Albino piange Angelo, il «gigante buono» che ha lottato fino all’ultimo

IL LUTTO. Il ventenne Angelo Maffi è morto dopo un calvario di cinque anni. Il papà: «Aveva iniziato l’Università, già prenotate le vacanze in Croazia».

I suoi amici lo chiamavano «il gigante buono». Angelo Maffi, 20 anni, con il suo metro e 93, il sorriso che portava sempre sul volto e la voglia di vivere che sapeva trasmettere a chiunque, si faceva amare da tutti. E sabato 20 aprile, quando la sua salma è tornata dall’ospedale «Papa Giovanni» nella «sua» Albino, in poco tempo tantissime persone sono accorse per stringersi alla famiglia e ad accostarsi al loro dolore.

Papà Marino, conosciuto in paese perché gestisce una pizzeria, mamma Flavia e la sorella maggiore Giulia hanno accompagnato Angelo in un calvario lungo cinque anni. Dal primo linfoma – cinque anni fa, all’età di 15 anni – passando per la leucemia, i due trapianti, le 84 chemioterapie, i ricoveri, i pianti e quella voglia di vivere che in Angelo sembrava sempre avere la meglio. «Aveva già comprato la macchina, con i suoi soldi, anche se aveva fatto solo l’esame di teoria per la patente. E aveva già prenotato le vacanze della prossima estate: in Croazia, con sua sorella».

Marino ha lottato insieme al figlio, con la stessa voglia di vivere e la stessa convinzione che la malattia non avrebbe mai avuto la meglio. «Abbiamo vissuto per una decina d’anni in Australia, da quando Angelo aveva cinque anni, perché io ero andato a lavorare lì come cuoco – spiega riavvolgendo il nastro dei ricordi –. Angelo, così come la sorella Giulia, è cresciuto lì: in un ambiente multietnico, a contatto con persone di ogni parte del mondo».

Nel 2018 il ritorno ad Albino

Nel 2018 la famiglia Maffi è tornata a Vall’Alta di Albino. Angelo ha frequentato le superiori all’Istituto alberghiero di Nembro. E in questi anni ha coltivato sempre più la sua passione per lo sport.

«Si era creato una palestra in casa – ripresa Marino –. Aveva allestito una stanza di quattro metri per quattro con tutte le sue attrezzature. Era un salutista: era attento a quello che mangiava, non beveva e non fumava perché teneva molto alla sua salute».

Ma il rientro in Italia coincide anche con l’inizio di quel calvario che cambia la vita di Angelo. E della sua famiglia. «Aveva frequenti mal di pancia e ha avuto un dimagrimento veloce – racconta –. A quindici anni gli è stato diagnosticato un linfoma non hodgkin. L’hanno portato subito in Diagnostica e ha fatto cinque mesi di ospedale. Una situazione durissima, ma lui l’ha sempre presa bene. Era convinto di riuscire a superare tutte le difficoltà, lottava come un leone».

Angelo ha sempre avuto un fisico che spiccava sugli altri. «Quando è stato ricoverato la prima volta, era alto già un metro e 90. La prima notte ha dormito con i piedi fuori dal letto, poi gliel’hanno cambiato».

La leucemia tre anni dopo

Tre anni dopo arriva un altro colpo. Durissimo. «Il suo fisico era indebolito, probabilmente per le chemioterapie, ed è arrivata una leucemia. Ha fatto il primo trapianto di midollo, grazie a una persona compatibile al 100% che ancora oggi non conosciamo. Dopo un anno è stato necessario un altro trapianto, questa volta con il mio midollo, sembrava stesse andando tutto bene, sino a pochi giorni fa».

Nel mezzo Angelo ha sempre portato avanti i suoi impegni. «Ha studiato fino a diplomarsi. Nei periodi in cui era ricoverato faceva la scuola in ospedale. Ha preso la maturità con 93 ed è stata una grande soddisfazione».

E qui non si è fermato. «Ha iniziato l’Università, studiando Economia a Bergamo. Aveva scelto l’indirizzo in lingua inglese, perché lui si sentiva sempre più a suo agio con l’inglese, avendo fatto i primi anni di scuola in Australia».

Accanto alla scuola anche l’impegno nel lavoro. «Veniva spesso a darmi una mano in pizzeria – racconta ancora il papà Marino con la giusta dose di orgoglio –. Anche quando aveva solo 13mila globuli bianchi e si sentiva debole, insisteva per venire. Andava a casa presto, ma ci teneva a venire comunque al lavoro».

Angelo guardava al futuro, con la caparbietà di chi sa sognare in grande. «Dopo l’Università voleva andare a lavorare all’estero, sfruttando il fatto che conosceva bene l’inglese. Io sicuramente non l’avrei ostacolato». Negli ultimi giorni, però, è arrivato il colpo che il «gigante buono» non è riuscito a sconfiggere. «È subentrata un’infezione, che gli è entrata dall’orecchio. In 24 ore gli ha bruciato la testa».

Sabato nel tardo pomeriggio la salma di Angelo è stata portata dal «Papa Giovanni» di Bergamo, dove è deceduto, alla Casa del Commiato di Albino. Lunedì alle 15, nella parrocchia di San Giuliano, saranno celebrati i funerali.

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