Caldo, afa e siccità: in montagna scatta l’allarme zecche, i consigli per proteggersi

Orobie Aumentano le segnalazioni di una presenza diffusa, in Val Brembana, Val Cavallina e Val Seriana. Il Cai: fenomeno in crescita, situazione preoccupante.

A favorirne la proliferazione sarebbero il caldo anomalo e l’afa. Solitamente presenti soprattutto in primavera e in autunno, quest’anno stanno infestando diverse zone delle Orobie. Sono le zecche, aracnidi il cui morso per le persone può essere anche molto pericoloso. Segnalazioni della loro presenza e di escursionisti morsi arrivano un po’ da tutta la fascia media delle Orobie, ma anche da quote più alte. Dalla Valle Brembana, zona Brembilla, San Pellegrino e San Giovanni Bianco in particolare, quindi in Val Cavallina e anche in Presolana, solo per citare alcune località. La conferma del proliferare di questo parassita - in significativo aumento in questa stagione - arriva anche dal Cai, visto che i soggetti più a rischio sono proprio gli escursionisti che frequentano sentieri e boschi delle Orobie.

Rischio infezioni

Spiega Giancelso Agazzi, segretario della Commissione medica del Cai di Bergamo: «A favorirne l’aumento sono stati probabilmente caldo e afa - spiega - e ci sono zone delle Alpi dove è vero allarme, in particolare nel Triveneto: qui le zecche possono anche portare alla Tbe (meningoencefalite). E ci sono stati diversi accessi al pronto soccorso». «Da noi - continua il responsabile Cai - invece, possono provocare la malattia di Lyme, conosciuta anche come Borelliosi, malattia comunque curabile». L’infezione, di origine batterica, colpisce prevalentemente la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni. Può manifestarsi anche con sintomi gravi e persistenti, specifica l’Istituto superiore di sanità. «Il fenomeno è in aumento - continua Agazzi -. Anche noi abbiamo avuto segnalazioni dalla zona della Val Cavallina e dalla Val Seriana, in Presolana. E pare che ora si trovi anche a quote più elevate rispetto al solito».

In Valle Brembana la zona che pare più colpita è la fascia da Brembilla (qualche climber ha segnalato anche la parete del Coren), quindi il monte Zucco di San Pellegrino e la zona tra Val Taleggio e San Giovanni Bianco, sui monti Foldone, Cancervo e Sornadello. Anche qui la conferma arriva dal Cai, per voce del vicepresidente regionale Andrea Carminati di Brembilla: «La zona interessata dovrebbe essere quella della media valle, siamo preoccupati per la diffusione sempre maggiore».

I consigli

Qualche consiglio su come prevenire? «Quando andiamo in montagna - spiega Agazzi - meglio stare in centro al sentiero e non vicino all’erba, occorre andare il più possibile coperti, quindi, una volta tornati a casa, magari fare qualche controllo sulle zone del corpo più a rischio: il morso della zecca è indolore e non sempre ci si accorge. Collo, testa, ascelle, inguine sono le zone più colpite. In genere si ha arrossamento della zona interessata. Per circa un mese successivo occorre verificare che non ci siano sintomi o febbre»

Tra i consigli diffusi dal Cai anche quello di controllare zaini, borse e animali al termine dell’escursione. E se trovo una zecca, cosa devo fare? «Occorre rimuovere la zecca subito, ma con calma, cercando di non danneggiarla. Basta una pinzetta: applicala il più vicino possibile all’attacco della zecca sulla pelle, tira dolcemente ma decisamente, imprimendo un leggero movimento di rotazione. Dopo ricordati di disinfettare la parte».

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