Covid, il virologo Baldanti sui vaccini
«Proteggono anche dalla variante»

Il virologo dell’ospedale di Pavia che ha confermato la presenza della variante inglese nei tamponi «sospetti» di Trescore Balneario. «Il vaccino neutralizza anche questa mutazione».

La conferma del focolaio di variante inglese a Trescore Balneario è arrivata dal San Matteo di Pavia. È infatti il policlinico pavese a sequenziare i tamponi «sospetti» che arrivano dalla Bergamasca – gli ospedali orobici, nonostante si stiano attrezzando, non sono ancora pronti per il lavoro di sequenziamento – e a confermare l’eventuale positività alle mutazioni di Sars-CoV-2.

«Sì, stiamo seguendo noi il focolaio familiare di Trescore – conferma Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia molecolare dell’ospedale San Matteo di Pavia –. Un impegno che stiamo portando avanti coordinati da Ats Bergamo. Si sono tracciati i contatti della famiglia, e credo sia stato fatto un buon lavoro». Ma cosa si sa, di certo, di questa variante? Ed è confermato, come viene suggerito da più parti in queste ore, che colpisca soprattutto gli adolescenti? A rispondere è proprio Fausto Baldanti.

Professore, la variante inglese prende di mira soprattutto i ragazzi?

«In Inghilterra, dove questa mutazione ha iniziato a diffondersi la scorsa estate e dove è diventata dominante nel giro di pochi mesi, è stata documentata la presenza di questa variazione soprattutto in fasce d’età basse. Ma noi, in Italia, non abbiamo dati solidi a sostegno di questa tesi».

Eppure il focolaio di Corzano (139 casi), nel Bresciano, sembra sia partito dalle scuole, che il sindaco ha chiuso. E anche a Trescore sono coinvolti studenti.

«C’è da dire con molta onestà che le varianti le troviamo dove le cerchiamo. E gli studenti sono soggetti estremamente controllati. In ogni caso, non ci sono evidenze che questa variante provochi una malattia più severa in chi la contrae: è ormai acclarato si diffonda molto più rapidamente, ma non ci sono evidenze di aumenti di ricoveri né tantomeno di ricorso alla terapia intensiva. Poi è ovvio che più i contagi si ampliano, più sale anche la letalità: ma questo dipende dall’ampliamento della platea dei contagiati, non dalla specificità di questa variante».

E come ci si difende da queste mutazioni, esplose peraltro proprio nella fase iniziale della campagna di vaccinazione?

«Partendo dal presupposto che a volte le mutazioni giocano a nostro favore, perché rendono il virus più debole anziché più aggressivo, la strada giusta è quella del tracciamento e della sorveglianza. Cosa che i laboratori italiani stanno facendo. Noi, per esempio, stiamo seguendo il focolaio di Trescore e quello della Val Padana, in provincia di Crema, mentre gli Spedali Civili di Brescia stanno seguendo quello di Corzano. Ma, ripeto: ricordiamoci che i virus si modificano per tentare di adattarsi all’ospite. E cercano di trasformarsi nella maniera che più loro conviene: ossia facendo sì che possano convivere con l’ospite, senza causargli danni né sintomi. Un esempio su tutti: il virus della mononucleosi, che provoca la malattia in casi rarissimi. Ecco, Sars-CoV-2 potrebbe evolversi in una maniera simile, un po’ come il comune raffreddore. In ogni caso in questo momento dobbiamo mantenere alta l’attenzione, per sincerarci che le variazioni non incrementino l’aggressività del virus».

Rimane però da capire se i vaccini proteggeranno dalla variante inglese.

«Su questo fronte ci sono buone notizie. Noi al San Matteo abbiamo iniziato i test neutralizzanti per verificare se gli anticorpi prodotti da chi ha già ricevuto le due dosi di vaccino riescono a neutralizzare, appunto, la variante inglese. E la risposta è sì, ci riescono. Così come la neutralizza il siero di chi si è infettato ed è già guarito: altra buona notizia. Ora stiamo facendo questi test anche con le altre varianti del virus».

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