessuti. L’origine, però, può essere anche paralitica, ossia conseguente a una paralisi del nervo facciale o a seguito di ictus cerebrali oppure cicatriziale, conseguente a ustioni e traumi, o legata a una complicanza di interventi chirurgici palpebrali».
Come si diagnostica?
«La diagnosi è di tipo clinico attraverso un accurato esame obiettivo da parte dello specialista oculista».
È possibile curarlo?
«La terapia medica con colliri lubrificanti, antibiotici, cortisonici o antinfiammatori può essere indicata per la prevenzione e il trattamento dell’eventuale congiuntivite o cheratite in previsione dell’intervento chirurgico. L’unico trattamento risolutivo, infatti, è rappresentato da un intervento chirurgico, con il quale si riporta la palpebra nella posizione originaria. Effettuato in anestesia locale e in regime ambulatoriale o Day Surgery, a seconda delle tecniche utilizzate dura da 20 a 40 minuti, è assolutamente indolore sia durante sia dopo l’intervento e il risultato estetico e funzionale è immediato. Dal giorno dopo la persona può svolgere la sua normale routine quotidiana con l’unica accortezza di evitare di sudare, fare sforzi e stare in ambienti sporchi. Dopo circa sette giorni viene rivisitata e vengono asportati i punti di sutura che sono fini come un capello. Queste tipologie di interventi vengono regolarmente eseguiti presso la nostra Unità Operativa e ogni anno aiutiamo centinaia di pazienti a risolvere queste patologie che non in tutte le strutture del territorio vengono trattate».
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