Penne e patch pumph: nuove tecnologie nella cura del diabete

PASSI DA GIGANTE. L’insulina è un ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas e ha il compito di ridurre i livelli di glucosio nel sangue (glicemia).

Un’irregolarità nella sua produzione causa il diabete di tipo 1 mentre il suo cattivo utilizzo il diabete di tipo 2, malattia legata ad ereditarietà, alimentazione e stile di vita. Parliamo del diabete che colpisce circa 500 milioni di persone di cui 3 milioni e mezzo vivono in Italia.

La composizione chimica dell’insulina, inizialmente estratta dal pancreas animale (bovino o suino), è stata identificata negli anni ’20 del ‘900. La ricerca ha poi portato al perfezionamento nella formulazione e nei dispositivi di somministrazione della terapia insulinica, permettendo oggi di salvare la vita a milioni di persone in maniera più personalizzata, precisa e sicura.

«Nel 1980 è stata introdotta la prima insulina umana “sintetica” – spiega la dottoressa Nazarena Betella, specialista in Endocrinologia e in Malattie del metabolismo di Humanitas Gavazzeni di Bergamo –; da lì in poi l’evoluzione di questo prezioso medicinale non si è più fermata e sono state messe a punto l’insulina ad azione rapida e ultra-rapida, ad azione prolungata e le pre-miscelate con combinazione fissa delle precedenti. Infine, grazie alla scoperta di nuove molecole insulino-sensibilizzanti, sono state create penne precostituite di insulina e analogo recettoriale del glp1 che permettono una stabilizzazione migliore della glicemia».

Passi da giganti sono stati fatti anche nei dispositivi di somministrazione. «Da ago e siringa si è passati alle penne preriempite, più facili da usare e più precise nell’erogazione della dose. Ma oggi le persone con diabete hanno a disposizione i microinfusori, che consentono il raggiungimento di un controllo glicemico più accurato e in “tempo reale”, riducendo il fabbisogno giornaliero di insulina – dice la dottoressa Betella -: sono dotati di una pompa insulinica elettronica costituita da un serbatoio precaricato con insulina collegato a un catetere di plastica flessibile, inserito sottocute in genere a livello dell’addome o dei glutei. Il paziente deve preoccuparsi di sostituire il catetere e il serbatoio dell’insulina in media ogni 2-3 giorni. Le pompe insuliniche possono essere impostate per rilasciare la quantità di medicinale desiderata in base alle esigenze di ogni singolo paziente dopo essere state azionate manualmente o, in alcuni modelli, anche in modo automatico».

I microinfusori offrono una maggiore flessibilità di controllo della glicemia, possono ridurre il fabbisogno insulinico ed evitare il fastidioso vincolo delle iniezioni multiple giornaliere. Il loro utilizzo però richiede una «mini formazione» al paziente per assicurare un corretto utilizzo del dispositivo. «In alternativa ci sono le patch pump che, a differenza del microinfusore, non sono dotate di un catetere visibile e funzionano come un piccolo cerotto usa e getta applicato sulla pelle, al cui interno è posizionata la cartuccia contenente l’insulina la cui erogazione viene regolata tramite un dispositivo elettronico» aggiunge la specialista. Di questo e altro si parlerà sabato 2 marzo al Centro Congressi di Bergamo in un convegno dal titolo «Farmaci innovativi: giocarseli bene per vincere la partita» di cui la dottoressa Betella è responsabile scientifico, organizzato da Humanitas Gavazzeni

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