Sono sempre di più le armi per combattere i tumori

Oncologia De Pas: «Immunoterapia e terapia “target” hanno cambiato la prognosi di molti tipi di cancro».

Nonostante negli anni si assista a un progressivo aumento dell’incidenza dei tumori, maggiore è diventata la probabilità di guarigione. Questo grazie alla ricerca scientifica che ha portato dal laboratorio alla pratica clinica nuove cure di grande efficacia. Ne parliamo con Tommaso Martino De Pas, nuovo responsabile dell’oncologia di Humanitas Gavazzeni. Ventotto anni di esperienza all’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano dove, a soli 29 anni, ha contribuito a fondare l’oncologia medica, ed ora guida dell’oncologia dell’ospedale bergamasco. Con lui una squadra che arriva parimenti dallo IEO, composta dai colleghi Chiara Catania, Fabio Conforti, Laura Pala, Daniele Laszlo.

Dottor De Pas, cosa offrirà la nuova realtà oncologica di Humanitas Gavazzeni al territorio bergamasco?

«Un ampio gruppo di specialisti di diverse età, storia ed esperienza, uniti per creare una realtà nella quale tutti noi crediamo fortemente: offrire quanto di nuovo e innovativo possa aiutare le persone nella cura dei tumori con la massima attenzione ai bisogni ed alle richieste di ciascuno».

Questo gruppo comprende nomi di punta…

«Sì, nei miei 28 anni di esperienza ho creato gruppi di lavoro, contribuito alla scoperta di

nuove cure, pubblicato oltre 200 lavori di rilievo internazionale. Lo stesso gli altri miei colleghi, attivi in alcuni tra i gruppi oncologici più rinomati a livello nazionale e internazionale, apripista di nuove linee di ricerca e firmatari di alcune delle pubblicazioni più importanti. Oltre a questo, ci tengo a dirlo, tutti noi abbiamo avuto la fortuna di crescere con mentori come Umberto Veronesi ed Aron Goldhirsch, che - oltre al rigore clinico - ci hanno passato un messaggio fondamentale, radicato nel nostro agire quotidiano: tutta la nostra conoscenza è al servizio della persona che viene a chiederci aiuto».

Un’oncologia di respiro internazionale, senza dimenticare il locale…

«Certamente. L’esperienza internazionale non deve mai staccarsi dal radicamento con il proprio territorio. Una qualità che ho già trovato in Humanitas Gavazzeni: una profonda conoscenza della realtà locale che si unisce alla capacità di offrire soluzioni nei momenti più complessi e difficili della malattia».

Quali saranno le patologie oncologiche di cui vi occuperete?

«I tumori toracici, mammari, del tratto gastroenterico e genito-urinario, i melanomi e gli altri tumori cutanei, i sarcomi delle parti molli che verranno trattati con la garanzia di un continuo aggiornamento sui progressi di cura».

Ha parlato di nuove terapie: quali?

«L’immunoterapia, una cura capace di togliere il freno al nostro sistema immunitario. Sarà quest’ultimo, quindi in ultima analisi saremo noi stessi, l’artefice della regressione del tumore; la terapia “target”, farmaci spesso a somministrazione orale capaci di “spegnere l’interruttore” che stimola la crescita tumorale, ottenendo regressioni immediate, massive e durature. Molti tumori hanno radicalmente cambiato la propria prognosi grazie a queste terapie».

Qual è il suo obiettivo?

«Offrire un’oncologia sempre aggiornata, di ampio respiro, attenta alle persone, radicata nel territorio, che offra - grazie alle proprie collaborazioni nazionali ed internazionali - una condivisione delle decisioni più complesse con i maggiori specialisti, così da non rendere più necessario alle persone malate dover chiedere ulteriori consulti in giro per il mondo».

Come?

«Sono bastati pochi giorni per convincermi che otterremo presto tutto questo grazie allo straordinario tessuto già presente in Humanitas Gavazzeni. Un personale infermieristico, una ricchezza di specialisti di primo livello nelle discipline oncologiche, chirurgiche, radioterapiche, una cardiologia e cardiochirurgia che mi hanno lasciato a bocca aperta e un day hospital straordinariamente efficace ed accogliente. E sono appena arrivato!».

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