Fuggiti dalla guerra in Ucraina: Bracca apre le porte a una famiglia con 9 figli

Solidarietà Il viaggio di Andriy e la sua famiglia è iniziato il primo giorno del conflitto: felici di aver trovato nuovi amici.

«È bello e ci troviamo bene a Bracca. Ma è difficile vivere qui e sapere che in casa nostra c’è una guerra di cui sentiamo parlare ogni giorno dai nostri parenti rimasti lassù». Andriy Knyzhnyk, 36 anni, ucraino, pastore della Chiesa Battista, mastica poco l’inglese e quasi per nulla l’italiano, ma le sue parole toccano il cuore. «Molte città sono state quasi completamente distrutte, i civili muoiono, molte persone sono rimaste senza un tetto e in molte città le infrastrutture sono completamente distrutte. A Okhtyrka, ad esempio, che si trova a circa 30 km da dove abitavamo noi, i russi hanno distrutto la centrale elettrica e la città è al buio e al freddo».

«A Okhtyrka, ad esempio, che si trova a circa 30 km da dove abitavamo noi, i russi hanno distrutto la centrale elettrica e la città è al buio e al freddo».

Ormai chi è rimasto in Ucraina vive una situazione estremamente difficile. Andriy è riuscito fortunatamente a scappare subito, non senza rischi, visto che viene dall’Ucraina centrale: viveva al confine tra le regioni di Poltava e Sumy (a pochi chilometri dal confine con la Russia). «Sin dal primo giorno di guerra – racconta –, abbiamo sentito forti esplosioni. Così il giorno dopo l’inizio del conflitto io e mia moglie Alla (33 anni) abbiamo deciso di prendere i nostri 9 figli, 3 nati dal nostro matrimonio e 6 di cui abbiamo la tutela, e partire per l’Occidente, non sapendo dove saremmo andati. È stato difficile lasciare il nostro Paese, anche perché le strade principali erano sotto tiro ed è stato quindi anche pericoloso».

La fuga lungo il confine con la Romania

Fortunatamente Andriy e la sua famiglia sono riusciti a varcare il confine in Romania e poi ad arrivare in Italia, a Bergamo, il 10 marzo. «Eravamo già stati a Bergamo – continua –, perché in passato avevamo portato nostro figlio al Papa Giovanni XXIII per essere curato. Quando siamo arrivati, ormai oltre 10 giorni fa, dopo giorni di viaggio, abbiamo trovato alloggio a Bracca. Dove poi siamo stati raggiunti anche dalle due sorelle di mia moglie, una non sposata e l’altra con i suoi due figli. Siamo felici di aver trovato nuovi amici in Italia che ci aiutano tanto».

L’accoglienza della comunità di Bracca

«L’accoglienza della famiglia di Andriy, che in totale conta 15 persone – spiega don Roberto Falconi, amministratore parrocchiale di Bracca – è stata organizzata come Unità Pastorale della Bassa Val Serina (che comprende le parrocchie dei Comuni Algua, Bracca e Costa Serina). L’iniziativa è partita dalle comunità stesse e dopo aver dato disponibilità di una nostra struttura alla Caritas ci è stato chiesto di accogliere queste persone». I rifugiati sono ospitati in una casa annessa alla chiesa di Sant’Antonio usata di solito per l’accoglienza di gruppi numerosi. «La parte più difficile – conclude don Falconi – è comunicare con loro, ma ci aiutano una badante ucraina e un signore russo».

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