Inseguito, fuggì e cadde in un dirupo
Tre a processo per la morte di «Bara»

Mamadou Liam Thiam, detto «Bara», senegalese di Almè, perse la vita a vent’anni la sera del 22 luglio 2017 a Ubiale Clanezzo. Davanti al giudice un carpentiere e una coppia di fidanzati, accusati di morte come conseguenza di altro reato.

Che cosa successe la sera del 22 luglio 2017 alla festa di Ubiale di Clanezzo? Come e perché morì Mamadou Liam Thiam, detto «Bara», 20 anni, senegalese di Almè, precipitato in un burrone dopo una corsa e una rincorsa forsennata di cento metri? Che ruolo e quali responsabilità ebbero nella morte di Bara un carpentiere cinquantaseienne di Ubiale e i due fidanzati – un giovane di 26 anni di Alzano e una coetanea di Sedrina – imputati a vario titolo per la morte del ragazzo senegalese?

A due anni dalla tragedia di Ubiale, la morte di Bara sarà oggetto di un processo, il 31 marzo 2020 davanti al giudice monocratico, dopo la decisione del gup Federica Gaudino di rinviare a giudizio il carpentiere di Ubiale e i due fidanzati. A dibattimento i tre risponderanno dell’accusa di morte come conseguenza di altro reato (violenza privata) dopo che il gup ha derubricato e riqualificato l’ipotesi di omicidio preterintenzionale originariamente contestato dal pm Fabio Pelosi con l’omissione di soccorso e l’interruzione di servizio di pubblica utilità.

Che cosa successe a Ubiale? Secondo l’accusa, Bara quella sera sarebbe stato rincorso in tempi, modi e per finalità diverse: il carpentiere lo avrebbe cercato in un primo momento per vendicare un litigio e una testata rifilata dalla vittima al figlio di un amico. Per «dargli una lezione» il carpentiere cerca Bara, il quale ne capisce le intenzioni, si rifugia sull’auto di un amico e poi fugge in direzione del cimitero. Nell’ipotesi accusatoria il carpentiere inizia a rincorrerlo e lungo la strada viene raggiunto da altre due persone, i due fidanzati, che stanno cercando il ventenne per altri motivi: affari legati allo spaccio o il portafogli della ragazza che la coppia ritiene sia finito nelle mani di Bara?

L’inseguimento diventa quindi una corsa a tre, fino a quando Bara scompare oltre il cimitero, scavalca il guardrail e, terrorizzato, cade nel dirupo, morendo sul colpo. Fino a dove arrivano i tre inseguitori e quali condotte mettono in atto dopo è uno degli aspetti meno chiari. Secondo la versione del carpentiere, lui si sarebbe fermato all’inizio del cimitero, a 70 metri dal punto di caduta, non avrebbe visto cadere Bara, ne avrebbe trovato e lanciato una scarpa senza però voler depistare le indagini. «Non c’è stato dolo, non c’è nesso causale perché il mio assistito interrompe la corsa, né omissione di soccorso: a dibattimento dimostreremo l’estraneità ai fatti», ha ribadito l’avvocato Eugenio Sarai, che assiste il carpentiere (ieri non è stato possibile contattare i legali degli altri due imputati).

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