Nelle balenottere del Mediterraneo inquinanti,farmaci e nicotina

(ANSA) - ROMA, 29 GIU - Le balenottere comuni del Mediterraneo presentano concentrazioni di inquinanti di vecchia generazione come i policlorobifenili (PCB), plastificanti, e sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), ma anche tracce di farmaci e sostanze legate allo stile di vita (ad esempio paracetamolo, diclofenac, nicotina, filtri UV) e di altre sostanze mai precedentemente riportate nei cetacei.
E' quando ha rilevato uno studio pubblicato da M. Cristina Fossi Professore ordinario di Ecologia ed Ecotossicologia - Università degli studi di Siena, sulla rivista Environmental Science & Technology. Lo studio ha confrontato i dati rilevati con biopsie cutanee prelevate in modo non letale alle balenottere mediterranee e a quelle del Mare di Cortez (Messico).
"Durante questa ricerca è stata applicata per la prima volta la tecnica dell'esposoma sui cetacei - spiega Fossi - ovvero la caratterizzazione del complesso cocktail di sostanze chimiche a cui sono esposti questi organismi durante l'intera durata della loro vita. I risultati ottenuti, costituiscono un serio campanello d'allarme riguardo alla presenza e diffusione di contaminanti emergenti, come farmaci (21 molecole come ad esempio paracetamolo, diclofenac) filtri UV, additivi plastici (ftalati) e sostanze d'abuso (come la nicotina), in una specie di cetacei che vive tipicamente a miglia di distanza dalle coste, e più in generale denunciano l'enorme diffusione di queste molecole nei nostri mari ed oceani. Riteniamo inoltre che questo studio rappresenti un contributo metodologico estremamente innovativo per lo studio e la conservazione di queste specie iconiche, sentinelle dello stato di salute dei nostri mari, su scala globale. Ci auguriamo che questo studio, svolto nell'ambito del progetto Plastic Busters MPAs e delle attività del National Biodiversity Future Center, possa guidare le future ricerche nel settore della conservazione e della salvaguardia dell'ambiente marino Mediterraneo soprattutto riguardo la diffusione di questi contaminanti Emergenti come ad esempio nel progetto MIRAMAR (Interreg Euro-Med coordinato da l'Università di Siena)". (ANSA).

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