«Esempio di altruismo e gioia»: tantissimi amici per l’ultimo saluto a Barbara, morta di malore a 46 anni

Il funerale. Il parroco monsignor Norberto Donghi ha voluto ricordare la generosità della mamma morta durante il turno di lavoro. L’addio nella mattinata di sabato 12 novembre a Castel Cerreto.

«Oggi non è solo la vostra famiglia a essere nel lutto ma tutta la comunità di Castel Cerreto che, proprio come una famiglia, si stringe intorno a voi»: monsignor Norberto Donghi ha fatto sentire tutto il calore e l’affetto della comunità di Treviglio e della frazione di Castel Cerreto per Barbara Manenti e i suoi famigliari riuniti nella mattinata di sabato 12 novembre insieme a moltissimi amici e parenti nella chiesetta della frazione trevigliese per celebrare il funerale della mamma di 46 anni morta per malore mercoledì scorso mentre lavorava come operaia alla ditta «Ral Gom Italia» di via Isser.

Il feretro in chiesa trasportato dagli amici

Intorno alle 10 il feretro di Barbara Manenti è stato portato in chiesa a spalla dagli amici che sono partiti dall’abitazione dei genitori in via Castel Cerreto. Tantissime le persone che hanno ascoltato la cerimonia dal sagrato poiché la chiesa era piena. Presente tra gli altri il Nucleo sommozzatori di Treviglio, in segno di vicinanza a uno dei suoi componenti, Luigi, papà di Barbara. In chiesa il marito Paolo Belloni e la figlia 21enne Megan, con i quali Barbara abitava a Castel Cerreto. Presenti anche il papà Luigi, volontario del Nucleo sommozzatori di Treviglio, la mamma Nucci e il fratello Eros e la sorella Pamela . Al termine della celebrazione il feretro è stato posizionato su degli stalli fuori dalla chiesa per permettere a chi era fuori di rivolgere un ultimo saluto a Barbara. In cielo sono stati liberati palloncini bianchi e rossi a forma di cuore sulle note di «Tu sei» di Eros Ramazzotti.

«Una donna positiva e altruista»

«I familiari mi hanno raccontato che Barbara era una donna molto positiva e la aveva la capacità di tessere relazioni con una certa facilità - ha proseguito il parroco di Treviglio –. Vorrei raccogliere le testimonianze di chi ha detto che nelle cose che Barbara faceva ci metteva il cuore: sul lavoro o nelle iniziative come l’associazione “Cerreto nel pallone”. Che bello sentire che qualcuno non si accontenta di fare le cose ma che, anzi, le fa mettendoci il cuore, e senza tirarsi indietro». Barbara era una delle colonne della locale associazione «Cerreto nel pallone», della quale è presidente Giovanni Ventura.

Leggi anche

Il dono di Barbara

Barbara si è spenta mercoledì scorso all’ospedale «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo, dopo essere stata colpita da un malore lunedì pomeriggio (7 novembre) mentre lavorava all’interno della ditta di cui era dipendente da tanto tempo. La donna non si era più ripresa dopo il malore e le speranze che potesse farcela erano legate a un filo sottilissimo, che si è spezzato. Speranze di vita che, invece, ora accompagneranno coloro in attesa di trapianto, ai quali andranno gli organi di Barbara, che i familiari hanno consentito di far prelevare, anche perché la donazione era una specifica volontà della stessa Barbara.

«È testimonianza che persino nella morte possiamo pensare agli altri - ha ricordato monsignor Donghi a proposito del consenso di Barbara al prelievo degli organi -. Da cristiano, da prete è ciò che più ci avvicina a Gesù, che diede il suo corpo affinchè noi avessimo la vita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA