Il Covid-19 e la depressione: sintomi cresciuti di 5 volte

Il ritardo nella diagnosi oppure trattamenti psicoterapici non adeguati facilitano nel 40% dei casi l’instaurarsi di una condizione cronica.

La depressione è oggi più che mai un’emergenza sanitaria e sociale: viene considerata la prima causa di disabilità a livello globale e – secondo molte stime – la pandemia di Covid-19 ne sta ulteriormente incrementando l’incidenza, anche a causa della crisi sanitaria ed economica in atto. Non solo è un disturbo ampiamente diffuso e in crescita, ma è anche una delle principali cause di invalidità temporanea e permanente: in Italia la prevalenza dei sintomi depressivi è del 6 per cento nella popolazione adulta, pari a circa 3,5 milioni di pazienti di cui 1,3 milioni con un disturbo depressivo maggiore, con un rapporto donna: uomo di 2:1. Inoltre, le stime indicano che la pandemia ha provocato un aumento di cinque volte dei sintomi depressivi nel nostro Paese: quelli moderati sono quasi quadruplicati e i più gravi sono cresciuti di sette volte e mezzo. «Quella che comunemente chiamiamo depressione include numerosi quadri che differiscono fra loro per caratteristiche sintomatologiche, durata, ricorrenza, risposta ai trattamenti e grado di severità. È più che mai indispensabile, quindi, diffondere una cultura condivisa fra le istituzioni, gli operatori sanitari e la società civile per favorire il riconoscimento, la diagnosi e una corretta presa in carico dei pazienti con questa patologia», introduce Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere.

In questo contesto Fondazione Onda ha ideato il progetto Stargate, che ha previsto l’organizzazione di un tavolo tecnico che ha prodotto il documento «Raccomandazioni nazionali per la presa in carico del paziente con depressione». Le raccomandazioni verranno poi declinate a livello regionale per recepire le istanze dei territori.

Tre gli asset principali emersi: educazione e formazione come presupposto imprescindibile per la conoscenza della patologia; prevenzione per consentire un ricorso precoce e appropriato a diagnosi e supporto medico; cura con una rete nazionale per un accesso a servizi e opportunità di trattamento opportunamente diversificate.

Obiettivo del documento è anche quello di fornire strumenti informativi di sensibilizzazione e divulgazione presso la popolazione generale, per promuovere e diffondere una maggior cultura sul tema del benessere mentale e sulla prevenzione, sul riconoscimento e la cura dei disturbi dell’umore.

«La depressione, ancor più in sindemia, cresce rapidamente, più del 20 per cento in 11 anni, sempre con una predominanza di genere e ad esserne più colpiti sono gli adolescenti, come da appello Unicef, e gli anziani, secondo dati Istituto Supriore di Sanità, con significativo impatto negativo sulla cognitività», afferma Claudio Mencacci, presidente SINPF, Società Italiana di Neuropsicofarmacologia. «Aumenta la sofferenza, ma ancora pochi raggiungono rapidamente le cure appropriate. Il ritardo nella diagnosi, i trattamenti medici e/o psicoterapici non adeguati facilitano nel 40 per cento dei casi l’instaurarsi di una condizione di cronicità (prima malattia cronica in Europa) che impatta sulla qualità e quantità di vita. Solo un precoce e rapido approccio multidisciplinare potrà dare riposta ai tanti bisogni insoddisfatti. Le Raccomandazioni nazionali che vengono ora condivise sono uno strumento importante per una presa in carico appropriata e omogenea sul territorio dei pazienti con depressione».

«Non poteva esserci momento migliore per diffondere il documento Raccomandazioni sulla depressione elaborato e condiviso da operatori sanitari, sociali e dalle associazioni dei cittadini coordinati da Fondazione Onda», commenta Ovidio Brignoli, vicepresidente Simg, Società italiana di Medicina generale e delle cure primarie. «La patologia psichiatrica e in particolare l’ansia e la depressione sono la principale causa di accesso al medico di medicina generale da qualche anno. Durante e dopo la pandemia la situazione si è ulteriormente aggravata e diffusa non solo alle persone anziane che già abitualmente frequentano gli studi dei medici di famiglia, ma ha coinvolto giovani adulti e adolescenti. È quindi estremamente utile diffondere e condividere un documento di consenso che allerti gli operatori sanitari e fornisca loro utili suggerimenti per la presa in carico delle persone con depressione. La partecipazione di figure diverse inoltre vuole ricordare la necessità di intervenire sulle persone con depressione con un approccio integrato che sia efficace ed efficiente pur rispettando le attese di pazienti».

«La depressione è una patologia pesantemente invalidante peggiorata durante il lockdown: i pazienti non vengono presi in carico in maniera uniforme sul territorio nazionale per carenza di medici e di fondi», conclude Massimo Di Giannantonio, Presidente Sip, Società Italiana di Psichiatria. «Per questo le Raccomandazioni per una presa in carico precoce e uniforme del paziente con depressione realizzate da Fondazione Onda con il patrocinio della Sip, costituiscono un punto di riflessione e di ripartenza per assicurare un’uniformità di assistenza nazionale. Obiettivi prioritari devono quindi diventare la diagnosi precoce, la lotta contro l’interruzione precoce del trattamento, la recovery come golden standard delle terapie intraprese».

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