Le diverse vie per affrontare il tumore del fegato

Oncologia Trapianti e terapie: l’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo è all’avanguardia.

Le nuove diagnosi attese di tumore del fegato sono circa 13.000 ogni anno in Italia. Per ciascun paziente, a scegliere tra uno dei diversi approcci terapeutici esistenti deve essere un team di specialisti esperti nella gestione delle patologie epatiche. Affidarsi a un centro trapiantologico con elevata esperienza per la cura del tumore del fegato e nel trattamento dell’insufficienza epatica può rivelarsi la scelta più adeguata.

L’Ospedale Papa Giovanni XXIII offre tutte le opportunità diagnostico-terapeutiche per l’approccio all’epatocarcinoma. Con oltre 20 anni di esperienza, quello di Bergamo è tra i primi centri in Italia per numero di trapianti di fegato effettuati ogni anno. Sono più di 2.000 le visite ambulatoriali annuali effettuate per pazienti con malattie epatiche avanzate e/o epatocarcinoma e per il follow up. Negli anni si sono evolute e raffinate le metodiche chirurgiche del team della Chirurgia 3 diretta dal prof. Michele Colledan.

Di pari passo si è consolidata l’esperienza medica nella gestione dei pazienti complessi a livello epatologico da parte della Gastroenterologia 1 diretta dal prof. Stefano Fagiuoli e di altre Unità coinvolte, quale la Anestesia e Rianimazione 3, diretta da Fabrizio Fabretti, che gestisce i pazienti con insufficienza epatica in fase peri-operatoria. Le parole d’ordine sono «appropriatezza clinica» e «sicurezza per il paziente». Per ciascun singolo caso viene individuato il percorso che garantisce le maggiori possibilità di successo. Sono una ventina gli specialisti, dal medico epatologo, al chirurgo, al radiologo interventista, che settimanalmente si riuniscono nel team multidisciplinare per valutare, studiare e preparare l’adeguato trattamento terapeutico.

Il medico oncologo viene coinvolto nelle fasi più avanzate della neoplasia, se si rende necessaria la somministrazione di chemioterapie sistemiche. Qui sono disponibili tutti i farmaci, unitamente a protocolli di studio sperimentali per i casi più delicati. La chirurgia è l’unica forma di terapia che possa offrire una possibilità di guarigione completa. Tuttavia è praticabile solo in una minoranza di pazienti. Il trattamento chirurgico può essere costituito, a seconda dei casi, da una asportazione parziale (chirurgia resettiva) oppure dalla asportazione totale con conseguente trapianto di fegato. La chirurgia resettiva è una valida opzione in circa un caso su dieci degli epatocarcinomi diagnosticati. Un’accurata selezione dei pazienti operabili riduce il rischio in sala chirurgica e nel post-operatorio. In fase preoperatoria, il team multidisciplinare approfondisce il caso con gli anatomopatologi per una valutazione approfondita della biopsia e con speciali tecniche di misurazione radiologiche in 3D per lo studio volumetrico dell’organo.

L’equipe chirurgica del Papa Giovanni fa ricorso sia alle tradizionali tecniche chirurgiche, sia a quelle laparoscopiche mininvasive. In vista della resezione chirurgica, il fegato può essere trattato con procedure che ne aumentino il volume o ne ottimizzino, se possibile, la funzione. Pur con diversi limiti, legati alla disponibilità di organi e alla platea dei pazienti candidabili, il trapianto rimane sempre l’opzione potenzialmente più efficace, che va sempre esplorata, laddove praticabile, per creare l’opportunità di offrire ai pazienti candidabili il miglior approccio possibile. Nei casi in cui l’intervento chirurgico non si riveli l’indicazione più adeguata al caso specifico, la Radiologia sotto la direzione di Sandro Sironi, può proporre metodiche alternative. La sezione di Radiologia Interventistica coordinata da Paolo Marra esegue procedure di chemioembolizzazione e di radioembolizzazione con finalità terapeutiche. Negli anni questa disciplina si è consolidata, grazie alla pratica accumulata con la gestione del paziente trapiantato di fegato, con l’obiettivo di scongiurare la disfunzione e la perdita dell’organo trapiantato o sottoposto a intervento resettivo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA