Gelo in montagna, il Soccorso alpino invita alla prudenza

Un invito ad aver maggior prudenza e migliore preparazione (dell’itinerario, dell’attrezzatura e del vestiario) quando si decide di fare un’escursione in montagna. È quello lanciato dal Soccorso alpino, dopo l’ennesimo intervento, sabato nella zona del canalino Ca’ Bianca e Creste del Madonnino, sopra Carona, e un altro concluso in piena notte in Val Taleggio.

«Piuttosto chiedete informazioni a rifugisti, al Cai o alle guide alpine, tutte persone informate ed esperte, che possono dare i giusti consigli e sciogliere dubbi – spiega Marco Astori, a capo della sesta delegazione orobica del Soccorso alpino –. Bisogna sempre studiare prima il percorso, anche se non è nuovo, e seguirlo senza fare cambi di programma non comunicati, verificare l’orario del tramonto e il clima in zona, e organizzarsi di conseguenza anche avvisando i famigliari; portarsi sempre una torcia frontale, attrezzatura adatta anche a condizioni di terreno innevato o ghiacciato e indumenti consoni a una giornata di sole così come a una discesa con temperature sotto lo zero. Fare insomma una valutazione accurata. Ricordiamoci che è vero che abbiamo un servizio di soccorso che garantisce sempre l’intervento, ma il soccorso in ambiente impervio ha i suoi tempi (non sempre può essere immediato) e in primis coinvolge tanti volontari (e altrettante famiglie alle spalle), la cui vita viene messa a rischio».

Il monito
Il monito del Soccorso alpino è nato a seguito dell’ennesimo intervento di soccorso richiesto venerdì da un escursionista in difficoltà in Val Taleggio, mentre rientrava da una gita al rifugio Gherardi. Le squadre di tecnici e Vigili del fuoco sono dovute intervenire verso le 22, su richiesta dei famigliari dell’uomo, preoccupati per il mancato rientro del parente. Protagonista, suo malgrado, un escursionista sessantenne residente nel Milanese: l’uomo era salito in giornata fino al rifugio Gherardi, che aveva lasciato verso le 17 per rientrare a casa. Il percorso principale però presentava tratti ghiacciati e allora l’uomo ha deciso di prendere un sentiero alternativo, che scendeva sempre verso valle. «Tutto questo, oltre alla difficoltà nei contatti dovute a un segnale telefonico molto debole, ha rallentato i tempi del rientro - spiega il Soccorso alpino in una nota stampa - e i familiari, preoccupati, hanno chiesto aiuto. La centrale ha quindi attivato il Soccorso alpino, VI Delegazione Orobica (una ventina i tecnici impegnati) e i Vigili del fuoco». Le squadre di soccorritori, dopo una breve ricerca, hanno però incontrato l’uomo, che nel frattempo era quasi arrivato al parcheggio. L’intervento si è concluso intorno all’una di notte.

Sempre sabato pomeriggio i soccorsi si sono attivati con una quindicina di tecnici della VI Orobica e con il decollo dell’elisoccorso di Areu da Caiolo (Sondrio), in assenza di situazioni di pericolo. Tre alpinisti avevano intrapreso una salita nella zona del canalino Ca’ Bianca e Creste del Madonnino; una persona del gruppo ha poi preferito procedere da sola e scendere verso Gromo. Quando gli altri due sono ridiscesi, dopo avere atteso per un po’ di tempo senza vederla, hanno provato a telefonare ma non sono riusciti a mettersi in contatto; allora si sono preoccupati e hanno deciso di chiamare il 112, poco prima delle 16.

La terza persona, in realtà, aveva a sua volta mandato un messaggio, che però non è arrivato. Dopo un’ora circa, la situazione si è chiarita, la persona è stata rintracciata e l’allarme è rientrato. «Quando si va in montagna, è meglio restare in gruppo – ammoniscono dal Soccorso alpino – e soprattutto non affidarsi esclusivamente alle comunicazioni via telefono».

© RIPRODUZIONE RISERVATA