Bimba sopravvissuta alla tragedia
I soccorritori: «Non trovavamo le parole»

Castione della Presolana, sconvolta la squadra che ha soccorso la coppia morta precipitando al Vareno. La figlia chiedeva: «Dov’è la mia mamma?». Il papà indossava i ramponi. Un precedente nel gennaio 2009.

«Dov’è la mia mamma?». E cosa si risponde alla domanda di una bambina che ha appena visto scivolare tra ghiaccio, rocce e alberi la mamma e il papà? Nulla, forse è lecito dire qualche innocente bugia, o provare a distrarla per portarla via il prima possibile da quel posto, cercando di trattenere le lacrime, per non farla spaventare. È quanto hanno cercato di fare anche i soccorritori domenica pomeriggio, lungo il sentiero che collega il colle Vareno al passo della Presolana, mentre aiutavano la figlia di Valeria Coletta e Fabrizio Martino Marchi, la coppia di milanesi morta dopo essere scivolata sul ghiaccio e aver fatto un volo di 400 metri, e i due amici con cui stavano trascorrendo una giornata in montagna.

I tecnici del Soccorso alpino, i vigili del fuoco, i volontari della Presolana, raccontano che un intervento così se lo ricorderanno per sempre. «Abbiamo raggiunto la bambina e la coppia di amici nel punto esatto da cui Valeria e Fabrizio erano caduti – ricorda Gianluca Dovina, volontario del Soccorso alpino della V delegazione della Valle Camonica – eravamo in tre tecnici: io e due volontari della stazione di Clusone. Loro si sono calati nel dirupo per raggiungere i genitori, mentre io sono rimasto vicino alla bambina e ai due amici. È stato pesante, neppure i due adulti si rendevano conto della gravità di quanto accaduto. Io avevo il compito di portarli via da lì, ma non volevano allontanarsi: la bambina mi diceva che voleva aspettare la sua mamma e il suo papà». Pausa, la voce del volontario si incrina. «Piano piano, parlandole, le ho spiegato che la mamma e il papà non riuscivano a risalire, che li stavano portando in elicottero in ospedale. Ho anche chiesto supporto, perché vedevo che da solo non ce l’avrei fatta».

Fabrizio e Valeria abitavano a Milano, lei impiegata in una società finanziaria, lui lavorava in un’azienda farmaceutica. Domenica insieme a una coppia di amici avevano raggiunto in auto il passo della Presolana e da lì si erano incamminati lungo il sentiero che porta al Vareno; avevano quindi oltrepassato la deviazione che conduce al famoso «Salto degli sposi». Con sé avevano un bob, forse per trascinare la bambina e per compiere qualche discesa una volta giunti in Vareno, ma quando avevano ormai percorso circa i quattro quinti del collegamento si sono trovati davanti un conoide valanghivo, un cumulo di neve sceso dal versante sovrastante che, lungo la strada, aveva formato una gobba di qualche metro, quattro o cinque al massimo, ma insidiosissima perché completamente ghiacciata. I soccorritori hanno rivelato un dettaglio importante: il papà della bambina indossava un paio di ramponi, essenziali per scavalcare senza pericoli il ghiaccio. È per questo che teneva in braccio la figlioletta: per proteggerla e metterla al sicuro per prima. Dietro di loro camminava Valeria, mentre i due amici erano rimasti indietro. All’improvviso la mamma è scivolata, il papà ha avuto la freddezza di mettere la piccola a terra e ha cercato di aiutare Valeria ma anche lui è scivolato: entrambi sono caduti e rotolati per 400 metri. In quello stesso canalone, il 24 gennaio 2009, aveva perso la vita un escursionista bresciano di 47 anni, anche lui tradito dal ghiaccio. Dal punto dell’incidente, posto a circa 1400 metri di quota, Soccorso alpino e vigili del fuoco sono riusciti a incamminarsi con la bambina e i due amici fino al Vareno. Qui c’era l’ambulanza dei Volontari della Presolana: «Abbiamo visto la bambina – raccontano – e i due amici: non si erano fatti nulla, ma non trovavamo parole quando la piccola ci chiedeva “quando arriva la mia mamma?”».

La bambina e gli amici della coppia sono stati accompagnati al passo per riprendere l’auto e da lì sono andati all’ospedale di Piario. Nella serata di domenica in Val Seriana sono quindi arrivati da Milano i nonni paterni, ai cui abbracci è stata consegnata la piccola. Valeria Coletta era invece originaria di Bari, da dove sono arrivati i genitori, la sorella e il cognato.

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