Laser e «imaging hi-tech» salvano la salute dell’occhio

Oculistica. L’avvento di nuove tecniche di immagini e di laser sempre più sofisticati permette di trattare le principali cause della disabilità visiva.

Dall’inizio degli anni ’70 lo sviluppo delle tecnologie laser, grazie a nuove possibilità diagnostiche e terapeutiche, ha migliorato la prognosi visiva di pazienti prima incurabili . Ma non solo: in campo oculistico, l’avvento di nuove tecniche di imaging ad altissima risoluzione (Tomografia Ottica Coerente – Oct - e Oct Angiografia) in associazione al laser ha permesso di dare un nuovo impulso al trattamento di quelle che oggi sono le principali cause di disabilità visiva, ovvero degenerazione maculare legata all’età, la retinopatia diabetica con l’edema maculare diabetico e le patologie vascolari retiniche occlusive che nell’insieme colpiscono circa il 20% della popolazione.

Laser giallo

Per il trattamento delle patologie retiniche si utilizza un laser con lunghezza d’onda nello spettro del giallo (577 nm) e per questo comunemente chiamato laser giallo. «Può essere utilizzato in modalità “classica” o “micropulsata” - spiega la dottoressa Paola Salvetti, responsabile del Polo oculistico del Centro di Radiologia e Fisioterapia di Gorle -. Con la modalità classica si possono effettuare tutti i trattamenti che venivano effettuati con il laser Argon (fino a qualche anno fa il laser più diffuso per i trattamenti retinici) e dunque fotocoagulazione periferica per le retinopatie diabetiche, trabeculoplastica in caso di glaucomama anche riparazione di rotture o lacerazioni retiniche che sono invece frequenti nelle persone miopi. La cosiddetta funzione “micropulsata” permette invece di non creare un danno termico, e quindi una cicatrice, alle cellule che vengono trattate ma piuttosto una sorta di “reset” delle cellule retiniche che riprendono a funzionare in maniera fisiologica. Questa tecnologia consente anche il trattamento della zona “nobile” della retina (la macula) senza arrecare danni permanenti. In diversi casi il trattamento micropulsato, associato alle iniezioni intravitreali, può ridurre significativamente il numero delle iniezioni».

I risultati del laser giallo micro pulsato si osservano dopo un intervallo di almeno tre mesi e richiedono più tempo di quanto non si osservi dopo trattamento con laser tradizionale. «Per alcune forme di maculopatia le iniezioni intravitreali rimangono il gold standard, per altre forme in cui si hanno determinate lesioni foveali il laser micropulsato è una valida alternativa – prosegue la dott.ssa Salvetti -. La funzione micropulsata è indicata anche per la trabeculoplastica laser, un trattamento utilizzato nella cura del glaucoma ad angolo aperto Solo un oculista esperto di patologie retiniche, dopo una visita attenta e tutti gli esami del caso come OCT ed eventualmente angiografia retinica saprà consigliarvi quale sia la modalità di trattamento migliore. Ogni paziente va considerato nella sua globalità, il che include anche la valutazione di quale sia la rete di supporto familiare e la possibilità di presentarsi a visite di controllo più o meno frequenti: non sempre esiste un trattamento migliore in assoluto, nella grande maggioranza dei casi esiste il trattamento migliore per lo specifico paziente che si ha di fronte».

Per la cataratta

La tecnologia laser viene in aiuto anche per curare la cataratta secondaria o «seconda cataratta»: un disturbo che si verifica in percentuali tra il 20 e il 50% dei pazienti operati in un intervallo compreso tra i 2 e i 5 anni successivi alla chirurgia. «Quando il cristallino viene sostituito dalla lente artificiale possono esserci dei residui microscopici di cellule epiteliali della lente che rimangono nell’occhio e che con il tempo proliferano creando una sorta di velo dietro la lente artificiale – prosegue la dott.ssa Salvetti -. I pazienti più a rischio per lo sviluppo di questo problema sono i diabetici, coloro che soffrono di uveiti o retinite pigmentosa e chi ha avuto una cataratta traumatica».

Yag laser

In caso di cataratta secondaria si può intervenire con una tecnica specifica: la capsulotomia con lo Yag laser. Il trattamento è veloce, sicuro ed efficace come conferma la dott.ssa Salvetti: «Utilizzando lo Yag laser si fora la capsula posteriore divenuta opaca, creando una via di passaggio per la luce: in tal modo si può eliminare l’appannamento visivo e si esegue una “pulizia” del cristallino artificiale. Il trattamento è rapido e dura pochi minuti. Non c’è bisogno di alcun ricovero, è una procedura ambulatoriale e un solo trattamento è sufficiente. Anche i tempi di recupero sono molto brevi.

Lo Yag laser è indicato anche per il glaucoma da chiusura d’angolo (anche detto ad angolo stretto) che colpisce soprattutto gli anziani o gli ipermetropi elevati. «Lo scopo è creare un piccolo forellino nell’iride periferica che svolge la funzione di una valvola di sfogo per il passaggio di liquidi tra la camera anteriore e quella posteriore dell’occhio, in modo da impedire il meccanismo di blocco tra pupilla e cristallino alla base della patologia – conclude la dott.ssa Salvetti -. Un’altra indicazione all’iridotomia Yag laser è la sindrome da dispersione pigmentaria e il glaucoma pigmentario. Il trattamento è in genere risolutivo ed è raccomandato solo in quei pazienti con questo tipo di predisposizione anatomica».

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